giovedì 24 agosto 2017

Bologna, è l’estate della «truffa del catalogo»: l’allarme delle associazioni dei consumatori

In poche settimane decine di casi denunciati a Adiconsum e Federconsumatori: contratti per acquisti non voluti. Come avviene e come difendersi

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È tornata di moda nell’estate 2017, diventando il tormentone delle ultime settimane per le associazioni dei consumatori che difendono le vittime della «truffa del catalogo». Un «classico», come viene definita dagli esperti nella scoperta dei raggiri, periodicamente impegnati a tirare fuori dai guai chi inconsapevolmente si ritrova a sottoscrivere contratti per acquisti non voluti, a volte per cifre molto alte, anche fino a 10.000 euro.

L’ALLARME - Federconsumatori e Adiconsum parlano di un centinaio di casi aperti in regione in poche settimane, una trentina quelli in provincia di Bologna, a causa della truffa ideata da venditori porta a porta legati a società «scatole cinesi», in continua trasformazione con nuovi nomi e nuove ragioni sociali, rendendo più complicato risalire ai responsabili delle vendite scorrette. Ma di cosa si tratta? E a cosa bisogna stare attenti? Partiamo da una premessa, diventata ormai un allarme sociale: a cadere nella rete sono perlopiù anziani soli, spesso vittime anche di furti in casa e altri generi di truffe. «Questo fa pensare che ci sia una premeditazione, chiamiamola uno studio delle vittime — commenta Maurizio Gentilini, presidente di Federconsumatori Bologna —. C’è da dire che ogni tanto ci casca anche qualche giovane. La truffa del catalogo non è una novità assoluta, ma si ripresenta spesso, e ultimamente si stanno registrando molti casi».

LA TRUFFA - Il raggiro messo a punto è abbastanza semplice e dimostra anche uno studio meticoloso delle norme per riuscire a farla franca. I venditori si presentano alla porta delle vittime consegnando un catalogo di prodotti per la casa: piccoli elettrodomestici, accessori, stoviglie e oggetti vari. «Le lascio il catalogo così potrà consultarlo e decidere se acquistare qualcosa» è l’esca con la quale si attirano le persone inconsapevoli della truffa. Immediatamente viene però anche presentato un foglio da firmare, spacciato per un modello per la privacy o come «certificato» per la consegna del catalogo. «Ma in realtà si tratta di contratti veri e propri, con i quali si impegnano i clienti a fare una serie di acquisti in un determinato periodo di tempo — spiega Gentilini —. Le somme variano molto, si va da piccole cifre fino a numeri ben più alti, ci sono capitati anche casi da 10.000 euro». Il meccanismo dei truffatori è raffinato e prevede successivamente un periodo di silenzio: lo scopo è far passare i 14 giorni di tempo entro i quali è possibile esercitare il diritto di recesso dal contratto. «Infatti capita che un mese dopo dalla firma arrivi alla vittima una telefonata, oppure c’è una seconda visita a casa del venditore, attraverso le quali viene intimato di procedere all’acquisto per rispettare l’accordo sottoscritto, ed è così che molti scoprono di aver firmato quel contratto», sottolinea Gentilini.

COSA FARE - In alcuni casi si riesce a intervenire entro i 14 giorni perché le vittime anziane parlano con i figli della visita ricevuta a casa e c’è un intervento immediato per bloccare tutto. Altri invece si rivolgono alle associazioni dei consumatori. «Passati i 14 giorni la faccenda si c0mplica, soprattutto se nel frattempo è stata versata una quota di denaro come caparra con la promessa di uscire dal circuito con un unico acquisto — osserva Patrizia Barletta di Adiconsum —. Spesso nei contratti pluriennali sono perfino inseriti dei finanziamenti accessori». Per Adiconsum l’allarme è diventato tale da dover intervenire qualche settimana fa con una nota ufficiale, mettendo in guardia da questo tipo di trappole commerciali. «Abbiamo già segnalato queste pratiche all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, consigliamo di prestare la massima attenzione ai documenti per i quali è richiesta la firma, specie quando sono su carta copiativa — scrive Adiconsum —. Suggeriamo di non effettuare acquisti e, soprattutto, non consegnare alcuna somma di denaro. Finora siamo riusciti ad annullare molti di quei contratti». Consigli ai quali si unisce anche Gentilini: «Ricordo inoltre che può capitare di sbagliare e di essere un po’ distratti, non c’è nessun bisogno di vergognarsi, l’importante è agire in fretta perché sui contratti possiamo intervenire. Purtroppo però è complicato denunciare penalmente i responsabili, i cambi di società rendono molto difficile rintracciare i veri responsabili e in più una firma su quei fogli è stata comunque messa».

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