venerdì 22 agosto 2025

Il ritorno della mela Rosa Romana

 Antica varietà dell’Appennino bolognese


di Valentina Pagani


C’era una volta sull’Appennino un’unica varietà di mela appartenente alla famiglia delle mele rosse invernali: c’era una volta… ed è tornata!
La mela rosa romana era un tempo una mela diffusissima nei frutteti agricoli dell’Appennino; nei campi e nei frutteti delle campagne collinari e montane era la regina incontrastata. Le proprietà organolettiche della rosa romana erano molte e molto apprezzate: con la polpa soda e molto croccante, il suo consumo di massa si è sempre basato su questa qualità del frutto. Oggi questa antica coltivazione del frutto torna ad essere protagonista grazie alla passione e all’impegno di alcuni produttori locali e di istituti agrari e di ricerca. Essa rappresenta anche un tassello di grande valore verso la biodiversità e il recupero del territorio, che risente fortemente dell’abbandono e che invece ha ancora caratteristiche ottimali per offrire coltivazioni di elevata qualità.

Quasi sicuramente ricorderanno quanto questo frutto, a voi sconosciuto, portava con sé il ricordo di inverni passati trascorsi scaldandosi nei vecchi focolari. Fu proprio in quegli anni che la mela rosa romana perse pian piano terreno rispetto alle produzioni intensive delle nuove varietà di mele. Come Elstar, Golden, Granny Smith, Pink Lady e Fuji che oggi conosciamo così bene. Esse stavano diventando più redditizie, più standardizzate e omogenee e soprattutto più richieste dai mercati. La rosa romana era ed è tutt’ora una mela non facile: si raccoglie in ottobre ma si consuma solo mesi dopo, a partire da Natale. Essa necessita di un processo di maturazione lento, che avviene naturalmente, per poter raggiungere la sua dolcezza e diventare pronta al consumo.

A differenza delle mele di massa, che necessitano di uno stoccaggio in frigoriferi per lunghi mesi prima di essere vendute, la rosa romana ha bisogno di pazienza. È il tempo che rende questo frutto tanto speciale e unico. Una caratteristica che la rende oggi molto interessante per il consumatore moderno, attento alla qualità, alla genuinità e alla storia dei prodotti che acquista.

Grazie all’impegno dell’Istituto Agrario di Imola, della Fondazione Navarra e della Facoltà di Agraria di Bologna, insieme ad alcuni imprenditori agricoli coraggiosi, la rosa romana è stata riportata in auge. Un lavoro che ha comportato anni di ricerca sul DNA degli antichi meli, il recupero di antiche piante sopravvissute nei cortili e nei frutteti delle famiglie contadine, la selezione accurata dei frutti migliori e la reintroduzione di questa mela nei circuiti produttivi.

Oggi, finalmente, la rosa romana è tornata a far parte del nostro patrimonio agricolo ed enogastronomico, portando con sé non solo un prodotto di altissima qualità ma anche un pezzo di storia delle nostre campagne.

Il messaggio che arriva dal territorio e dall’impegno del Consorzio con i piccoli produttori sembra portato a un’agricoltura non a scala principale: possono usufruirne le piccole aziende a conduzione familiare, che tutti noi auspichiamo possano tornare ad avere un ruolo centrale nell’economia e nella società.

Per ulteriori informazioni e contatti visitare il sito www.melaromana.it (in allestimento).
Un sito internet che raccoglie tutte le informazioni storiche e scientifiche legate a questo frutto e che sarà un punto di riferimento per chi vorrà saperne di più sulla coltivazione, la trasformazione e il consumo delle mele rosa romana.

Ricetta di mele rosa cotte alla Rosa Romana

Un fragrante ricordo in ogni casa delle nostre nonne e della tipica tradizione contadina. Una preparazione semplice e salutare per un dessert che esalta le qualità della mela.

Ingredienti:

  • mele rosa romana
  • zucchero di canna q.b.
  • cannella q.b.
  • vino rosso corposo (es. Sangiovese)

Preparazione:
Lavate bene le mele, togliete il torsolo e tagliatele a dadini.
Mettetele in una casseruola con un po’ di zucchero e un bicchiere di vino rosso.
Aggiungete una spolverata di cannella.
Cuocete a fuoco lento fino a quando la mela diventa morbida e succosa.
Servite ben calde.

(Inviato da Dario Mingarelli) 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buona cotta come la mela cotogna. Da conserva invernale e per crostate, poco adatta per consumo da fresca. Questa è la mia opinione.

Anonimo ha detto...

Non si mangia, è la peggiore di tutte le varietà, poi spendi anche dei soldi per cuocerla?