Il calvario ‘residenziale e produttivo’ di Primo Monari non finisce mai.
L’uomo risiede alle spalle del centro dei Borghetti e la piena del fiume Reno gli ha portato via, lo scorso autunno, la strada che congiungeva la sua abitazione con via Chiù e quindi con la statale. Per tutto l’inverno ha dovuto approvvigionarsi dei beni di prima necessità, con comprensibili difficoltà, camminando su campi bagnati con il solo aiuto dei suoi stivaloni di plastica. Risolto questo problema, grazie alla realizzazione di una nuova strada che gli permette di raggiungere Ca’ Gamberi e la comunale di San Lorenzo, ora è di nuovo nei guai perché un sopralluogo lo ha trovato ‘in fallo ’ per discarica abusiva. Nel suo centro aziendale sono stati trovati, fra l’altro, oli esausti e carcasse di automobili. L’intero capannone è stato sottoposto a sequestro precauzionale in attesa di una definizione e una soluzione della vicenda. Ciò comporta che Primo non può più entrare nel ricovero attrezzi e prelevare le attrezzature utili ai suoi lavori nei campi.
“Non posso neanche annaffiare i miei ortaggi,” lamenta. “Vivo di una piccola pensione e dei pochi introiti dalla vendita dei miei lavori nei campi. Se questo mi viene a mancare sono in serie difficoltà.”
Aggiunge poi di sentirsi ormai perseguitato non solo dalla violenza della natura, ma anche da quella degli uomini, come se si operasse per costringerlo a mollare e trasferirsi altrove.
Il sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti, dopo aver precisato che le irregolarità, rilevate dagli organi competenti, sono purtroppo reali, ha detto: “Monari ha chiesto di poter prelevare dalla sua struttura le attrezzature necessarie per i lavori. In questo cercheremo certamente di affiancarlo”.
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