mercoledì 6 agosto 2025

Sanità, Regioni sotto stress: più fondi ma persistono disuguaglianze

 La Corte dei conti: “Aumentano le risorse, ma la gestione resta critica. Cruciale l’efficienza per la sostenibilità del sistema”



Più fondi, ma risultati ancora disomogenei. È questa, in sintesi, la fotografia scattata dalla Corte dei conti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni e Province autonome per il triennio 2021-2023. Nonostante un incremento della spesa sanitaria del 9,3% – passata da 139,9 a 152,9 miliardi di euro – il sistema continua a evidenziare disavanzi strutturali, disuguaglianze territoriali e fragilità aggravate dall’invecchiamento demografico e dall’aumento delle patologie croniche.

Nel solo 2023, il finanziamento corrente al Servizio sanitario nazionale ha raggiunto i 128,87 miliardi di euro, di cui il 96% destinato all’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, osserva la Corte, l’aumento dei fondi – spinti anche dagli investimenti straordinari del PNRR – non si è tradotto in un miglioramento uniforme delle prestazioni sanitarie sul territorio.

Secondo il monitoraggio del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), solo 13 Regioni hanno superato la soglia minima in tutte le macroaree di valutazione, mentre otto presentano ancora criticità, soprattutto nell’area della prevenzione. Le Regioni più virtuose risultano il Veneto e la Provincia autonoma di Trento, mentre la Calabria registra le performance peggiori.

Gli investimenti sanitari, dopo un picco nel 2022 grazie al PNRR, hanno subito una flessione del 7,6% nel 2023. In totale, nel triennio gli investimenti sono aumentati di 3,5 miliardi di euro, con una particolare concentrazione nel Mezzogiorno, dove hanno toccato i 2 miliardi. Tuttavia, la Corte evidenzia come l’entità dell’investimento non corrisponda necessariamente a una maggiore efficacia nell’erogazione dei LEA, segnalando un problema di efficienza gestionale.

Buone notizie arrivano sul fronte dei disavanzi sanitari, che si sono dimezzati: la spesa per il ripiano è scesa da 2,8 a 1,4 miliardi di euro, con miglioramenti evidenti in alcune Regioni, tra cui la Sicilia. Tuttavia, la Corte sottolinea la necessità di riforme strutturali, sia dal punto di vista organizzativo che di programmazione e valutazione.

Preoccupa invece la crescita dei residui passivi della Missione 13 “Tutela della salute”, aumentati del 42,8% tra 2021 e 2023, passando da 30,7 a 43,8 miliardi di euro. Si tratta in gran parte di spesa corrente non liquidata, ma cresce anche il peso degli investimenti non ancora realizzati. Le cause sono diverse: flussi straordinari di risorse statali, lentezze nell’avvio dei progetti PNRR e ritardi nei trasferimenti tra Regioni e aziende sanitarie, che rallentano l’effettiva realizzazione degli interventi.

Il debito sanitario regionale si è attestato nel 2023 a 11,39 miliardi di euro, pari al 30% del debito complessivo delle Regioni. La quota resta stabile, ma segna una riduzione rispetto agli anni precedenti. Ad eccezione della Toscana, tutte le Regioni hanno registrato una contrazione del debito, in particolare Piemonte, Marche, Basilicata, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia.

In conclusione, la Corte dei conti rileva come l’impegno finanziario a favore della sanità sia stato significativo, ma non sempre efficace. Permangono forti diseguaglianze territoriali, una crescita preoccupante dei residui e una difficoltà strutturale nel trasformare le risorse in risultati tangibili e omogenei. “La gestione efficiente della spesa – si legge nella Relazione – resta una sfida cruciale per la sostenibilità del sistema sanitario nazionale”.

(Sollecitato da Dubbio)

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