Hanno percorso in 5 giorni gli 86 chilometri che separano Prato da Marzabotto, attraversando l'Appennino lungo la strada che 2500 anni fa collegava Pisa a Spina (Comacchio), l'antica Via del Ferro.
I podisti dell’Etruscan Trail, guidati dalla guida ambientale Gianfranco Bracci, sono arrivati a Marzabotto proprio nel giorno della Festa di Kainua che ogni anno celebra il passato etrusco della cittadina dell’Appennino, e hanno partecipato alla conferenza che quest’anno verteva proprio sulla importante arteria, una vera e propria superstrada, usata per il trasporto, dai giacimenti dell’isola d’Elba fino al mare Adriatico, del prezioso metallo che arricchì gli Etruschi e di cui essi furono abili utilizzatori: il ferro.
La via del ferro, o via etrusca dei due mari, è considerata la più antica strada selciata d’Europa: risale al VI-V secolo a.C. e venne citata persino dallo Scyliax di Carianda, storico greco, nel 'Periplo del Mare e della Terra d'Europa, Asia e Libia'(513 a.C.)
In questo importante manuale, una sorta di ‘portolano del Mediterraneo’, venivano date istruzioni e informazioni pratiche, basate sull’esperienza, per percorrere itinerari per lo più a fini commerciali.
Questo testo, riferendosi all’itinerario tra i porti di Pisa e Spina parla di questa via, percorribile in tre giorni, tempo che pare troppo breve per carovane che dovevano prevedere l’utilizzo di carri o bestie da soma, gravati di pesanti carichi.
Nella conferenza di Marzabotto, tenutasi al Museo ‘Aria’, che ha visto la partecipazione oltre che dei podisti dell’Etruscan trail (Gianfranco Bracci, Claudio Calastri e Giuseppe Centauro), di Filippo Maria Gambari (Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna), Paola Desantis (Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto), Simonetta Monesi, (Assessore alla Cultura del Comune di Marzabotto), e Corrado Re (Archeologo e curatore del Festival Kainua), il Soprintendente Gambini avanzava una interessante ipotesi, che cioè lo Scyliax parlando di tre giorni si riferisse al tempo di percorrenza via terra, cioè quello per lo scavalcamento dell’Appennino,in quanto molta parte del rimanente tragitto poteva essere percorso via acqua, utilizzando i corsi dei fiumi Arno, Setta o Reno.
Fino a poco tempo fa si pensava che gli Etruschi non possedessero una evoluta tecnica di costruzione delle strade e che la loro civiltà, basata su un sistema politico ‘policentrico’, non avesse sviluppato una rete stradale evoluta.
Ma nella primavera del 2004, da un cantiere di Capannori (Lucca), affiorò un tratto di strada selciata pieno di bucchero e vasi attici.
L’archeologo lucchese Michelangelo Zucchini, che già si era occupato di studi sull’argomento, con una serie di scavi ha riportato alla luce un tratto notevole (circa trecento metri) di strada “imprevista e impensabile per ubicazione, per imponenza (quasi 7 metri di larghezza) e per cronologia (500 a.C.)”, scrive Zecchini nella descrizione della via etrusca.
Dai suoi studi la via sembra emergere come una delle arterie extraurbane più antiche di Italia che permetteva agevolmente il passaggio di due carri. “Dovrebbe risalire al sesto secolo a.c. - spiega Gianfranco Bracci, che ha cercato di ripercorrerla - e quei resti hanno dato la conferma di quanto affermava il geografo greco Scyliax sulla via del ferro.
Il rinvenimento della coeva città di Gonfienti indirizza verso l’idea di una programmazione infrastrutturale ed urbanistica etrusca finora impensabile”.
La Via del Ferro aveva nelle due città gemelle di Gonfienti di Prato (Toscana), dove sono stati fatti recentemente importantissimi ritrovamenti, e Marzabotto (Emilia), costruite di qua e di là d’Appennino dagli Etruschi del VI sec. a.C., “due interporti fondamentali dell’antichità, trait d’union culturali, da cui transitavano, insieme alle merci, notizie, arti, conoscenze e tecnologie del mondo conosciuto di allora”(www.movimentolento.it).
Si fa sempre più concreta l’ipotesi che la città di Marzabotto fosse all’epoca, insieme a Gonfienti, uno dei più importanti scali commerciali dell’Etruria.
1 commento:
Grazie della citazione.
Gianfranco Bracci
gbracci@hotmail.com
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