Dopo gli auguri per il 2023, Marco, un nostro attento lettore, auspica:
Auguri per un 2023 che lanci un segnale di
speranza (con la esse minuscola per non fraintendere) affinchè ciò che fu
chiuso il 14 febbraio 2014, possa riaprire.
Presso il Ministero della Salute giace un
documento recante l'analisi tecnica della riapertura del punto nascita Alto
Reno Terme, già da giugno 2021.
Quel documento sarà in un incubatore o
starà ammuffendo dentro un cassetto?
E
allega l’articolo riportato da Notizie Regione
Emilia-Romagna, nel giugno del 2021
Punti nascita, riapertura ad Alto Reno Terme: l'Azienda Usl di Bologna
presenta il Piano all'assessore Donini
"Con questo studio di fattibilità chiederemo la deroga al ministero della Salute per riaprire nella massima sicurezza e adeguatezza. Seguiremo lo stesso iter anche per gli altri Punti nascita della montagna"
Presenti all'incontro,
questa mattina in Comune a Porretta, il sindaco Giuseppe Nanni, il direttore
generale dell'Azienda Usl di Bologna, Paolo Bordon, e il direttore del
Distretto dell'Appennino Bolognese, Sandra Mondini. Tra personale, interventi
di ristrutturazione, arredi e apparecchiature, si stima un costo complessivo di
quasi 4,5 milioni di euro
Bologna - Un assetto
in grado di garantire l’assistenza alla gravidanza e al
parto a basso rischio, in rete con le altre
strutture aziendali/metropolitane. Un assetto capace di assicurare continuità in tutte
le fasi del percorso: dalla presa in carico della donna alla gravidanza e
al puerperio, con valutazione dei fattori di rischio.
È questa, in estrema
sintesi, l’idea alla base dell’analisi tecnico-organizzativa elaborata dall’Azienda
Usl di Bologna per l’ipotesi di riapertura del Punto
nascita Alto Reno Terme, con una stima complessiva dei costi (tra
personale e interventi strutturali) che sfiora i 4,5 milioni di
euro.
Analisi presentata
ufficialmente questa mattina, in Comune a Porretta Terme, dal direttore
generale dell’Azienda Usl di Bologna, Paolo Bordon, all’assessore
regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, alla
presenza del sindaco, Giuseppe Nanni, e del direttore del Distretto
dell’Appennino Bolognese, Sandra Mondini.
“Ringrazio l’Azienda
Usl di Bologna, che ha presentato questo studio di fattibilità che ci
consentirà di chiedere la deroga al ministero della Salute per la riapertura,
nella massima sicurezza e adeguatezza strutturale e professionale, di questo
Punto nascita- ha commentato Donini-. Punto nascita che garantirà
un’assistenza alla gravidanza qualificata, operando in rete con le altre
strutture dell’Azienda e della Città metropolitana. Lo stesso iter lo seguiremo
anche per gli altri Punti nascita montani che vogliamo riaprire: Borgotaro,
nel parmense, Castelnovo ne’ Monti, nel reggiano, e Pavullo,
nel modenese”. Lo studio per Alto Reno Terme, ha spiegato Donini, è stato già
consegnato lunedì al ministro Speranza nel corso della sua visita all’hub
vaccinale di Silla di Gaggio Montano; ora verrà trasmesso alle strutture
tecniche del ministero. “Attenderemo quindi le loro valutazioni- ha concluso
l’assessore-; da parte nostra abbiamo onorato l’impegno assunto con questo
territorio”.
L’ipotesi di attività
del nuovo Punto nascita Alto Reno Terme
La proposta è di
orientare l’offerta all’assistenza al travaglio a basso rischio,
ovvero a gravidanze fisiologiche con insorgenza spontanea di
travaglio dalla 37esima settimana alla 41esima più 4 giorni.
In quest’ottica,
l’attività del nuovo Punto nascita Alto Reno Terme, così come accade già per
altri Punti nascita dell’Azienda Usl, prevederebbe un ambulatorio di
presa in carico della gravidanza a termine; l’assistenza 24 ore su
24 al travaglio-parto, con l’attivazione di un’ulteriore reperibilità
ostetrico-ginecologica per 18 ore (14-20/20-8), al fine di garantire le
necessarie competenze per affrontare le urgenze ostetriche (taglio
cesareo, emorragia post partum, lacerazioni complesse); l’assistenza al
puerperio.
L’attività di Alto
Reno Terme verrebbe così funzionalmente collegata al consultorio familiare per
l’assistenza alla gravidanza e puerperio e all’Ospedale Maggiore, per la presa
in carico delle pazienti con gravidanze a rischio e indicazione all’induzione
del parto o al taglio cesareo elettivo. Il modello organizzativo ripropone
dunque quello già in essere presso il medesimo ospedale nel febbraio 2014, in
grado di garantire l’assistenza alla gravidanza e al parto a basso rischio, in
rete con le altre strutture aziendali/metropolitane. Un assetto capace di assicurare
continuità dell’assistenza in tutte le fasi: dalla presa in carico alla
gravidanza e al puerperio, con una valutazione dinamica dei fattori di rischio
prima e durante il parto. Per garantire il mantenimento delle competenze dei
professionisti coinvolti si prevede, peraltro, l’adozione di un modello
organizzativo tale da consentire la rotazione di tutto il personale tra
Ospedale Maggiore (HUB) e Ospedale di Alto Reno Terme.
Interventi necessari e
costi: personale e struttura
Per quanto riguarda il
fabbisogno complessivo di risorse professionali, si stima un
investimento necessario di 2.417.000 euro per garantire la
presenza complessiva di 46 professionisti sanitari, tra figure mediche e
assistenziali.
A ciò si affianca la
parte di intervento strutturale. Infatti, per riattivare il Punto
nascita - presso il terzo piano dell’Ospedale di Alto Reno Terme - è necessario
procedere alla riorganizzazione dell’intera ala C del
presidio, in modo da ottenere gli spazi e gli ambienti previsti dalla normativa
attuale in merito all’autorizzazione e all’accreditamento. Il piano
originariamente ospitava, per una porzione, un reparto di ostetricia dismesso
alcuni anni fa ma con ancora i locali attrezzati con l’impiantistica
originaria; attualmente il piano in questione è occupato da una serie di
servizi (trasfusionale, presidio ambulatoriale di medicina fisica e
riabilitazione, due locali annessi all’attività di diagnostica terapeutica) che
andranno trasferiti.
Articolazione del
nuovo Punto nascita
Il nuovo Punto nascita
dovrà avere un’area parto (con2 sale travaglio e parto, di cui
una predisposta per il parto in acqua; 1 sala operatoria di emergenza con
locale di preparazione; 1 isola neonatale; più locali di supporto) e un’area
di degenza di ostetricia (2 camere di degenza;
locali/spazi di supporto, per soggiorno, medicazione, lavoro medici/infermieri,
allattamento). Gli spazi del punto nascita saranno completati con le
attrezzature sanitarie e gli arredi. Complessivamente l’area dedicata al punto
nascita sarà di circa 600 metri quadrati lordi.
Tra interventi
di ristrutturazione (leggera, media e pesante), arredi e apparecchiature
sanitarie, si prevede un costo di 2.082.000 euro.
La stima totale dei
costi, dunque, tra personale e interventi, è di 4.499.000 euro.
La tempistica prevista
per la riapertura, nell’ipotesi in cui il ministero deroghi, è fra i 18 e
i 24 mesi.
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