lunedì 28 marzo 2016

Il sindaco delude? Va a casa.

Con il commento  'Speriamo che la votino in fretta come quando si devono aumentare le loro prebende ', rivolto evidentemente ai parlamentari, un lettore ha inviato questo articolo di Francesco Cerisano che tratta di una proposta di legge:


Se diretta è l'investitura, diretta potrà essere anche la revoca. I sindaci che tradiscono il mandato degli elettori potranno essere mandati a casa senza attendere la fine della legislatura. Basterà aspettare 18 mesi e raccogliere le firme del 15% dei votanti dell'ultima tornata elettorale.
Non servirà nessun quorum per la validità del referendum i cui costi saranno a totale carico del comune. Se sfiduciato dai propri cittadini, il sindaco si intenderà revocato e il Viminale dovrà indire nuove elezioni entro i tre mesi successivi. La proposta di legge di Pino Pisicchio (AC n.3660) è appena stata presentata alla camera e fa già molto discutere. Perché i sindaci (e soprattutto quelli dei piccoli comuni che si sentono accerchiati da progetti di associazionismo forzoso imposti in nome dell'efficienza e dei risparmi di spesa) la interpretano come una spada di Damocle agitabile per sovvertire l'esito democratico delle elezioni. «Ma in realtà», spiega Pisicchio, «si tratta di uno strumento di democrazia continua, particolarmente necessario in questo periodo storico in cui la crisi dei partiti ha prodotto un forte deficit democratico». «Fino alla fine degli anni 80», osserva il deputato pugliese, «gli italiani iscritti ai partiti erano 4 milioni e mezzo, in pratica il 10% del corpo elettorale. Ora questo numero sta precipitando, c'è una forte disaffezione, l'astensionismo sta raggiungendo livelli record e si fa fatica in questo quadro a parlare di democrazia compiuta». La scelta della classe dirigente diventa quindi un problema reale e le possibilità di commettere errori sono molto elevate. Il ragionamento allora diventa molto semplice: visto che è impossibile mandare a casa i deputati, perché la Costituzione non lo consente, tanto vale iniziare dai comuni «dove si verifica non di rado che il rapporto di fiducia tra il capo dell'amministrazione locale, investito dal voto popolare, e il corpo elettorale non sia più in sintonia». E dove, prosegue Pisicchio, spesso i consigli comunali, spinti da una logica di autoconservazione, «finiscono per creare condizioni di tutela del sindaco» anche quando ormai la sua immagine è compromessa. Pisicchio, che è presidente del Gruppo Misto, spera che i lavori in commissione affari costituzionali possano iniziare prima dell'estate. E punta a raccogliere un ampio consenso sul testo ma soprattutto una discussione rapida. «Lo spiegherò nella conferenza dei capigruppo», dice. «Non a caso ho formulato la proposta alla vigilia delle amministrative».

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