martedì 6 dicembre 2022

Cinghiali, un problema sempre più irrisolto

 Che in tanti si erano impegnati a risolvere, ma era la solita manfrina. L’economia agricola della montagna e della collina è mortificata. Le razzie dei cinghiali sono protette, le produzioni agricole costrette all’abbandono

 

 Sono ormai decenni che il nostro territorio vede aumentare in misura eccessiva ed esponenziale l’espansione dei cinghiali. Il costo di questa ormai straripante presenza si traduce da troppo tempo in enormi danni arrecati all'agricoltura, in incidenti stradali troppo spesso mortali e che coinvolgono cittadini ignari, e nel rischio di diffusione della peste suina africana,” denuncia il consigliere regionale di Rete Civica, Marco Mastacchi (nella foto), in un’interrogazione. 

Con Delibere di Giunta e di Consiglio emanate dal 1994 al 1999, la provincia di Bologna aveva assunto impegni precisi per risolvere il problema. Impegni rimasti vuote parole sulla carta e a farne le spese è l’agricoltura dell'Appennino che continua ad essere tenuta sotto scacco dagli ungulati e a subirne, impotente, i danni.

Si è assistito nel tempo a diversi ed encomiabili tentativi da parte di alcuni imprenditori di creare opportunità di lavoro e di reddito nelle nostre zone: parliamo di coltivazione di grani antichi, o della mela 'rosa romana', prodotti biologici e coltivazioni di nicchia. Questi imprenditori vanno sostenuti e premiati. Chi è disposto ad investire nel nostro Appennino, deve trovare disponibilità e collaborazione e non deve essere mortificato e demotivato dalla burocrazia. Va tenuto in considerazione che la caccia, la pesca, i prodotti del sottobosco debbono essere 'parte rilevante dell’economia delle zone montane', così come stabilisce l’art.8 della legge 97 del 1994, che dopo quasi 30 anni rimane disatteso, mentre i proprietari dei terreni sono sovrani dei loro beni solo quando si tratta di pagare le tasse. Si dovrebbe cercare di evitare l’esodo della gente della montagna e dare la possibilità agli agricoltori di fare reddito con i propri terreni: solo con la loro insostituibile esperienza si può evitare il degrado del nostro Appennino.

Già da tempo la cittadinanza si è attivata con la raccolta di circa 10.000 firme per chiedere, a nome di agricoltori, proprietari dei terreni e semplici cittadini, di intervenire con provvedimenti volti a risolvere i diversi problemi ancora in essere. Non più tardi di questa estate le richieste sono state nuovamente presentate alla Regione Emilia-Romagna dal Comitato per la Montagna nella persona del suo Presidente, senza però ottenere alcuna risposta. Per risolvere il problema è necessaria la piena consapevolezza di tutti, occorre creare una collaborazione istituzionale a tutti i livelli, un impegno comune per valorizzare il nostro territorio".

Mastacchi interroga la Giunta sulle azioni che intende intraprendere nel breve periodo per risolvere il problema dell’eccessiva presenza di cinghiali nel nostro Appennino, considerando che non è solo un problema degli agricoltori, ma, a causa di una densità di fauna che spinge i selvatici a valle, di tutti i cittadini che si trovano nelle aree montane e non, oltre ad interessare la viabilità nei territori di pianura. Chiede inoltre se si preveda e in che modo, il coinvolgimento delle realtà territoriali del nostro Appennino come le associazioni agricole, i cacciatori e i sindaci dei territori coinvolti, per operare sinergicamente nella risoluzione del problema, considerate anche le difficoltà create dalla pandemia e dalla situazione economica, che ha portato alle stelle i costi delle materie prime mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono rimasti irrisori.


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