di Hansy
Lumen
Negli ultimi
due mesi, nell’Appennino bolognese, sono scomparsi quasi un centinaio di gatti:
animali sterilizzati, microchippati, improvvisamente svaniti nel nulla. La
prima spiegazione circolata? I lupi.
Secondo i
dati del monitoraggio ISPRA 2021, nella zona vivono circa 30 esemplari. Un lupo
consuma in media 3-4 kg di carne al giorno: significa, per l’intera
popolazione, 10-15 prede al mese. Anche ipotizzando una predilezione insolita
per i gatti – ipotesi che i biologi ritengono improbabile – i numeri non
tornano.
Eppure, sui
social impazzano video di lupi che predano felini, quasi un “Jurassic Park” in
salsa appenninica. Ma alla luce della scarsità di branchi e della loro
distribuzione dispersa, la probabilità che tutti quei filmati siano autentici è
più bassa di quella di incontrare un unicorno in fila alla posta.
Se non i
lupi, allora chi? Alcune ipotesi chiamano in causa traffici clandestini: un
gatto può valere fino a 300 euro. I sospetti si allargano a laboratori
illegali, mercati neri, persino a strumentalizzazioni politiche. In certi
ambienti, come quello venatorio, non mancherebbero interessi a dipingere il
lupo come una minaccia, per giustificare politiche di abbattimento o
restrizioni nei suoi confronti.
Intanto, le
notizie allarmistiche continuano a diffondersi, spesso prive di fondamento
scientifico, alimentando paure irrazionali e distorcendo la percezione
pubblica. Morale: i lupi osservano la scena da spettatori inconsapevoli, mentre
i gatti spariscono e i social montano video con colonne sonore drammatiche.
Perché lo spettacolo, più che nei boschi, è nella paura umana.
“Rapimenti senza tracce: chi indagherà?”
di Davide
Daniza Celli
«Arrivano i
nostri!», commenta Hansy, dando voce alla creatività di chi ha perso un gatto
nell’Appennino. La cronaca locale registra infatti nuovi casi: due proprietari
hanno raccontato di aver visto sparire i loro felini uno dopo l’altro, senza
lasciare dietro di sé un pelo o una goccia di sangue.
Le
segnalazioni parlano di rapimenti ripetuti a San Benedetto Val di Sambro, ma
anche lungo l’asse Vergato–Sasso Marconi. E non è un fenomeno isolato: analoghi
episodi si sono verificati a Cogne, in Valle d’Aosta, e perfino a Livorno, in
contesti urbani lontani da boschi e lupi.
Eppure, la
colpa viene puntualmente attribuita al predatore appenninico. «Ma quando le
forze dell’ordine indagheranno davvero su questi illeciti?», si chiedono i
cittadini, sempre più convinti che dietro le sparizioni si nasconda ben altro
che la semplice fame di un lupo.
7 commenti:
Se gli animali sono microchippati dovrebbero rimanere rintracciabili, anche solo in parte se alcuni microchip finiscono distrutti, dai proprietari.
Un possibile predatore x i mici sono le volpi. Ipotesi da valutare.
E tutti questi gatti da chi sarebbero rapiti, dalla Simmenthal?
Non in paese
Io preferisco il topo fritto, carne più soda.
Secondo me sono tutti immigrati vicentini, i responsabili.
«Ma quando le forze dell’ordine indagheranno davvero su questi illeciti?»
Hanno fatto denuncia ai CC forestali, o solo su facebook?
Credete poi che i CC forestali si mettano a cercare cani e gatti dispersi nel bosco così, senza una traccia o un indizio?
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