Riceviamo
e pubblichiamo.
Buone
notizie per i lavoratori dello stabilimento Manz di Sasso
Marconi: presso
la sede della Città Metropolitana, la multinazionale tedesca e
le Organizzazioni sindacali, alla presenza delle Istituzioni, hanno
raggiunto un’intesa sul tema dei nove esuberi dichiarati
dall’Azienda.
Dopo
una lunga trattativa, oggi è stato siglato ufficialmente
l' accordo che prevede l’utilizzo dello strumento della mobilità
volontaria di accompagnamento alla pensione
(con una piena integrazione salariale), nonché uscite
volontarie incentivate economicamente
ritenute congrue dai lavoratori. Lo riferiscono Fiom-Cgil
Bologna e Fim Cisl Bologna, in una nota congiunta, aggiungendo
che "l’azienda ha dichiarato inoltre di ritenere chiuso il
processo di riorganizzazione aziendale e si impegna a riaprire
una discussione su un Piano industriale che dia concrete prospettive
di sviluppo al sito produttivo di Sasso Marconi".
Ma
i sindacati sono soddisfatti solo a metà: "La vicenda Manz -
dicono Fiom-Cgil e Fim Cisl - che pure si è conclusa
positivamente, ha evidenziato per l’ennesima volta il
tema dell’eccessivo potere delle multinazionali; un potere
favorito anche dalla mancanza di un quadro normativo chiaro e
vincolante". E' per questo che i sindacalisti invocano
"provvedimenti urgenti e concreti che impongano, in particolar
modo alle imprese globali, una maggiore responsabilità sociale
e un maggior rispetto degli accordi e del territorio in cui
si trovano ad operare". A tal proposito, ricordano i
sindacati, "il Patto per il lavoro firmato da Regione Emilia
Romagna, Cgil, Cisl, Uil, Unindustria, ecc. non può continuare
a esistere solo sulla carta, è anzi necessario che le Istituzioni si
facciano maggiormente carico della suo rispetto e della sua
applicazione".
4 commenti:
IN POCHE PAROLE SI SONO AUTOLICENZIATI...QUINDI NN E' CAMBIATO NULLA!
Altra sconfitta da attribuire al sindacato CONCERTATIVO e NON PIU' DI LOTTA.
Ma quale lotta si intende? Spero la forma canonica dello sciopero... anche se fare sciopero in certe aziende in crisi, significa fare a loro un grande favore, permettendogli di risparmiare sulle retribuzioni.
Comunque, pensando alla sola forma di lotta legalmente attuabile, il sindacato può anche proporla ma devono essere i lavoratori ad attuarla.
E nel 2016 non ci sono più gli idealisti degli anni 60-70-80 che, pur di essere parte integrante di un processo di miglioramento, erano disposti a perdere parti importanti del prorio salario.
Nel 2000 la gente si fa i conti in tasca e valuta se ciò per cui gli viene chiesto di lottare è meritevole di una riduzione del proprio salario oppure no.
Ecco che allora sarebbe necessaria una riflessione tra le sigle sindacali, se non sia il caso di mettere a disposizione dei lavoratori un fondo che integri, del tutto o in buona parte, il mancato salario per le ore di sciopero.
Pare che il sistema che i sindacati hanno messo insieme sia tale da non far capire quale sia il loro reale patrimonio immobiliare (e non...); sarebbe ora che anche loro si adoperassero per rendere trasparente il loro operato, visto che ricevono e gestiscono il denaro dei loro iscritti.
COPIA INCOLLA COME CON LA SAECO
A SPESE DELLA FISCALITA' GENERALE
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