domenica 7 settembre 2025

Il giallo dei gattini scomparsi nell’Appennino bolognese

 



di Hansy Lumen

Negli ultimi due mesi, nell’Appennino bolognese, sono scomparsi quasi un centinaio di gatti: animali sterilizzati, microchippati, improvvisamente svaniti nel nulla. La prima spiegazione circolata? I lupi.

Secondo i dati del monitoraggio ISPRA 2021, nella zona vivono circa 30 esemplari. Un lupo consuma in media 3-4 kg di carne al giorno: significa, per l’intera popolazione, 10-15 prede al mese. Anche ipotizzando una predilezione insolita per i gatti – ipotesi che i biologi ritengono improbabile – i numeri non tornano.

Eppure, sui social impazzano video di lupi che predano felini, quasi un “Jurassic Park” in salsa appenninica. Ma alla luce della scarsità di branchi e della loro distribuzione dispersa, la probabilità che tutti quei filmati siano autentici è più bassa di quella di incontrare un unicorno in fila alla posta.

Se non i lupi, allora chi? Alcune ipotesi chiamano in causa traffici clandestini: un gatto può valere fino a 300 euro. I sospetti si allargano a laboratori illegali, mercati neri, persino a strumentalizzazioni politiche. In certi ambienti, come quello venatorio, non mancherebbero interessi a dipingere il lupo come una minaccia, per giustificare politiche di abbattimento o restrizioni nei suoi confronti.

Intanto, le notizie allarmistiche continuano a diffondersi, spesso prive di fondamento scientifico, alimentando paure irrazionali e distorcendo la percezione pubblica. Morale: i lupi osservano la scena da spettatori inconsapevoli, mentre i gatti spariscono e i social montano video con colonne sonore drammatiche. Perché lo spettacolo, più che nei boschi, è nella paura umana.


“Rapimenti senza tracce: chi indagherà?”

di Davide Daniza Celli

«Arrivano i nostri!», commenta Hansy, dando voce alla creatività di chi ha perso un gatto nell’Appennino. La cronaca locale registra infatti nuovi casi: due proprietari hanno raccontato di aver visto sparire i loro felini uno dopo l’altro, senza lasciare dietro di sé un pelo o una goccia di sangue.

Le segnalazioni parlano di rapimenti ripetuti a San Benedetto Val di Sambro, ma anche lungo l’asse Vergato–Sasso Marconi. E non è un fenomeno isolato: analoghi episodi si sono verificati a Cogne, in Valle d’Aosta, e perfino a Livorno, in contesti urbani lontani da boschi e lupi.

Eppure, la colpa viene puntualmente attribuita al predatore appenninico. «Ma quando le forze dell’ordine indagheranno davvero su questi illeciti?», si chiedono i cittadini, sempre più convinti che dietro le sparizioni si nasconda ben altro che la semplice fame di un lupo.

 (Inviati da Dubbio) 

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Se gli animali sono microchippati dovrebbero rimanere rintracciabili, anche solo in parte se alcuni microchip finiscono distrutti, dai proprietari.

Anonimo ha detto...

Un possibile predatore x i mici sono le volpi. Ipotesi da valutare.

Anonimo ha detto...

E tutti questi gatti da chi sarebbero rapiti, dalla Simmenthal?

Anonimo ha detto...

Non in paese

Anonimo ha detto...

Io preferisco il topo fritto, carne più soda.

Anonimo ha detto...

Secondo me sono tutti immigrati vicentini, i responsabili.

Anonimo ha detto...

«Ma quando le forze dell’ordine indagheranno davvero su questi illeciti?»
Hanno fatto denuncia ai CC forestali, o solo su facebook?
Credete poi che i CC forestali si mettano a cercare cani e gatti dispersi nel bosco così, senza una traccia o un indizio?