martedì 14 dicembre 2021

Arrestato il cugino di Natalia Chinni

E’ lui l’indiziato per la morte della 72enne avvenuta il 29 ottobre scorso a Gaggio Montano

I carabinieri hanno ricostruito l’accaduto che ha portato alla morte di Natalia Chinni.

 La donna è stata raggiunta da una fucilata all’addome mentre stava riparando la recinzione della sua casa a Gaggio Montano.  Pur se  ferita si  è trascinata, prima verso l’auto dove ha trovato il suo cellulare , poi ha  arrancato fino a raggiungere l’interno della sua casa e trovarvi un rifugio sicuro. Infine ha tentato chiedere aiuto con il cellulare, ma non ha avuto la forza per farlo ed è deceduta.  Il presunto omicida, il cugino Fabio Ferrari,  è stato rintracciato a Rimini nella sua casa al mare. L’uomo è agli arresti domiciliari da ieri pomeriggio. L’ipotesi di reato che pende sul suo capo è quella  di omicidio aggravato dai futili motivi e detenzione illegale di armi. 

L'autopsia avrebbe rivelato che la morte della donna  sarebbe avvenuta tra le 9.20 e le 10.30 del mattino e numerose sono le incongruenze nel racconto di Ferrari che i militari sono riusciti a confutare: "Un'indagine complessa in quanto  il corpo è stato trovato solo  in serata dal figlio della vittima che , non vedendola arrivare,  era andato a cercarla. La zona è impervia, quindi il medico legale ha potuto esaminare il corpo dopo diverse ore", ha detto ai cronisti Giovanni Russo che guida il reparto operativo. 

La ricostruzione degli inquirenti degli accadimenti che hanno preceduto la morte della donna sono: Natalia Chinni era inginocchiata e stava riparando una recinzione, quando è stata colpita a distanza ravvicinata, quasi a bruciapelo, all'addome e alle gambe, si è rialzata, probabilmente per mettersi al riparo, si è tolta il maglione per controllare l'entità delle ferite, si è trascinata fino alla sua auto, ha aperto la portiera, ha preso il telefono dalla borsa ed è rientrata in casa, dove poi si è definitivamente accasciata vicino a una poltroncina e dove l'ha trovata la sera il figlio, con il telefono in mano. 

A convincere gli inquirenti della probabile colpevolezza del cugino della vittima sono state principalmente  le testimonianze  dei vicini e dei conoscenti e le analisi del sistema di videosorveglianza delle vicine serre che hanno registrato anche i suoni e i rumori, e quindi anche lo sparo di quella tragica mattina, quando l'attività venatoria era sospesa”.

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