giovedì 25 novembre 2021

L’ex cartiera di Lama di Reno è una eccellenza che va mantenuta e potenziata

 


Il capogruppo di RETE CIVICA - Progetto Emilia-Romagna Marco Mastacchi in un question time alla Presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti e alla Giunta Regionale indaga sullo stato di abbandono che caratterizza una parte della ex Cartiera Burgo a Lama di Reno, nel comune di Marzabotto e sulle possibilità/necessità di riqualificazione dell’area perseguendo la filosofia “GREEN” che già caratterizza le realtà presenti: Cooperativa Sociale Cartiera e Dismeco srl.

Marco Mastacchi
 

di Letizia Rostagno   

   

La storia legata alla cartiera di Lama di Reno è un pezzo di storia importante per l’Appennino e come molte altre storie, oggi purtroppo dimenticata. Le origini del molino della carta della Lama risalgono al 980 e sono legate alla storia dei conti feudatari di Panico. I conti, dal 980 e per tutto il Medio Evo, dominarono buona parte dell’Appennino bolognese fino a che il comune di Bologna rase al suolo il loro castello. Per molti secoli i resti del castello, a cavallo della vallata fra Sasso Marconi e Marzabotto, restarono a far la guardia al fiume Reno. Oggi tutto quello che rimane del “castellaccio” dei celebri conti di Panico è lo stemma conservato presso il museo etrusco di Marzabotto. Alla Lama di Panico, oggi Lama di Reno, nel luogo ove attualmente sorgono le strutture della ex cartiera Burgo, si sa con certezza che operarono nel medioevo un opificio dedito alla produzione della carta e un mulino per la produzione di farina. Il molino da farina continuò la sua attività fino alla prima guerra mondiale, mentre la produzione della carta nel corso dei secoli subì diverse trasformazioni intervallate da lunghi periodi di inattività.

Nel 1896 un imprenditore di origine ebraica, Celso Saltarelli, trasforma il “molino” in una vera e propria impresa cartaria dotata di una caldaia a vapore da 20 cavalli, una turbina idraulica da 80 cavalli e una occupazione fissa di 45 operai per la produzione di cartoni e carta paglia. La famiglia Saltarelli gestisce la cartiera fino alla 2° guerra mondiale, quando le note persecuzioni a carico degli ebrei la obbligano a rifugiarsi all’estero. Dopo la guerra l’azienda viene acquistata da un imprenditore e proprietario terriero toscano che ripara i macchinari danneggiati dagli eventi bellici riprendendo la produzione cartaria. Dopo alterne vicende, nel 1954, decide di vendere la cartiera al comm. Angelo Rizzoli che ha come obiettivo la fabbricazione di tutta la carta per le riviste e i libri della Rizzoli Editore proprio a Lama di Reno. Sarà soprattutto merito suo se lo stabilimento, a partire dai primi anni ’60, diventerà un grosso complesso industriale arrivando nel periodo di massimo splendore, nella seconda metà degli anni ’80, a produrre oltre 400 tonnellate di carta al giorno dedicate principalmente alla stampa di riviste settimanali, quotidiani ed altre opere di editoria con oltre 500 dipendenti. Rizzoli installò qui il primo impianto di disinchiostrazione d'Europa.

 Serviva a riciclare la carta "usata" togliendo

 l'inchiostro, per trasformarla in carta nuovamente

 utilizzabile per la produzione di giornali e riviste. 

Fino al giugno 2006 la cartiera si è avvalsa della sola linea rimasta produttiva delle tre che costituivano in origine l'ossatura dello stabilimento, con l’impiego di circa 120 dipendenti per la produzione di carta patinata di tipo ecologico. Problemi di mercato, di concorrenza, di difficili sinergie con gli altri stabilimenti del gruppo, fino alla necessità di importanti investimenti in campo energetico ed ambientale, hanno portato alla chiusura della cartiera alla metà del 2006 ed allo smantellamento totale degli impianti conclusosi alla metà del 2013.

 Dopo la dismissione dell'impianto la struttura attende da più di dieci anni un compratore. Uno scheletro

 enorme al centro di una frazione, Lama, che attorno alla

 cartiera era nata e cresciuta.

L’area dell’ex cartiera Burgo di Lama di Reno in questi anni è stata oggetto di un proliferare di progetti per la sua riqualificazione.

Attualmente dei 100.000 mq di questo sito industriale oltre un terzo della superficie è impiegato dalla Dismeco srl (https://www.dismeco.com/) specializzata nello smaltimento e trattamento di materiale elettrico ed elettronico. Dismeco è la prima azienda nata a Bologna nel 1977 per il recupero dei rifiuti tecnologici. Trasferitasi a Lama di Reno ha avviato, con grande rispetto del territorio e della sua storia, il recupero filologico degli edifici della Cartiera, utilizzando nel contempo per la propria attività macchinari a tecnologia avanzata, che impattassero il meno possibile sul territorio e gli abitanti.

