venerdì 26 febbraio 2021

Processionaria: una fila di problemi

Con una interrogazione all’Assemblea Legislativa il Consigliere di Rete Civica Progetto Emilia-Romagna Marco Mastacchi sollecita un controllo sulla situazione delle infestazioni da “processionaria” nei nostri territori.

Marco Mastacchi

di Letizia Rostagno


La processionaria: un piccolo insetto, un bruco che diventa falena che sembrerebbe del tutto innocuo al pari di altri che ci capita di osservare in natura. Si tratta invece di un parassita in grado di provocare danni nell’ambiente e scatenare spiacevoli e dolorose reazioni, quando non pericolose e persino letali, negli organismi viventi, uomini e animali, che abbiano la sventura di venirne a contatto. Il danno ambientale è a carico di quasi tutte le specie di pino e dei cedri. L’albero viene colonizzato, prima per costruire i nidi sulle estremità dei rami e poi come fonte di alimentazione dato che la processionaria si ciba degli aghi dei pini, defogliandoli e compromettendo così intere pinete. In natura ne esistono una quarantina di specie ma quelle più diffuse in Italia sono quella del pino e quella della quercia. E’ un insetto termofilo e dunque prolifera nelle regioni temperate del Mediterraneo e si insedia di preferenza lungo le alberature stradali e sugli alberi al limitare di formazioni boscose. E’ considerato altamente dannoso alla sopravvivenza delle pinete e i peli urticanti che ricoprono l’insetto con funzione difensiva provocano reazioni allergiche di diversa gravità e fino allo shock anafilattico in animali e uomini che ne vengano in contatto.


La piantumazione in anni passati di specie di pino non autoctone e i cambiamenti climatici che hanno portato a un innalzamento delle temperature hanno di fatto allargato le aree di azione di questi parassiti, che sono diventati un problema anche in città e in zone abitate, dove i viali alberati, i giardini pubblici e privati e le aree verdi, frequentate da adulti, bambini e animali domestici sono potenzialmente a rischio.

La lotta a questo pericoloso lepidottero è possibile in diversi modi e a diversi stadi del suo sviluppo. Si va dal taglio dei rami con i nidi da farsi in inverno, all’uso di colle lungo il fusto dell’albero o in apposite trappole a imbuto possibili da metà febbraio a metà marzo quando le larve scendono “in processione” lungo il fusto, alla lotta biologica con l’utilizzo di feromoni o di prodotti a base di Bacillus thuringiensis o della Formica rufa, suo unico nemico naturale. Non mancano possibilità di interventi chimici o di utilizzo di armi da fuoco.

Da ricordare che in Italia dal 1998 la lotta a questo insetto è obbligatoria nelle aree ritenute a rischio infestazione.

In considerazione di quanto sopra il Consigliere Mastacchi chiede alla Regione se sia a conoscenza di questa occorrenza e se si stia monitorando l’attività delle amministrazioni comunali che proprio in questo periodo dovrebbero, nelle aree infestate, provvedere all’eliminazione meccanica dei nidi. Propone inoltre, valutata l’opportunità, l’attivazione di una profilassi tramite l’autorità sanitaria competente per prevenire rischi per la salute delle persone e degli animali domestici.

La risoluzione viene votata in Aula all´unanimità insieme all´emendamento sulla stessa presentato dal PD.


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