martedì 23 febbraio 2021

Ridateci il ponte sul Reno a Sasso

Realizzato quando eravamo ancora poveri, con meno tecnologia e tanta buona volontà per merito della Provincia di Bologna

 


 Il 4 maggio 1957 si inaugurava solennemente il nuovo ponte su Reno di Sasso Marconi. Iniziava così la nuova stagione della rinascita dopo il passaggio tragico della seconda guerra mondiale che aveva lasciato devastazioni e lacerazioni sia nell'ambiente sia negli animi dei sopravvissuti. Il ponte non rappresentava soltanto una importantissima via di comunicazione per persone e merci, ma anche un segnale di orgoglio nazionale in quanto era al momento il maggiore in Italia per apertura dell'arco a unica campata ( 144 metri) e il quarto in Europa, preceduto solo da uno francese e due svedesi. Era il coronamento di un lungo lavoro di preparazione e progettazione che aveva avuto per protagonista principale la Provincia di Bologna.

Dopo la distruzione nel 1944 del Ponte Albano, lungo il tragitto più agevole per raggiungere Firenze attraverso Castiglione e Monte Piano, si dovevano in quel momento percorrere passaggi alternativi più lunghi e di conseguenza più onerosi, o attraverso la Futa, o dal Passo della Collina percorrendo la Porrettana. Nel '46 quindi si decise di ricostruire o costruire ex novo, un ponte sul Reno a Sasso Marconi.

Nel 1950 venne emesso un bando di concorso per la progettazione dell'opera e furono 66 i progetti presentati. Risultò vincitore quello del professor ingegner Bruno Bottau, presidente dell'associazione ingegneri di Bologna, che prevedeva una soluzione molto ardita: in cemento armato, ad arcata unica di 144 metri di luce, alto 28 metri. La lunghezza comprensiva dei viadotti di accesso di 220 metri. La carreggiata larga 9 metri, oltre ai due marciapiedi di metri 1,20 ciascuno. Sotto una delle campate di sinistra avrebbe dovuto correre la ferrovia Porrettana. La spesa prevista era di 150 milioni, per giungere poi, in base a nuovi calcoli, a 163 milioni e 600 mila.

Il collaudo

Il 21 settembre 1954 iniziarono i lavori con una cerimonia ufficiale di assegnazione alla presenza del presidente della Provincia, Roberto Vighi e, tra le altre personalità, del sindaco di Sasso Marconi Evaristo Stanzani, del sindaco di Monzuno Avoni, del progettista ingegner Bottau.

In quell'occasione si sottolineò che l'opera avrebbe fatto risparmiare agli automobilisti 30 milioni l'anno e quindi in sei anni sarebbe stata ripagata.

Dopo innumerevoli battute d'arresto, lungaggini burocratiche dovute principalmente al Ministero dei Lavori Pubblici e a imprevisti in corso d'opera, il ponte fu ultimato alla fine del 1956.

Il costo dell'opera fu, per il solo ponte, 118 milioni di lire, e per l'intera variante 142 milioni, inferiore a quella di 163 milioni e 600 mila lire approvata e superiore di soli 56 milioni all'ammontare del danno bellico riconosciuto per il vecchio Ponte Albano.

Il 19 marzo 1957 ebbero luogo le prove di collaudo: un carro armato, sistemato su un trattore apposito e diversi autocarri carichi di sabbia del peso di 44 tonnellate ciascuno si disposero a tappeto sul piano del ponte. Le prove continuarono per tutta la notte e i risultati furono dichiarati 'ottimi'.

La settimana dopo il ponte fu già aperto al traffico, ma l'inaugurazione ufficiale avvenne il 4 maggio 1957 alla presenza del Ministro dei Lavori Pubblici Romita.

Il presidente della Provincia Vighi scrisse: “La parola fine fu così apposta in fondo all'ultima pagina dell'avventuroso libro che narra le tormentate vicende di un ponte piuttosto stizzoso. Fine che significherà l'inizio di una nuova vita per la Val di Setta che dal ponte sul Reno trarrà nuovi motivi di valorizzazione.”


Ci vollero quindi 7 anni dalla emissione del bando alla inaugurazione, di cui 2 e mezzo di effettivi lavori per ottenere un'opera che fu uno dei vanti dell'Italia del dopoguerra e della cui importanza solo ora ci accorgiamo perchè non è agibile. L' abbiamo sempre percorsa dandola per scontata, tanto eravamo abituati a vederla lì, accanto alla Rupe, parte integrante del panorama di Sasso.

Adesso che non vediamo l'ora di vederla riparata per poterla ripercorrere in tutta sicurezza, ci auguriamo che autorità e tecnici si dimostrino all'altezza di quelli che allora permisero uno dei miracoli dell'ingegno italiano.

 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante e apprezzata questa pagina di storia ingegneristica.
Grazie!