venerdì 6 dicembre 2024

Casalecchio ricorda le vittime della strage del Salvemini, 34 anni dopo

 


Casalecchio di Reno – Il 6 dicembre 1990, un aereo militare in avaria si schiantò contro l’Istituto tecnico commerciale Salvemini, distruggendo un’aula e uccidendo dodici studenti. A trentaquattro anni da quella tragedia, la comunità si è riunita per commemorare le vittime e rinnovare l’impegno alla memoria.

La cerimonia, svoltasi oggi, ha preso il via nella sede centrale della scuola in via Pertini, seguita da un corteo fino alla succursale di via del Fanciullo, dove fiori e corone sono stati deposti nell’aula colpita. Numerosi studenti, insegnanti e rappresentanti istituzionali erano presenti per rendere omaggio alle giovani vite spezzate.

Un appello alla memoria nazionale
"Ricordare è un dovere," ha affermato Roberto Alutto, presidente dell’associazione delle Vittime del Salvemini 6 dicembre 1990 e padre di Deborah, una delle vittime. “A livello nazionale, però, la tragedia del Salvemini è poco ricordata. Tra le tante sciagure, questa non viene quasi mai menzionata. Serve maggiore attenzione.”

Alutto ha sottolineato l’importanza di dare voce alle vittime e ai familiari nei processi e nelle decisioni legislative. “Abbiamo sempre lavorato per cambiare le leggi, per dare ai familiari delle vittime il diritto di partecipare, di essere ascoltati e coinvolti. È l’unico modo per continuare a vivere.”

Un dolore che segna ancora una comunità
La tragedia del Salvemini rimane una ferita aperta per Casalecchio di Reno e il territorio bolognese. L’aereo, abbandonato dal pilota dopo un’avaria, si schiantò contro la scuola durante una normale mattinata di lezione, trasformando un luogo di studio in un teatro di devastazione.

Le commemorazioni annuali non sono solo un momento di raccoglimento, ma anche un richiamo alla necessità di tenere viva la memoria di eventi che hanno segnato profondamente le vite di tante persone.

Mentre gli studenti di oggi rendono omaggio a quelli di ieri, il messaggio è chiaro: non dimenticare è un atto di responsabilità collettiva, per onorare chi non c’è più e per costruire un futuro che impari dalle tragedie del passato.

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