Consigliata da Dubbio
I punti critici
Difficoltà nell’effettuare la rotazione del personale a causa
del numero ridotto di dipendenti in organico e delle resistenze ai cambiamenti;
carenza di sensibilità verso il conflitto di interessi; mancanza dei controlli
necessari all’applicazione del divieto di pantouflage; problemi con l’informatizzazione;
ostacoli a garantire l’aggiornamento dei dati sulla trasparenza.
Sono solo alcune delle criticità riscontrate dai Responsabili della prevenzione della corruzione (Rpct) nell’attuare le misure di trasparenza e anticorruzione all’interno della Pubblica amministrazione italiana.
Lo scenario delle pubbliche amministrazioni
Le problematicità accomunano sia le grandi e medie
amministrazioni che le piccole anche se dall’esame dei questionari è nei
piccoli enti che è più ampia (il 24%) la fetta di chi considera i doveri
correlati alla prevenzione della corruzione come meri adempimenti formali che
non migliorano il funzionamento dell’amministrazione. Tra le grandi amministrazioni esaminate solo in nove enti i
dipendenti vivono l’anticorruzione come un appesantimento burocratico fine a se
stesso. Anac tuttavia ritiene che la scarsa
sensibilità della struttura verso la materia dell’anticorruzione – seppure
rilevata in pochi casi - sia per lo più dettata da una non profonda conoscenza
della disciplina e delle sue finalità. Una maggiore diffusione della cultura
della legalità all’interno degli enti, dunque, secondo l’Autorità, potrebbe certamente incrementare il
livello di interesse dei dipendenti.
Tra le grandi amministrazioni sono stati esaminati 56
riscontri pervenuti (circa il 19%), di cui 31 inviati dagli enti campionati e
25 selezionati tra quelli che hanno aderito volontariamente all’iniziativa: si
tratta di 8 Università; 14 Comuni e 2 Città Metropolitane; 2 Camere di
Commercio; 27 soggetti appartenenti ad altre tipologie di enti; 3 Ministeri. Cinquantacinque
i riscontri esaminati (circa il 19%) nelle piccole amministrazioni. Si tratta
di: 27 piccoli comuni; 13 società pubbliche; 15 soggetti appartenenti ad altre
tipologie di enti (enti pubblici, ordini professionali ecc.).
Sia nelle piccole che nelle grandi amministrazioni
dall’analisi dei dati si evince la propensione ad individuare l’Rpct tra le figure dirigenziali. In
molti casi la competenza acquisita in materia di anticorruzione e trasparenza e
– nel caso dei piccoli enti le ridotte dimensioni e le poche figure
dirigenziali disponibili - comportano un rinnovo quasi automatico dell’incarico
con superamento del triennio nell’80% dei casi.
Le
misure di prevenzione: criticità Tra le misure di prevenzione della corruzione, la rotazione
del personale è una di quelle dove i responsabili anticorruzione incontrano più
difficoltà. Le criticità segnalate nell’indagine Anac sono: numero assai ridotto dei
dipendenti in organico; resistenze di vario genere ai cambiamenti; specificità
delle competenze e carenza di risorse alternative con pari competenze;
difficoltà di programmare la rotazione in modo pluriennale. Problemi anche con
l’informatizzazione: dai questionari esaminati emerge scarsa disponibilità di
software adeguati; mancanza di profili idonei e limitata propensione del
personale alla gestione informatizzata dei processi; costi eccessivi.
Problemi con la trasparenza per la difficoltà a garantire
l’aggiornamento tempestivo dei dati, anche per la scarsa efficienza del sistema
di tracciamento del flusso informativo; eccessiva mole della documentazione da
pubblicare; poca formazione e scarsa gestione flussi informatizzati.
Sono pochissimi i casi di conflitti
di interessi e pantouflage rilevati.
Gli Rpct lamentano una scarsa
sensibilità sul tema che, secondo Anac, potrebbe derivare anche da una
seria difficoltà a intercettare i fenomeni rendendo poco efficace la strategia
di prevenzione su questo punto. In particolare nelle piccole amministrazioni le
criticità rilevate in riferimento all’attuazione delle misure di prevenzione
sono connesse alle ridotte dimensioni dell’ente, che difficilmente riesce ad
adeguarsi alle prescrizioni dettate in materia per mancanza di risorse umane ed
economiche sufficienti.
Nelle piccole amministrazioni sono state segnalate criticità
anche in materia di whistleblowing relative
all’aggiornamento della piattaforma e alle difficoltà a garantire la
riservatezza dell’identità del segnalante in una piccola struttura.
Le
misure sulla trasparenza: le proposte
Per quanto riguarda la trasparenza agli Rpct è stato chiesto se viene
effettuata la trasmissione/ pubblicazione dei dati e delle informazioni nella
sezione “Amministrazione Trasparente” del sito istituzionale dell’ente.
I riscontri pervenuti evidenziano un buon grado di
assolvimento degli obblighi (il 100 % dei soggetti intervistati ha risposto
positivamente, i 95% nei piccoli enti), e un buon grado di controllo del Rpct.
Dall’indagine sono emerse anche proposte di semplificazione
degli obblighi di pubblicazione. Tra le più significative: centralizzare le
informazioni relative alle pubbliche amministrazioni; semplificare la
previsione sui parenti entro il secondo grado, e la previsione di pubblicazione
per i tre anni successivi; valutare l'individuazione di un unico strumento di
pubblicazione degli avvisi/ bandi di concorso, coordinando o limitando le altre
pubblicazioni legali nazionali, regionali e sui siti degli enti.
Tra le criticità nell’attuazione degli obblighi di
trasparenza emergono problemi nella raccolta delle informazioni sui titolari di
altri incarichi dovuti per lo più alla scarsa collaborazione dei soggetti
interessati. Per quanto riguarda la pubblicazione dei dati dei consulenti e dei
collaboratori, agli Rpct risulta
complesso acquisire i curricula in formato europeo soprattutto nel mondo
accademico dove viene utilizzato un cv che riassume le pubblicazioni e i
progetti di ricerca mentre la necessità di fornire un cv in formato europeo è
vissuta da molti come vessatoria. Inoltre, gli studiosi provenienti da paesi
extra UE utilizzano format previsti nei loro paesi e non è certo possibile
costringerli a utilizzare un formato diverso.
Monitoraggio
delle misure
In riferimento alle modalità utilizzate per il monitoraggio
delle misure di prevenzione, risulta che 25 tra i grandi enti esaminati non
hanno provveduto ad informatizzare le attività.
Il metodo utilizzato è quello di compilazione di schede di
rilevamento precostituite. Anche la maggioranza degli enti piccoli utilizza un
sistema di rilevazione manuale dello stato di attuazione delle misure. Ciò
dipende per lo più dalla mancanza di risorse sufficienti a informatizzare le
attività.
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