Le associazioni bolognesi dei produttori di patate dicono “no” al prezzo proposto dai commercianti e precisano:
Fumata nera dopo l'incontro fra i produttori e i commercianti per fissare il prezzo alla produzione per le patate. Assopa e cooperative hanno fatto fronte comune e hanno opposto il più netto rifiuto al prezzo di 18 centesimi al chilo, proposto dai commercianti.
“Non c'è ragione di accettare un prezzo analogo se non inferiore ai costi di produzione” ha affermato il presidente di Assopa, Alberto Zambon, che ha aggiunto “sono prezzi sensibilmente inferiori a quelli che si registrano nelle zone più vicine a noi, come il Veneto. I 18 centesimi al chilo proposti equivarrebbero alla svendita del nostro prodotto. È impensabile fissare un prezzo alla produzione inferiore ai 20 centesimi, che poi dovrebbe salire minimo a 24, 25 al conto deposito. L'atteggiamento del comparto commerciale non è certo quello di chi vuole affermare il sistema – Bologna”.
“Invitiamo i produttori a contattarci” continua Zambon “per evitare di venire manipolati e strumentalizzati dai commercianti. Non possiamo assolutamente transigere su questo punto, sarebbe un autogol clamoroso. Ricordiamoci che stiamo parlando dei prezzi della prima qualità. Un prodotto sano, privo di difetti ”.
“L'affermazione dei nostri territori passa da un prodotto figlio di una filiera tutta agricola e tutta italiana – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro – non si può usare il marchio Bologna per vendere prodotti di altra origine. È necessario riportare trasparenza nel nostro comparto”.
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