E dopo lo
stress per l’esame di licenza Media, una rilassante aggressione a un
autotrasportare.
Protagonisti del singolare programma due sedicenni di Bologna che i Carabinieri di Porta Lame
hanno identificato e denunciato per concorso
in lesioni aggravate e ingiuria, in quanto responsabili dell’aggressione
patita il mese scorso a Bologna da Daniele NATALI, un autotrasportatore 60enne.
Erano da
poco passate le 13 del 17 giugno quando il 60enne, in via Calori per sbrigare
alcune commissioni di lavoro, fu avvicinato da tre ragazzi, uno dei quali aveva
iniziato a prenderlo in giro con riferimento alla sua età, ritenuta dagli
adolescenti avanzata. L’autotrasportatore, sentendosi offeso, dapprima invitava
il giovane a piantarla, poi, dopo che al primo anche un altro del terzetto aveva
iniziato a dileggiarlo, reagì chiedendo spiegazioni e allontanandolo con una
spinta. A quel punto il secondo ragazzo. prima si toglieva gli occhiali da sole
e poi lo colpiva al volto con un pugno talmente forte da farlo cadere a terra
tramortito.
Inizialmente
i ragazzi, non rendendosi conto della loro vittima, avevano continuato a
sbeffeggiarlo, poi, visto che l’uomo appariva quasi privo di sensi e perdeva
sangue dalla bocca, si erano spaventati e lo stesso che aveva sferrato il
cazzotto, chiamò il 118 per segnalare che una persona era caduta a terra nel
corso di una lite. Tra il sangue che gli sgorgava dalle ferite in bocca e una
amnesia sopraggiunta a causa del trauma, il 60enne quando si riprese chiese ai suoi stessi aggressori cosa
fosse successo e loro imbastirono una generica versione, dapprima di una caduta
non meglio specificata, poi di un diverbio sfociato in qualche spinta a seguito
delle quali lui sarebbe caduto battendo il volto.
Il ferito fu
trasportato in ambulanza al Pronto Soccorso e successivamente gli furono riconosciute
gravi lesioni alla mascella. Il giorno seguente l’uomo si recò dai Carabinieri di Porta Lame e fece una
precisa denuncia. Da lì è iniziata la
ricostruzione da parte del Comandante della Stazione, Luogotenente Salvatore
D’Elia, che si è avvalso della sua pluridecennale conoscenza del proprio
territorio.
Le indagini
sono partite dalla telefonata giunta al 118, ma con la convinzione già consolidata
che potesse trattarsi di un 16enne del luogo, conosciuto dai Carabinieri in
quanto abituale frequentatore del Parco Graziani dietro al PalaDozza, per la
sua indole litigiosa e la passione per la kickboxing. La tesi iniziale dei
Carabinieri ha trovato riscontro quando, ricevuti i tabulati telefonici
del 118, è stata verificata l’identità della titolare della scheda telefonica:
una donna nata nel 1925 di origine campana, come di origine campana è il
giovane sospettato. Ascoltata la telefonata i sospetti si concretizzavano
ancora di più: non c’era dubbio che la voce tremolante fosse quella del
ragazzino. La ricostruzione anagrafica ha confermato infine che l’intestataria
della scheda era proprio la nonna del giovane.
La ricerca
sul territorio intanto aveva consentito di individuare un uomo adulto,
rintracciato dai Carabinieri, che aveva visto in faccia i tre ragazzi subito
dopo l’aggressione, trattenendosi con loro ed il ferito nei momenti
immediatamente seguenti all’aggressione: la sua testimonianza ha fissato i
momenti successi all’aggressione in maniera inequivocabile.
La
ricostruzione era pressoché completa. Il Luogotenente D’Elia andava a casa del
giovane che davanti ai genitori, dopo qualche iniziale ritrosia, ammetteva le
proprie responsabilità e descriveva anche i comportamenti degli altri due
ragazzi. Soltanto due di loro, i 16enni, avevano responsabilità dirette per
quanto accaduto, mentre il terzo, un 14enne, aveva assistito in disparte ed è
risultato estraneo alla vicenda. Poco prima dell’aggressione, i tre ragazzi
erano usciti da una scuola situata in zona Saffi, dove avevano sostenuto la
prova di matematica per il conseguimento della licenza di Terza Media e dopo
una sosta ai giardini avevano incrociato casualmente il NATALI in via Calori,
iniziando a sbeffeggiarlo. Da lì era nato tutto.
Le indagini,
coordinate dalla Procura de Minori, hanno permesso di escludere che si
trattasse di un caso di knockout game, la scellerata abitudine nata negli
States di colpire senza motivo passanti inermi, ma soltanto di un diverbio per
futili motivi che rischiava di finire in tragedia.
Dal
Comando Provinciale Carabinieri di Bologna
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