sabato 14 gennaio 2023

Servizi legali e compenso dell’avvocato con tariffa oraria, la sentenza della Corte UE

La Corte di Giustizia UE ha stabilito che la clausola di un contratto di prestazione di servizi legali tra avvocato e consumatore, che fissi il prezzo in base a una tariffa oraria senza altre precisazioni che consentano al cliente di valutare le conseguenze economiche derivanti dalla conclusione di tale contratto, non soddisfa l’obbligo di chiarezza e comprensibilità

La clausola di un contratto di prestazione di servizi legali stipulato tra un avvocato e un consumatore, che fissi il prezzo secondo il principio della tariffa orariasenza contenere altre precisazioni, non soddisfa l’obbligo di chiarezza e comprensibilità. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia UE (qui la nota completa della Corte).

Inoltre, il giudice nazionale può ripristinare la situazione in cui il consumatore si sarebbe trovato in assenza di una clausola abusiva, lasciando il professionista senza compenso per i servizi forniti.


Servizi legali e compenso dell’avvocato, la vicenda:

Il parere della Corte di Giustizia UE è stato richiesto in merito al caso del consumatore M.A, che ha stipulato cinque contratti di servizi legali con D.V., nella sua qualità di avvocato. Ciascuno di tali contratti prevedeva che gli onorari fossero calcolati sulla base di una tariffa oraria, fissata in euro 100.

D.V. ha fornito i servizi legali nel corso del 2018 e del 2019 e, nel marzo 2019, ha emesso fatture per tutti i servizi forniti. Non avendo ricevuto la totalità degli onorari reclamati, D.V. si è rivolto al  giudice lituano di primo grado, chiedendo la condanna di M.A. al pagamento di un importo di euro 9.900 a titolo di prestazioni legali effettuate e di un importo di euro 194,30 a titolo di spese sostenute nell’ambito dell’adempimento dei contratti.

Il giudice ha parzialmente accolto la domanda di D.V.. L’appello proposto da D.V. è stato respinto dal giudice d’appello e nel 2020 D.V. ha proposto ricorso per cassazione dinanzi alla Corte suprema di Lituania. Quest’ultimo giudice, dunque, ha interrogato la Corte in merito alla normativa che tutela i consumatori dalle clausole contrattuali abusive, con particolare riguardo all’obbligo di formulazione chiara e comprensibile di una clausola di un contratto di prestazione di servizi legali e agli effetti dell’accertamento del carattere abusivo di una clausola che fissi il prezzo di questi servizi.


La sentenza della Corte UE

Per quanto riguarda l’obbligo  di formulazione  chiara e  comprensibile di una clausola di un contratto di prestazione di servizi legali, la Corte sottolinea che, secondo la normativa, il contratto deve esporre in maniera trasparente il funzionamento concreto del meccanismo al quale si riferisce la clausola, in questo caso la clausola che fissa il prezzo dei servizi in base a una tariffa oraria, per permettere al consumatore di valutare il costo totale approssimativo dei servizi che ha richiesto.

Il professionista, dunque, dovrebbe comunicare al consumatore una stima del numero prevedibile o minimo di ore necessarie per fornire un determinato servizio, oppure impegnarsi a inviare, ad intervalli ragionevoli, fatture o relazioni periodiche che indichino il numero di ore di lavoro svolte.

Secondo la Corte, dunque, “la clausola di un contratto di prestazione di servizi legali che fissi il prezzo secondo il principio della tariffa oraria, in assenza di informazioni previamente comunicate al consumatore, che gli consentano di prendere la sua decisione con prudenza e piena cognizione delle conseguenze economiche  derivanti dalla conclusione di tale contratto, non soddisfa l’obbligo di formulazione chiara e comprensibile ai sensi del diritto dell’Unione”.

Spetta al giudice nazionale valutare se le informazioni comunicate dal professionista prima della conclusione del contratto abbiano consentito al consumatore di “prendere la sua decisione con prudenza e con piena cognizione delle conseguenze finanziarie derivanti dalla conclusione del contratto”.

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