Con
l’ingresso dello studio dell’artista e della casa di Cosimo Della
Ducata a Lecce sale
a 78 il numero delle realtà museali che fanno parte della rete
Riceviamo:
Uno
studio d’artista, specchio fedele dell’attività pittorica e
della vita di un grande pittore contemporaneo. Una nuova realtà
emiliana entra a far parte della rete nazionale di case di personaggi
illustri: il Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazionale
Case della Memoria, dopo il parere positivo espresso dal Comitato
Scientifico, ha approvato nei giorni scorsi l’ingresso dell’Atelier
Tullio Vietri a Bologna. Una casa d’artista che fa
coppia con un’altra appena entrata nella cerchia delle case della
Memoria: quella del pittore e scultore Cosimo Della Ducata a
Lecce. Sale così a 78 il numero di case museo che fanno parte
dell’Associazione, distribuite in 12 regioni italiane.
«Lo
studio curato dalla figlia dell’artista, Silvia Vietri, che ci ha
invitato a visitarlo, testimonia molto bene della sua attività
artistica e della sua vita – commenta Adriano Rigoli,
presidente dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -.
L’atelier custodisce un consistente nucleo di opere che abbraccia
tutti i periodi dell'attività del pittore e riveste un ruolo
fondamentale per la conoscenza dell’artista, complementare alle
numerose opere che si trovano a Oderzo (TV), sua città d'origine».
«I
colori, gli strumenti, i bozzetti: nell’atelier di Tullio Vietri si
respira arte – aggiunge Marco Capaccioli, vicepresidente
dell’Associazione Nazionale Case della Memoria -. Abbiamo raccolto
con entusiasmo l’invito di Silvia a visitare l’atelier di suo
padre: abbiamo scoperto uno spazio vivo che racconta tanto della
quotidianità dell’artista. Una tappa densa di significato lungo
quel percorso di scoperta del nostro patrimonio diffuso che come
associazione cerchiamo di tracciare».
L’Atelier
Tullio Vietri
L’Atelier
di Tullio Vietri (Oderzo, 23.01.1927- Bologna 23.04.2016) si trova a
Bologna in via Saragozza 135. È stato il suo rifugio, intimo e quasi
impenetrabile: sulla porta nessun nome, sul campanello ufficio. Un
luogo di lavoro, un laboratorio e un deposito dove negli anni si
accumulano giornali, riviste, pennelli, colori a tempera, acrilici,
vernici, colla, puntine, chiodi, martelli, materiali di recupero,
pannelli di faesite, fogli di carta e gli oggetti più disparati
insieme a documenti d’archivio, disegni e dipinti accatastati gli
uni sugli altri.
Montagne
di disegni, dai tempi dei primi studi di geometria euclidea e non
euclidea, delle copie dal vero, della riproduzione dei maestri a una
sorta di diario per immagini in un centinaio di volumi grandi e
piccoli che raccoglie una serie interminabile di schizzi, bozzetti,
appunti. E altrettanti dipinti, dai primi olii della giovinezza
chiusi in cartoni con tanto di tavolozza e tubetti di colore ai tanti
quadri incorniciati o montati, fino alle migliaia di dipinti su
carta, faesite o materiali di recupero.
Non
ci sono libri, la biblioteca (di oltre 10.000 volumi) è rimasta
nell’abitazione a pochi passi dallo studio. Un’ancora di salvezza
che negli ultimi anni consente a Vietri, dal 2009 fortemente limitato
nella deambulazione, di continuare a leggere, studiare e soprattutto
disegnare in tranquillità. Fino al ’94 anche lo studio di pittura
era interno all’abitazione, ma l’arricchimento costante del fondo
librario, la redazione della rivista Critica Radicale fondata
nell’ ’88 e il continuo crescere della produzione artistica
saturano gli spazi.
Dalla
metà degli anni ‘70 infatti Vietri si era trovato a disporre
appieno del suo tempo: si era allontanato dal mondo dell’arte e
dalla scena pubblica. Può quindi dedicarsi alla pittura senza
vincoli, libero di stare quotidianamente ore e ore davanti al
cavalletto: occorrono nuovi spazi e il nuovo spazio è tutto e solo
dedicato alla pittura. Tra il 1995 e il 2008 Vietri dipinge nel suo
nuovo e ultimo studio, dove raccoglie la stragrande maggioranza delle
sue opere e dove continua incessantemente a produrre finché gravi
difficoltà di deambulazione gli impediranno di raggiungerlo.
Dal
2010 si susseguono progressive risistemazioni volte a salvaguardare
opere e locali. Nel 2017 poi, in esecuzione delle volontà
testamentarie di Vietri, il Comune di Oderzo preleva le opere
pittoriche e grafiche che insieme ad archivi e libri andranno a
costituire il progettato centro di documentazione.
