Alimentazione sana e conservazione dell’ambente vanno di pari passo: sono due facce della stessa medaglia.
Questo il consumatore deve sapere e tenere ben presente nelle sue scelte alimentari ed è ciò che è stato spiegato e illustrato con ampia documentazione al convegno tenutosi a Marzabotto nell’ambito delle iniziative legate alla ‘Marzanotte’.
Alcuni autorevoli esperti hanno relazionato su alcuni temi legati al binomio alimentazione –ambiente con particolare riguardo al territorio montano, all’insegna dello slogan del convegno “La montagna mangia in montagna”.
L’analisi, partita dalla considerazione che un’agricoltura in montagna può essere difesa dal punto di vista economicamente remunerativo solo se ne viene riconosciuta l’importanza ambientale e alimentare quale garanzia di genuinità e freschezza, ha preso in esame la coltivazione biologica con Laura Gelli. imprenditrice e vicepresidente CIA provinciale che ha parlato di ‘Biologico in realtà marginali per il recupero del territorio e delle persone’ e Carlo Bazzocchi, esperto di agricoltura biologica e biodinamica: ‘Il metodo biologico: sistema di produzione per le agricolture locali’.
Una risorsa per la agricoltura locale inoltre va individuata, secondo Stefano Tellarini esperto di agricoltura biologica e di varietà antiche nel suo intervento su ‘le vecchie varietà nell’agricoltura locale: lusso o strumento per lo sviluppo dei territori montani?’, nella riscoperta di vecchie piante, ad esempio frutti ormai quasi perduti ma dai sapori particolarmente gustosi. E ha fatto l’esempio di uve (come la pomoria e la querciola che danno vini dal gusto molto piacevole), dei grani Todaro (grani bolognesi in produzione nel secolo scorso che hanno fatto la storia della granicoltura italiana) e delle tante varietà di castagne, anche antiche, interessanti per farine. Ha anche riferito di un paesino nel cuore dell’Appennino romagnolo che ha ripreso con successo la coltivazione della pera cocomerina dalla quale si ottiene un’ottima profumata confettura, arrivata anche alla tavola di Papa Voitjla.
“Inoltre, bisogna richiamare il consumatore nella zona di produzione”, ha concluso.
Proprio quest’ultimo concetto è stato sottolineato anche da Claudio Malagoli (nella foto) dell’ Università di Scienze Gastronomiche di Slow Food, che ha preso in esame il punto di vista del consumatore.
“Occorre adottare consumi alimentari in grado di favorire lo sviluppo dei prodotti locali”, ha detto. “Mangiare prodotti di stagione acquistati il più possibile nelle zone di produzione. Il cibo che comperiamo ha fatto troppi Kilometri : ci sono prodotti in distribuzione che arrivano addirittura dall’altra parte della terra, dall’Australia e che hanno impiegato giorni e giorni per giungere sulle nostre tavole con notevoli costi di trasporto e di imballaggio. Quando abbiamo a portata di mano alimenti prodotti a pochi kilometri da noi, freschi e per questo ricchi di proprietà nutrizionali ”.
“ Inoltre”, ha aggiunto,”non possiamo permettere di perdere un’agricoltura locale montana ( che viene definita ormai ‘eroica’), preziosa oltre che dal punto di vista nutrizionale anche per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio rurale, a favore di produzioni estere non sempre ottenute in modi ‘eticamente’ accettabili o ambientalmente sostenibili .
Daniele Zavalloni del Gruppo di ricerca sulle tecnologie appropriate, ha poi illustrato i GAS (gruppi di acquisto solidale) come modi per fare acquisti economicamente interessanti, qualitativamente validi e tali da rappresentare una possibile soluzione per salvare la piccola agricoltura l'economia locale e la salute.
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