In poche settimane decine di casi denunciati a Adiconsum e Federconsumatori: contratti per acquisti non voluti. Come avviene e come difendersi
Un
lettore ha inviato:
È
tornata di moda nell’estate 2017, diventando il tormentone delle
ultime settimane per le associazioni dei consumatori che difendono le
vittime della «truffa del catalogo». Un «classico», come viene
definita dagli esperti nella scoperta dei raggiri, periodicamente
impegnati a tirare fuori dai guai chi inconsapevolmente si ritrova a
sottoscrivere contratti per acquisti non voluti, a volte per cifre
molto alte, anche fino a 10.000 euro.
L’ALLARME
- Federconsumatori e Adiconsum parlano di un centinaio di casi
aperti in regione in poche settimane, una trentina quelli in
provincia di Bologna, a causa della truffa ideata da venditori porta
a porta legati a società «scatole cinesi», in continua
trasformazione con nuovi nomi e nuove ragioni sociali, rendendo più
complicato risalire ai responsabili delle vendite scorrette. Ma di
cosa si tratta? E a cosa bisogna stare attenti? Partiamo da una
premessa, diventata ormai un allarme sociale: a cadere nella rete
sono perlopiù anziani soli, spesso vittime anche di furti in casa e
altri generi di truffe. «Questo fa pensare che ci sia una
premeditazione, chiamiamola uno studio delle vittime — commenta
Maurizio Gentilini, presidente di Federconsumatori Bologna —. C’è
da dire che ogni tanto ci casca anche qualche giovane. La truffa del
catalogo non è una novità assoluta, ma si ripresenta spesso, e
ultimamente si stanno registrando molti casi».
LA
TRUFFA - Il raggiro messo a punto è abbastanza semplice e
dimostra anche uno studio meticoloso delle norme per riuscire a farla
franca. I venditori si presentano alla porta delle vittime
consegnando un catalogo di prodotti per la casa: piccoli
elettrodomestici, accessori, stoviglie e oggetti vari. «Le lascio il
catalogo così potrà consultarlo e decidere se acquistare qualcosa»
è l’esca con la quale si attirano le persone inconsapevoli della
truffa. Immediatamente viene però anche presentato un foglio da
firmare, spacciato per un modello per la privacy o come «certificato»
per la consegna del catalogo. «Ma in realtà si tratta di contratti
veri e propri, con i quali si impegnano i clienti a fare una serie di
acquisti in un determinato periodo di tempo — spiega Gentilini —.
Le somme variano molto, si va da piccole cifre fino a numeri ben più
alti, ci sono capitati anche casi da 10.000 euro». Il meccanismo dei
truffatori è raffinato e prevede successivamente un periodo di
silenzio: lo scopo è far passare i 14 giorni di tempo entro i quali
è possibile esercitare il diritto di recesso dal contratto. «Infatti
capita che un mese dopo dalla firma arrivi alla vittima una
telefonata, oppure c’è una seconda visita a casa del venditore,
attraverso le quali viene intimato di procedere all’acquisto per
rispettare l’accordo sottoscritto, ed è così che molti scoprono
di aver firmato quel contratto», sottolinea Gentilini.
COSA
FARE - In alcuni casi si riesce a intervenire entro i 14 giorni
perché le vittime anziane parlano con i figli della visita ricevuta
a casa e c’è un intervento immediato per bloccare tutto. Altri
invece si rivolgono alle associazioni dei consumatori. «Passati i 14
giorni la faccenda si c0mplica, soprattutto se nel frattempo è stata
versata una quota di denaro come caparra con la promessa di uscire
dal circuito con un unico acquisto — osserva Patrizia Barletta di
Adiconsum —. Spesso nei contratti pluriennali sono perfino inseriti
dei finanziamenti accessori». Per Adiconsum l’allarme è diventato
tale da dover intervenire qualche settimana fa con una nota
ufficiale, mettendo in guardia da questo tipo di trappole
commerciali. «Abbiamo già segnalato queste pratiche all’Autorità
garante della concorrenza e del mercato, consigliamo di prestare la
massima attenzione ai documenti per i quali è richiesta la firma,
specie quando sono su carta copiativa — scrive Adiconsum —.
Suggeriamo di non effettuare acquisti e, soprattutto, non consegnare
alcuna somma di denaro. Finora siamo riusciti ad annullare molti di
quei contratti». Consigli ai quali si unisce anche Gentilini:
«Ricordo inoltre che può capitare di sbagliare e di essere un po’
distratti, non c’è nessun bisogno di vergognarsi, l’importante è
agire in fretta perché sui contratti possiamo intervenire. Purtroppo
però è complicato denunciare penalmente i responsabili, i cambi di
società rendono molto difficile rintracciare i veri responsabili e
in più una firma su quei fogli è stata comunque messa».
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