martedì 24 giugno 2025

Corno alle Scale, al via la sostituzione della seggiovia Cavone-Rocce.

Investimento da 4,5 milioni grazie ai fondi del Ministero del Turismo



Prende ufficialmente il via l’iter per la sostituzione della storica seggiovia Cavone-Rocce, nel comprensorio sciistico del Corno alle Scale, sull’Appennino bolognese. Lo stesso dove mosse i primi passi sugli sci Alberto Tomba. I lavori, previsti nei prossimi mesi, dovrebbero concludersi entro la fine di novembre.

A rendere possibile l’intervento sono i fondi messi a disposizione da un bando del Ministero del Turismo, che coprono circa il 90% dei 4,5 milioni di euro necessari. A questi si aggiungono altri 880mila euro – anch’essi di provenienza ministeriale – destinati al potenziamento dell’impianto di innevamento artificiale, con l’obiettivo di garantire l’80% di copertura del comprensorio in un tempo stimato tra le 100 e le 120 ore.

L’attuale seggiovia, realizzata nel 1983 e ormai giunta a fine vita tecnica, sarà dismessa. Il nuovo impianto seguirà lo stesso tracciato, manterrà la configurazione a due posti ma avrà una portata oraria superiore e un numero ridotto di pali. Intesa Sanpaolo garantirà l’anticipo del finanziamento. Per consentire i lavori, la seggiovia resterà chiusa per tutta l’estate.

Gli interventi sono stati presentati in conferenza stampa da Flavio Roda, presidente della FISI e della società di gestione Corno alle Scale Srl, e da Marco Palmieri, presidente di Piquadro e capofila del gruppo di imprenditori locali che ha dato vita alla nuova società di gestione.

“Quella seggiovia è strategica: serve la maggior parte dei visitatori che arrivano in auto – ha spiegato Palmieri –. Inoltre, dalla stazione a monte parte l’impianto che conduce alla vetta del comprensorio”.

Palmieri, imprenditore originario dell’Appennino, ha sottolineato anche il valore economico e sociale del comprensorio: “Nei quattro mesi invernali, il Corno alle Scale richiama circa 100mila sciatori. È un volano economico straordinario per la valle e contribuisce a contrastare lo spopolamento. L’investimento è fondamentale, anche alla luce delle difficoltà legate al cambiamento climatico. Non sappiamo per quanto tempo sarà possibile mantenere operative le stazioni sciistiche, ma dobbiamo guadagnare tempo: l’obiettivo è prolungare il più possibile l’attività sciistica e dare modo alla politica e agli imprenditori di costruire un nuovo modello economico alternativo. Ma non si fa in un anno”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Insomma, comunque la rigiriamo, strutture private e gestite da privati vengono foraggiate quasi al 100% da soldi pubblici. Naturalmente tutto viene giustificato per la salvaguardia del turismo, dell'indotto, dell'antispopolamento dell'appennino ecc. ecc. Tutto vero cari (IM)prenditori!
Mi chiedo però come potremo accordarci con Giove e Pluvio affinché concordino di garantirci neve abbondante d'inverno e fino a Pasqua.

Anonimo ha detto...

Solo delle persone senza alcuna responsabilità economica, dissennate, possono investire una quantità di denaro pubblico enorme in un progetto fallimentare.
Nessun imprenditore con propri denari si appresterebbe ad un anti-investimento così catastrofico.
Ovviamente, sono tutti bravi a fare gli investitori con i denari altrui, quelli pubblici.
Sarebbe il caso di dire che il caldo e la mancanza ormai decennale di neve danno alla testa e la stura a comportamenti così.
Robe da matti.

Anonimo ha detto...

Bretella tra Reno e Setta: 7 km di tunnel per la modica cifra di 600 milioni di euro.
Tanto c'è la Carta PagoPA(ntalone) che non ha limiti di strisciamento e di plafond.