sabato 30 luglio 2011

Scioperi alla Kemet di Sasso Marconi.





Mare in burrasca alla Kemet (ex Arcotronics) di Sasso Marconi.

Le operaie e gli operai stanno attuando un primo blocco di scioperi di due ore, articolato in ‘fermi produttivi’ di un quarto d’ora per volta con l’intento di incidere di più sulla organizzazione operativa dell’azienda. Durante le soste vengono attuati dei ‘presidi’ all’ingresso dello stabilimento.

La protesta è stata una reazione immediata alla informazione, da parte della direzione aziendale, degli elementi costitutivi del nuovo piano industriale per Sasso Marconi e Monghidoro che prevede il trasferimento in Macedonia di alcune lavorazioni con la conseguente diminuzione dell’organico aziendale di circa duecento unità. Proposta che porta alla chiusura dello stabilimento di Monghidoro e alla diminuzione della forza lavoro Kemet a poco meno di cinquecento addetti.

A Sasso Marconi e Monghidoro si producono condensatori per l’industria informatica e macchine automatiche per lo stesso settore. L’azienda, secondo il piano industriale reso pubblico in un incontro in Regione, punta a una valorizzazione del settore ‘macchine automatiche’ e alle produzioni di qualità. Per il rimanente conta sui siti produttivi già attivi all’estero del gruppo dove evidentemente i costi di produzione sono inferiori.

“Questa volta non cederemo”, precisa Coriambi della Rappresentanza Sindacale Unitaria Kemet, facendo riferimento all’accordo 2008 già penalizzante dal punto di vista occupazionale. Il piano industriale di allora prevedeva il trasferimento delle lavorazioni in un nuovo stabilimento Kemet a Borgonuovo di Sasso Marconi, di imminente realizzazione e tale da ottimizzare la produzione, dove avrebbero trovato occupazione oltre settecento operatori. Già allora si era previsto la chiusura dello stabilimento di Vergato e la diminuzione dell’organico di circa 250 unità. Rospo ingoiato in cambio della certezza di mantenere nella valle del Reno un importante sito produttivo, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo.

“Stavolta andremo fino in fondo” rimarca Coriambi. “A settembre è previsto un altro incontro. L’azienda dovrà confrontarsi con le sue responsabilità”.

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