Investimento da 4,5 milioni grazie ai fondi del Ministero del Turismo
Prende ufficialmente il via l’iter per la sostituzione
della storica seggiovia Cavone-Rocce, nel comprensorio sciistico del Corno alle
Scale, sull’Appennino bolognese. Lo stesso dove mosse i primi passi sugli sci Alberto
Tomba. I lavori, previsti nei prossimi mesi, dovrebbero concludersi entro la
fine di novembre.
A rendere possibile l’intervento sono i fondi messi a
disposizione da un bando del Ministero del Turismo, che coprono circa il 90%
dei 4,5 milioni di euro necessari. A questi si aggiungono altri 880mila euro –
anch’essi di provenienza ministeriale – destinati al potenziamento
dell’impianto di innevamento artificiale, con l’obiettivo di garantire l’80% di
copertura del comprensorio in un tempo stimato tra le 100 e le 120 ore.
L’attuale seggiovia, realizzata nel
1983 e ormai giunta a fine vita tecnica, sarà dismessa. Il nuovo impianto
seguirà lo stesso tracciato, manterrà la configurazione a due posti ma avrà una
portata oraria superiore e un numero ridotto di pali. Intesa Sanpaolo garantirà
l’anticipo del finanziamento. Per consentire i lavori, la seggiovia resterà
chiusa per tutta l’estate.
Gli interventi sono stati presentati
in conferenza stampa da Flavio Roda, presidente della FISI e della società di
gestione Corno alle Scale Srl, e da Marco Palmieri, presidente di Piquadro e
capofila del gruppo di imprenditori locali che ha dato vita alla nuova società
di gestione.
“Quella seggiovia è strategica: serve
la maggior parte dei visitatori che arrivano in auto – ha spiegato Palmieri –.
Inoltre, dalla stazione a monte parte l’impianto che conduce alla vetta del
comprensorio”.
Palmieri, imprenditore originario
dell’Appennino, ha sottolineato anche il valore economico e sociale del
comprensorio: “Nei quattro mesi invernali, il Corno alle Scale richiama circa
100mila sciatori. È un volano economico straordinario per la valle e
contribuisce a contrastare lo spopolamento. L’investimento è fondamentale,
anche alla luce delle difficoltà legate al cambiamento climatico. Non sappiamo
per quanto tempo sarà possibile mantenere operative le stazioni sciistiche, ma
dobbiamo guadagnare tempo: l’obiettivo è prolungare il più possibile l’attività
sciistica e dare modo alla politica e agli imprenditori di costruire un nuovo
modello economico alternativo. Ma non si fa in un anno”.
3 commenti:
Insomma, comunque la rigiriamo, strutture private e gestite da privati vengono foraggiate quasi al 100% da soldi pubblici. Naturalmente tutto viene giustificato per la salvaguardia del turismo, dell'indotto, dell'antispopolamento dell'appennino ecc. ecc. Tutto vero cari (IM)prenditori!
Mi chiedo però come potremo accordarci con Giove e Pluvio affinché concordino di garantirci neve abbondante d'inverno e fino a Pasqua.
Solo delle persone senza alcuna responsabilità economica, dissennate, possono investire una quantità di denaro pubblico enorme in un progetto fallimentare.
Nessun imprenditore con propri denari si appresterebbe ad un anti-investimento così catastrofico.
Ovviamente, sono tutti bravi a fare gli investitori con i denari altrui, quelli pubblici.
Sarebbe il caso di dire che il caldo e la mancanza ormai decennale di neve danno alla testa e la stura a comportamenti così.
Robe da matti.
Bretella tra Reno e Setta: 7 km di tunnel per la modica cifra di 600 milioni di euro.
Tanto c'è la Carta PagoPA(ntalone) che non ha limiti di strisciamento e di plafond.
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