L'Associazione amici sostenitori polizia stradale denuncia un calo d'interesse verso le morti provocate da incidenti stradali. Nei primi mesi dell'anno sono state il 15,3% in più. Il capo dello Stato: "Prioritario rafforzare la sicurezza nella mobilità"
di Stefano Barricelli
A"Sulle strade italiane muoiono 8 persone al giorno, una ogni tre ore. Una strage silenziosa che va fermata con ogni mezzo". Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, l'Associazione amici sostenitori polizia stradale, alla vigilia della Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada raccomanda in un colloquio con l'AGI di "non farne una ricorrenza e basta, quasi un rituale, un catalogo di buone intenzioni che lascia le cose come stanno".
"L'elevato numero
di persone che perdono la vita o che rimangono gravemente ferite sulle nostre
strade costituisce una sofferenza sociale inaccettabile. Le vittime del
traffico stradale sono un prezzo che la comunità non può tollerare.
Se si considerano le vite stroncate e le lesioni gravi riportate da ciclisti,
pedoni, anziani, disabili, utenti vulnerabili della strada emerge con chiarezza
quanto sia prioritario rafforzare la sicurezza nella mobilità".
"Rendere meno pericolose le nostre
strade richiede anche l'adozione di standard di sicurezza più esigenti per
mezzi e infrastrutture e implica incentivare nuovi modelli di mobilità e
la promozione di trasporti pubblici più diffusi ed efficienti nelle
relazioni tra i territori".
© Annalisa Cretella / AGI - Il luogo dell'incidente in cui ha perso la vita un quattordicenne, travolto da un tram
E per esorcizzare questo rischio, invita
a dare giusto peso alle statistiche: "le ultime, diffuse da Aci e Istat -
premette - sono a dir poco preoccupanti. Più 24,7% di incidenti, +25,7%
di feriti e +15,3% di vittime nei primi sei mesi dell'anno. Tradotto
in numeri assoluti, fanno 81.437 incidenti, 108.996 feriti e 1.450 morti. Ma
dai nostri Osservatori arrivano dati molto negativi anche dai mesi estivi: a
luglio, agosto e settembre nei fine settimana abbiamo avuto in media tra i 32 e
i 35 morti - poco meno della metà motociclisti - con punte di 45: il
che lascia pensare che a fine anno il saldo totale potrebbe sfiorare o tornare
a superare le 3 mila vittime. Di fatto, un ritorno ai livelli pre
pandemia".
Di quella che è un'emergenza quotidiana
- non solo italiana: ogni anno nel mondo le vittime di incidenti
stradali mortali sono 1,35 milioni, e gli incidenti stradali sono la
prima causa di morte per gli under29 - per Biserni "si parla troppo poco,
anzi per due o tre anni, complici il Covid, la siccità, da ultimo la guerra in
Ucraina, non se ne è parlato affatto. Tantomeno in campagna elettorale.
Qualcosa è sembrato cambiare nell'ultimo mese, ma solo per effetto di
alcune terribili tragedie: la morte del 18enne Francesco
Valdiserri, investito e ucciso sul marciapiede a Roma; lo schianto
sulla via Emilia costato la vita a 4 persone, tra cui tre bambini di 2, 8 e 12
anni; il tamponamento sull'A4, al casello di San Donà di Piave, con 7 vittime.
Giornali, tv e siti web hanno 'riscoperto' il tema nel modo più traumatico. Ora
si tratta di dare un seguito a questa rinnovata attenzione".
In che modo?
"Non esiste un'unica soluzione, ma
partendo dal presupposto che nessun incidente mortale è inevitabile o
addebitabile solo al caso - sottolinea il presidente dell'Asaps - e
che gli effetti della patente a punti e della previsione del reato di omicidio
stradale vanno lentamente scemando, è doveroso mettere in campo tutta una serie
di interventi utili a ridurre il più possibile il danno".
Sul sistema strade, ad esempio: "tutelando
quelli che sono tradizionalmente gli utenti più deboli, pedoni e ciclisti,
e migliorando la segnaletica, la qualità della struttura e quella del fondo
stradale: speriamo che il Pnrr possa rappresentare in questo senso un punto di
svolta".
Ci sono comportamenti scorretti
di guida che andrebbero "più e meglio contrastati", a
partire dall'uso del cellulare senza vivavoce ("nei fatti, ormai quasi
tollerato, sebbene pericolosissimo"), dall'eccesso di velocità ("il
decreto su misuratori non è mai stato approvato") e dallo scorretto uso
delle cinture di sicurezza. E c'è tutto "un grande capitolo, quello
dell'educazione stradale e della comunicazione istituzionale, che andrebbe
reimpostato: tanto per dirne una, non sono convinto che tutti sappiano che cosa
si rischia se si provoca un incidente mortale mettendosi al volante ubriaco o
sotto l'effetto di droghe".
Ma la partita più grande, e forse più
complicata, è quella dei controlli: "Troppo poche pattuglie sulle
strade", attacca Biserni chiedendo un rafforzamento degli
organici della polizia stradale e delle polizie locali: "basta con la
folle politica di chiusura dei distaccamenti della Polstrada posizionati sulle
strade statali, le più pericolose in assoluto come confermato anche dai dati di
gennaio-giugno con un +20% di vittime".
"Intendiamoci, l'elettronica è
fondamentale - conclude il presidente dell'Asaps - basta vedere come il
ricorso ai tutor abbia dimezzato il numero dei morti in autostrada: ma non
esistono strumenti in grado di dirci a distanza se un conducente ha bevuto, se
le cinture sono allacciate o se l'autista di un tir ha 'truccato' il
cronotachigrafo. Servono più auto, più agenti ed anche più etilometri e più
test antidroga: perché la mortalità è tornata a crescere nelle notti del fine
settimana ma l'abuso di alcol e sostanze psicotrope non è un'esclusiva del dopo
discoteca: è necessaria una frequenza molto più elevata di controlli mirati
anche di giorno. 'Patente, libretto e soffio' devono diventare un abitudine".
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