Risulta che le forme di aggregazione in bande sono sostanzialmente fluide, temporanee, presenti e visibili solo per certi periodi nelle strade e nelle piazze, gruppi di ragazzi che esprimono bisogni per lo più non affrontabili con le sole misure repressive
Con un’interrogazione il consigliere Pasquale Gerace (Partito democratico) richiede l’impegno della Regione Emilia-Romagna per contrastare il fenomeno delle gang giovanili.
In particolare,
sollecita, per quelle aree dove la situazione è più critica (a partire dai
grandi centri urbani), una collaborazione diretta con le amministrazioni locali
interessate.
Il dem chiede poi di
istaurare un filo diretto, sul tema, con il governo nazionale per attivare
misure, a partire da percorsi socioeducativi, rivolte a prevenire il fenomeno
(“sul tema – rimarca – la Regione Emilia-Romagna ha già attivato azioni per
migliorare le condizioni di vita dei quartieri e per sostenere le famiglie, le
istituzioni scolastiche e le associazioni di comunità”).
Gerace, che cita un
recente studio sull’argomento, spiega come il fenomeno delle gang giovanili sia
molto variegato e complesso, “tra i fattori che spingono i giovani ad aderire a
una gang giovanile – rimarca – sono particolarmente rilevanti: rapporti problematici
con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico, difficoltà relazionali
o di inclusione nel tessuto sociale e un contesto di disagio sociale ed
economico”. Influente, aggiunge, “è anche l’uso dei social network come
strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di
emulazione o autoassolvimento”.
Il consigliere rileva
come negli ultimi anni, per le limitazioni collegate al covid, il fenomeno si
sia acuito, rendendo anche più difficoltoso il lavoro di chi si occupa direttamente
del tema.
“La dimensione
esclusivamente punitiva e sanzionatoria, quando non ci sono reati, rivolta a
chi fa parte delle cosiddette beby gang – conclude Gerace – rischia di non fare
cogliere la natura del fenomeno: sul territorio regionale risulta che le forme
di aggregazione in bande siano sostanzialmente fluide, temporanee, presenti e
visibili solo per certi periodi nelle strade e nelle piazze, gruppi di ragazzi
che esprimono bisogni per lo più non affrontabili con le sole misure
repressive”.
(Cristian Casali)
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