L’azienda ha il record mondiale per il recupero di materia prima da alcuni elettrodomestici (le lavatrici in particolare) e ha in corso due progetti europei, uno dei quali per il corretto smaltimento dei vetri piani dei grattacieli.

Nel 2020 è stato riconosciuto da un gruppo internazionale di Università (International Waste Workgroup) un caso di studio internazionale nel campo della GREEN ECONOMY.

Con il ritiro e trattamento dei RAEE, il progetto “Borgo Ecologico” (si produce energia pulita con l'impiego di energie rinnovabili, come l'impianto fotovoltaico di ultima generazione da 1 MW di potenza di picco) e le collaborazioni con Pubbliche Amministrazioni, Scuole e Università, l’azienda è senza dubbio strategica tra le attività della Regione e perfettamente in linea con la filosofia “Green” tanto citata e promossa a ogni livello.

Mentre il nuovo Piano strategico regionale sui rifiuti 2022-27 dà precise direttive sul fatto che i rifiuti urbani devono essere gestiti in termini di prossimità, c’è da registrare il fatto che attualmente l’80% dei rifiuti tecnologici dell’Emilia-Romagna viene mandato fuori regione.

Dismeco ha in previsione investimenti importanti e non impattanti legati al settore di eccellenza dell’economia circolare che persegue con riconoscimenti a livello internazionale da almeno 11 anni. Investimenti che porterebbero nuovi posti di lavoro sul territorio oltre a quelli già impiegati.

Investimenti che andrebbero agevolati e supportati.

 

All’interno della vecchia cartiera è ospitata la sede della cooperativa sociale “Cartiera” (http://www.coopcartiera.it/) nata nel 2017 per offrire una risposta al rischio di esclusione sociale, attraverso le sue attività nel settore della produzione artigianale di accessori in pelle e tessuto per la moda e il design d’interni, recuperando materie prime di elevata qualità, lavorate secondo le tecniche dell’artigianato Made in Italy e impiegando persone in condizioni di svantaggio con un processo produttivo eticamente e socialmente sostenibile. Con questo modello Cartiera ha ricevuto nel tempo numerosi riconoscimenti:

Una menzione speciale per essersi distinta per originalità e coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 all'interno della quinta edizione del Premio Innovatori Responsabili della Regione Emilia Romagna del 2019.
"Battiti" percorso di accelerazione per start up ad alto impatto sociale, promosso da Emil Banca Credito cooperativo, entrata nella compagine sociale della cooperativa nel 2019. 
Welfare che Impresa, il concorso attraverso il quale Fondazione Italiana Accenture, Fondazione Bracco, Fondazione Snam, UBI Banca, e Fondazione CON IL SUD invitano le start up sociali a presentare progetti innovativi di welfare comunitario, per creare rete sul territorio e generare impatto sociale e occupazionale.
Nel 2020 è stata premiata dalla Commissione Europea, all’interno del concorso #EU4FairWork, come la più rappresentativa a livello europeo sul tema della promozione del lavoro equo e regolare  e l’encomio  ‘Welcome. Working with Refugee’ da parte di UNHCR per l’impegno profuso nell’inclusione dei migranti e nella crescita professionale. 

La cooperativa Cartiera contribuisce attivamente alla realizzazione di 9 dei 17 obiettivi indicati dalle Nazioni Unite nell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

All’interno di un simile contesto, non stupiscono le reazioni di contrarietà alle varie ipotesi di riqualificazione che nel tempo si sono susseguite.

Per la riqualificazione della restante area, negli anni, sono stati presentati progetti molto impattanti per un territorio contiguo al nucleo abitato di Lama di Reno, che hanno suscitato molte preoccupazioni ed ostilità da parte dei cittadini, diretti alla realizzazione di centrali Turbogas o di impianti di compostaggio di fanghi da acque reflue, sfalci e potature o alla coltivazione dell’alga spirulina.

Da qualche tempo nella popolazione si alternano notizie di altri investitori con progetti puntuali, che riaccendono la speranza di nuova occupazione per questo territorio.

 

Mastacchi chiede alla Giunta se la Regione è a conoscenza di progetti più attuali, le cui notizie iniziano a circolare tra la popolazione, ansiosa di prospettive per questo territorio volte a creare nuove opportunità e nuova occupazione e se tali progetti risultano coerenti e compatibili con il “Borgo Ecologico”, nell’ottica della “Green Economy” dell’area industriale e con lo sviluppo sostenibile portato avanti dalla cooperativa Cartiera, che contribuiscono attivamente alla realizzazione degli obiettivi indicati dalle Nazioni Unite nell’agenda 2030 proprio per lo sviluppo sostenibile.

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