giovedì 23 ottobre 2025

Emilia-Romagna, entro il 2030 mancheranno fino a 7.600 infermieri: “Professione sempre meno attrattiva, servono interventi immediati”

 



Dubbio sollecita:

 

In Emilia-Romagna, entro il 2030, potrebbero mancare tra i 4.600 e i 7.600 infermieri. È la stima elaborata dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, sulla base dei dati dell’Oms. Un quadro preoccupante che porta il sindacato a lanciare nuovamente l’allarme: “La nostra è una figura professionale sempre meno attrattiva – spiega la segretaria regionale Antonella Rodigliano –. Bisogna intervenire subito”.

Rodigliano riconosce come “positivo” l’impegno previsto nella nuova legge di bilancio, dove si parla di maggiori investimenti per la sanità e di oltre seimila nuove assunzioni. Tuttavia, sottolinea, “il problema principale è che gli infermieri non ci sono. È una situazione a cui bisogna porre rimedio al più presto, intervenendo non solo a livello nazionale”.

Secondo il sindacato, anche la Regione Emilia-Romagna ha margini di intervento, “ma – denuncia Rodigliano – continua a mancare un vero ascolto da parte delle aziende sanitarie, delle direzioni generali e della politica”.

Nell’area metropolitana di Bologna, ad esempio, sono attivi circa 6.000 infermieri, ma oltre il 40% ha più di 51 anni. Ogni anno si registrano centinaia di pensionamenti, trasferimenti e dimissioni, un trend destinato ad aumentare. Per mantenere turni sostenibili e garantire la sicurezza dei pazienti, il Nursind stima la necessità di almeno 900-1.200 professionisti in più.
“Nel frattempo – prosegue Rodigliano – i licenziamenti continuano, e tanti colleghi scelgono di andare all’estero o in altre regioni, dove le condizioni sono migliori. A Bologna, con uno stipendio da infermiere, si fa molta fatica ad arrivare a fine mese”.

Oltre agli investimenti economici, il Nursind chiede anche percorsi di carriera chiari e meritocratici. “L’attrattività della professione – aggiunge la segretaria regionale – passa anche dall’ascolto delle esigenze di chi lavora. Oggi gli infermieri si trovano a fronteggiare un mestiere usurante e poco gratificante, anche a causa di un’organizzazione del personale inefficiente. È un tema che poniamo da tempo, ma senza ottenere risposte concrete”.

Infine, l’appello alla politica regionale: “Abbiamo bisogno di segnali concreti, non di slogan – afferma Rodigliano –. Abbiamo sostenuto la decisione del presidente De Pascale di aumentare le tasse per mantenere alti i servizi, ma a oggi non si vedono risultati. Nessun cambiamento, nemmeno dopo la nomina dei nuovi direttori assistenziali, che avrebbero dovuto migliorare le condizioni di lavoro. Anzi, verrebbe da dire, la situazione è persino peggiorata”.

Basta con le nomine – conclude –. Fermiamoci un attimo e diamo obiettivi seri e reali. Bisogna fare in modo che i giovani tornino a investire nella nostra professione, perché senza infermieri non c’è futuro: né per la sanità, né per il benessere della società”.

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