sabato 16 novembre 2013

L’agricoltura muore pugnalata dai finti amici, come Giulio Cesare.



L’agricoltura muore, come Giulio Cesare,  pugnalata dai finti amici. E’ la denuncia di Pietro Sabbioni, responsabile Area Fondiaria della Confederazione Italiana Agricoltori (Cia)  della Provincia di Bologna.

Ecco la sua preoccupata e amareggiata constatazione:  

L’agricoltura italiana continua a perdere terreno, minacciata costantemente dalla cementificazione selvaggia, che solo negli ultimi 20 anni ha divorato più di due milioni di ettari coltivati, dalla mancata manutenzione del suolo, dal degrado, dall’incuria ambientale, dall’abbandono delle zone collinari e montane dove è venuto meno il fondamentale presidio dell’agricoltore. I disastri provocati dal maltempo negli ultimi anni sono la prova tangibile.
A livello nazionale 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica, in poco meno di 10 anni l’agricoltura ha perso una superficie coltivabile di oltre 19 mila Kmq, un territorio pari all’intera regione Veneto.
Nel nostro paese manca una vera opera di prevenzione contro le calamità naturali. Negli ultimi 50 anni si sono spesi più di 200 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali. Sarebbe bastato destinare il 20 per cento di questa cifra ad opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane.
La prevenzione diventa quindi un mezzo efficace di contrasto a questo fenomeno.
Serve una rinnovata attenzione, occorre una politica che punti ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate, e che veda come attore principale l’agricoltore a tutela , presidio e manutenzione delle nostre zone.
L’abbandono delle zone collinari e montane, deve essere contrastato con normative più snelle e mirate ad agevolare l’attività agricola e la presenza delle persone sul posto, purtroppo anche oggi le Leggi di pianificazione Regionale, Provinciale, l’istituzione di Parchi, aree protette, vincoli paesaggistici, Piani Regolatori, a volte diventano un ostacolo insormontabile per agevolare la presenza dell’azienda agricola. Il fine che si propongono queste aree vincolate viene completamente ad essere annullato per i troppi vincoli che sono imposti ad una impresa agricola affinchè riesca a realizzare quel minimo di reddito che serve a rimanere in queste zone. Molte volte diventa impossibile ampliare i fabbricati rurali e strumentali alla attività agricola con la miopia che se una impresa si allarga depaupera il territorio. Occorre cambiare rotta, l’abbandono del territorio da parte dell’agricoltore è un danno per l’intera collettività, anche dal punto di vista economico, turistico, paesaggistico e soprattutto ambientale. Siamo molto vicini al punto di non ritorno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo su tutto ma aggiungerei anche come fattore che influisce negativamente sulla decisione di restare o andarsene, la presenza di animali selvatici favoriti da cacciatori-selecontrollori e aziende faunistico-venatorie,e anche i continui limiti operativi che vengono posti da parchi e siti di interesse comunitario(S.I.C.),si deve anche aggiungere la reale impossibilità di trovare ascolto presso ogni livello istituzionale circa le difficoltà che un agricoltore incontra nel suo mestiere, difficoltà che a volte si configurano come veri sopprusi atti solo ad espropriare il coltivatore della possibilità di vivere la montagna. Questo commento rimarra anonimo perchè è troppo alta la possibilità di rappresaglie.

Anonimo ha detto...

BRAVO sabbioni ..però è necessario che dopo una denuncia del genere lei faccia nome e cognome di questi falsi amici che ormai da tempo hanno accoltellato la montagna alle spalle.

Anonimo ha detto...

Il punto di non ritorno è stato superato da un pezzo e non a causa di falsi amici quali possono essere la politica ignorante e corrotta, l’industria deregolamentata e corruttrice, la burocrazia ottusa e parassita, la magistratura collusa, i media omertosi, i movimenti verdi finanziati dai grossi speculatori finanziari, i poteri religiosi che salameleccano a tutti. No, ci sono dei nemici veri e spietati ed il fatto che l’autore del pezzo nemmeno li conosca è conferma del punto di non ritorno ormai abbondantemente superato.

Giseppe bonantini ha detto...

Sono un VOLONTARIO DI PROTEZIONE CIVILE

APPROVO IN PIENO LO SCRITTO DI SABBIONI
OCCORRE PIÙ. PREVENZIONE IN MONTAGNA
SPERIAMO BENE IN FUTURO

Anonimo ha detto...

Sabbioni, bene quello che dici ma serve che la "Cia" combatta anche a livello politico perchè cambi qualche cosa, altrimenti sono solo belle parole al vento. Forza PIETRO SABBIONI presidente del consiglio, della regione, della provincia, del comune di Sasso Marconi...... Fatti non p.......
EVVIVA SABBIONI