L’
atelier però resta intatto con tutti i suoi arredi e gli
strumenti di lavoro: i cavalletti con gli ultimi dipinti ancora
fissati con le puntine da disegno, barattoli di colore e di colla,
tanti pennelli ancora intrisi di colore, il tavolo da disegno… Una
realtà nell’insieme ancora capace di parlare dell’artista, una
realtà che la figlia Silvia e la moglie Anna Maria hanno deciso di
mantenere e rivitalizzare.
È
stata quindi collocata nello studio la maggior parte della collezione
privata, sulle pareti sono stati esposti i quadri già montati, sugli
scaffali sono stati collocati centinaia di fogli messi da parte negli
anni per la famiglia e anche qualche cartella di grafica sempre
conservata nell’abitazione dell’artista è andata a ricostruire
l’ambiente insieme ad un piccolo gruppo di dipinti a olio della
giovinezza sempre gelosamente custoditi tra le cose di casa.
Nell’
atelier è stata portata anche la grande scrivania che per anni era
stata in biblioteca, insieme alla macchina da scrivere su cui Anna
Maria batteva sotto dettatura i testi del marito. Infine i cataloghi
degli artisti recensiti nella rivista, dei contemporanei di cui aveva
visitato le mostre o semplicemente di quelli più vicini per amicizia
o per conoscenza personale. Qualche mobile di casa completa
l’ambiente che pur non essendo più quello di Vietri vivente,
restituisce comunque un’immagine veritiera dell’uomo,
dell’artista e dell’operatore culturale.
Associazione
Nazionale Case della Memoria
L’Associazione
Nazionale Case della Memoria mette in rete 78
case museo
in 12 regioni italiane (Piemonte,
Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio,
Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna)
che hanno deciso di lavorare insieme a progetti comuni e per
promuovere questa forma museale in maniera più incisiva anche in
Italia. Abitazioni legate a tanti personaggi della cultura italiana:
Giotto, Giovanni Boccaccio, Francesco
Datini, Leonardo da Vinci, Niccolò Machiavelli, Francesco Cavassa e
Emanuele Tapparelli d’Azeglio, Agnolo Firenzuola, Pontormo,
Benvenuto Cellini, Filippo Sassetti, Lorenzo Bartolini, Silvio
Pellico, John Keats e Percy Bysshe Shelley, Francesco Guerrazzi,
Giuseppe Verdi, Elizabeth Barrett e Robert Browning, Pellegrino
Artusi, Corrado Arezzo de Spucches e Gaetan Combes de Lestrade,
Giosuè Carducci, Sidney Sonnino, Giovanni Pascoli, Giacomo Puccini,
Ferruccio Busoni, Maria Montessori, Enrico Caruso, Giorgio e Isa de
Chirico, Antonio Gramsci, Raffaele Bendandi, Piero Bargellini, Enzo
Ferrari, Primo Conti, Leonetto Tintori e Elena Berruti, Indro
Montanelli, Italo Zetti, Ivan Bruschi, Ilario Fioravanti, Goffredo
Parise, Barbara Marini Clarelli e Francesco Santi, Loris Jacopo
Bononi, Giorgio Morandi, Sigfrido Bartolini, Venturino Venturi,
Luciano Pavarotti, Robert Hawthorn Kitson con Frank William Brangwyn
e Daphne Phelps, Elémire Zolla, Toti Scialoja e Gabriella Drudi,
Gabriele D’Annunzio (il Vittoriale degli Italiani), Papa Clemente
XII, Giacinto Scelsi e Giulio Turci, Filadelfo e Nera Simi,
Secondo Casadei, Carlo Levi, Domenico
Aiello e Michele Tedesco, Marino Moretti, Augusto e Anna Maria
Radicati, Mauro Giuliani, Carlo Mattioli, Michelangelo Buonarroti,
Sofia ed Emanuele Cacherano, Michele De Napoli, Aurelio Saffi,
Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, Francesco Messina, Giuseppe
Garibaldi, Francesco Baracca, Giovanni Verità, Ugo Tognazzi,
Salvatore Quasimodo, Cosimo Della Ducata, Tullio Vietri e
con il Cimitero di Porta a Pinti (cosiddetto Cimitero degli Inglesi),
il Cimitero degli Allori a Firenze e la Casa della Memoria di Milano.
L’Associazione
Nazionale Case della Memoria è in Italia l’unica rete museale di
case museo di personaggi illustri a livello nazionale, partecipa alla
Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane di ICOM
Italia ed è “istituzione cooperante" del Programma
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