giovedì 4 agosto 2022

Conclusa la verifica fiscale su colosso moda online: maxi-accordo con il fisco per 12 milioni

Organizzava la vendita di capi, richiedendo provvigioni alla rete di negozi ma non aveva mai denunciato l'attività in Italia

 

La Guardia di Finanza di Bologna informa:

 

Sotto  la  direzione  della  Procura  della  Repubblica  di  Bologna,  si  sono  concluse  con  l’adesione  all’accertamento da  parte  del  contribuente  le  indagini,  condotte  dai  militari  del  Nucleo  di  polizia  economico-finanziaria  del  Comando  Provinciale  di  Bologna,  che  hanno  fatto  emergere  l’esistenza  e  l’operatività  in  Italia  della  stabile organizzazione  occulta  di  una  società  britannica  appartenente  a  un  noto  gruppo  multinazionale  operante  nel  settore dell’e-commerce del lusso.

Le investigazioni hanno preso le mosse dallo sviluppo di una complessa e articolata analisi di rischio condotta, in stretta sinergia con la Direzione Regionale Emilia Romagna dell’Agenzia delle Entrate, sui principali modelli di business dell’e-commerce.

È stato apprezzato, secondo la prospettazione investigativa, il radicamento “di fatto” della società in Italia sin dal  2011.

Il Gruppo multinazionale, operante in tutto il mondo quale marketplace virtuale e provider di servizi per negozi fisici  attivi  nel  settore  della  vendita  di  abbigliamento  e  accessori  di  lusso  (boutique),  è  stato  uno  dei  primi  a  muoversi   nel   settore   del   commercio   on   line   dell’abbigliamento   firmato   di   alta   moda   (luxury   fashion),   rivoluzionando  il  mondo  del  retail  attraverso  la  vincente  strategia  dell’integrazione  tra  canali,  tanto  da  raggiungere clienti in oltre 190 paesi nel mondo.

La  visione  imprenditoriale  del  fondatore  del  brand  e  l’efficiente  architettura  organizzativa  -  dispiegata  sul  territorio  italiano  attraverso  agenti  qualificati  e  operativi  in  modalità  home  office  -  hanno  determinato  la repentina espansione nel mercato domestico del marketplace che, oggi, conta solo in Italia un portafoglio di oltre 200  partner  affiliati  di  altissimo  profilo,  tutti  dislocati  nelle  più  rinomate  vie  dello  shopping  e  strutturati  in maniera tale da comporre una sorta di rete virtuale di magazzini, da identificarsi nelle singole boutique.

In  particolare,  la  società  estera,  senza  mai  formalizzare  la  propria  presenza  in  Italia,  assumere  formalmente  personale  dipendente  e  avviare  uffici  e/o  negozi,  ha  operato,  in  maniera  assolutamente  occulta,  sfruttando  le boutique  affiliate  che,  assumendosi  ogni  rischio,  hanno  messo  a  disposizione  spazi  fisici  per  lo  stoccaggio  di  merce da vendere “indirettamente” sulla piattaforma.

Gli approfondimenti sono stati condotti con l’ausilio delle banche dati in uso al Corpo e di innovativi software di backup  forense  e  di  ricerca  e  analisi  investigativa  dei  contenuti  dei  supporti  informatici  rinvenuti  a  seguito  di  perquisizioni  domiciliari  e  locali  eseguite  con  il  supporto  di  personale  tecnico  qualificato  Computer  Forensics Data Analysis.

In particolare, sono stati passati al setaccio oltre 400 Gigabyte di dati, tra cui 21 mila mail, 20 mila conversazioni via  chat,  800  mila  immagini,  22  mila  file  di  testo  e  metadati  attraverso  i  quali  è  stato  possibile,  tra  l’altro,  procedere  alla  georeferenziazione  dei  soggetti  e  ricostruire  le  relazioni  tra  gli  stessi.  A  titolo  esemplificativo,   documentando data e luogo di accesso ai vari account (social, account mail) in uso ai dipendenti, nonché alle reti wi-fi, sono stati ricostruiti, con precisione, gli spostamenti e individuati con esattezza i luoghi di lavoro abituale.

Le  indagini  si  sono  inoltre  avvalse  degli  ormai  consolidati  canali  di  cooperazione  internazionale.  Grazie  agli  strumenti  investigativi  messi  in  campo,  è  stato  possibile  accertare  che  un  team  composto  da  agenti  italiani  (dipendenti della società inglese) aveva svolto attività determinanti (core activities) per la gestione delle relazioni economico-commerciali, la negoziazione, la trattativa e la stipula di contratti con centinaia di boutique nazionali.

A  fronte  dei  servizi  di  gestione  delle  vendite  on  line  dei  prodotti  presenti  nei  negozi  fisici,  il  marketplace (assimilabile a una vera e propria vetrina virtuale) ha incassato ingenti provvigioni dai partner italiani calcolate, in media, sul 30% del venduto.

La  società,  nel  riconoscere  l'impianto  complessivo  delle  contestazioni  e,  comunque,  in  un  clima  di  massima  collaborazione,  ha  già  versato  all’Erario,  in  un’unica  soluzione,  circa  12  milioni  di  euro  per  definire  ogni pendenza con il Fisco relativamente agli anni dal 2015 al 2019. Contestualmente, si è impegnata - attraverso la costituzione di una nuova società di diritto italiano - a versare le imposte, anche future, dovute sulle provvigioni maturate sul territorio a far data dal 1° gennaio 2020.

È  il  primo  caso,  in  Italia,  di  accertata  esistenza  di  una  stabile  organizzazione  occulta  di  una  società  estera  operante  nel  settore  dell’e-commerce  la  cui  fixed  place  of  business  è  stata  ravvisata  nell’abitazione  dei  dipendenti (home office). Si tratta, senza dubbio, di un’importante evoluzione della disciplina della stabile, che si inserisce in un più ampio processo di cambiamento strutturale, normativo e giurisprudenziale, tuttora in itinere.

Le conclusioni a cui sono approdati, in sintonia, Guardia di Finanza, Amministrazione finanziaria, Magistratura e contribuente  hanno  portato  a  considerare  l’abitazione  di  un  soggetto,  a  certe  condizioni,  “a  disposizione”  dell’impresa  estera.  Conseguentemente,  l’ufficio  “casalingo”  (home  office),  oggi,  può  essere  legittimamente ritenuto stabile organizzazione materiale del soggetto estero nel territorio dello Stato su cui si svolge l’effettiva attività imprenditoriale, con ciò producendo reddito imponibile nel nostro Paese.

La tematica assume una rilevanza ancor maggiore ove si consideri il progressivo affermarsi dell’ormai ben nota internet economy e delle cosiddette “imprese multinazionali digitali”, le cui componenti immateriali consentono di spostare più facilmente (oltreché velocemente) rischi, funzioni, asset e, conseguentemente, profitti.

L’attività  testimonia  l’impegno  delle  istituzioni-  Magistratura,  Guardia  di  finanza,  Agenzia  delle  entrate-  per conseguire  il  rispetto  della  disciplina  fiscale,  garantendo  in  tal  modo,  indirettamente,  la  libertà  dell’impresa  ma  nel  rispetto  delle  regole  sulla  imposizione  fiscale,  nell’interesse  della  collettività  e  della  libera  concorrenza  economica.

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