lunedì 21 novembre 2022

Un morto sulle strade ogni tre ore. Mattarella: "Prezzo intollerabile"

 L'Associazione amici sostenitori polizia stradale denuncia un calo d'interesse verso le morti provocate da incidenti stradali. Nei primi mesi dell'anno sono state il 15,3% in più. Il capo dello Stato: "Prioritario rafforzare la sicurezza nella mobilità"

di Stefano Barricelli

A"Sulle strade italiane muoiono 8 persone al giorno, una ogni tre ore. Una strage silenziosa che va fermata con ogni mezzo". Giordano Biserni, presidente dell'Asaps, l'Associazione amici sostenitori polizia stradale, alla vigilia della Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada raccomanda in un colloquio con l'AGI di "non farne una ricorrenza e basta, quasi un rituale, un catalogo di buone intenzioni che lascia le cose come stanno".

"L'elevato numero di persone che perdono la vita o che rimangono gravemente ferite sulle nostre strade costituisce una sofferenza sociale inaccettabile. Le vittime del traffico stradale sono un prezzo che la comunità non può tollerare. Se si considerano le vite stroncate e le lesioni gravi riportate da ciclisti, pedoni, anziani, disabili, utenti vulnerabili della strada emerge con chiarezza quanto sia prioritario rafforzare la sicurezza nella mobilità".

"Rendere meno pericolose le nostre strade richiede anche l'adozione di standard di sicurezza più esigenti per mezzi e infrastrutture e implica incentivare nuovi modelli di mobilità e la promozione di trasporti pubblici più diffusi ed efficienti nelle relazioni tra i territori".

Sergio Mattarella


© Annalisa Cretella / AGI - Il luogo dell'incidente in cui ha perso la vita un quattordicenne, travolto da un tram

E per esorcizzare questo rischio, invita a dare giusto peso alle statistiche: "le ultime, diffuse da Aci e Istat - premette - sono a dir poco preoccupanti. Più 24,7% di incidenti, +25,7% di feriti e +15,3% di vittime nei primi sei mesi dell'anno. Tradotto in numeri assoluti, fanno 81.437 incidenti, 108.996 feriti e 1.450 morti. Ma dai nostri Osservatori arrivano dati molto negativi anche dai mesi estivi: a luglio, agosto e settembre nei fine settimana abbiamo avuto in media tra i 32 e i 35 morti - poco meno della metà motociclisti - con punte di 45: il che lascia pensare che a fine anno il saldo totale potrebbe sfiorare o tornare a superare le 3 mila vittime. Di fatto, un ritorno ai livelli pre pandemia".

Di quella che è un'emergenza quotidiana - non solo italiana: ogni anno nel mondo le vittime di incidenti stradali mortali sono 1,35 milioni, e gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per gli under29 - per Biserni "si parla troppo poco, anzi per due o tre anni, complici il Covid, la siccità, da ultimo la guerra in Ucraina, non se ne è parlato affatto. Tantomeno in campagna elettorale. Qualcosa è sembrato cambiare nell'ultimo mese, ma solo per effetto di alcune terribili tragedie: la morte del 18enne Francesco Valdiserri, investito e ucciso sul marciapiede a Roma; lo schianto sulla via Emilia costato la vita a 4 persone, tra cui tre bambini di 2, 8 e 12 anni; il tamponamento sull'A4, al casello di San Donà di Piave, con 7 vittime. Giornali, tv e siti web hanno 'riscoperto' il tema nel modo più traumatico. Ora si tratta di dare un seguito a questa rinnovata attenzione".

In che modo?

"Non esiste un'unica soluzione, ma partendo dal presupposto che nessun incidente mortale è inevitabile o addebitabile solo al caso - sottolinea il presidente dell'Asaps - e che gli effetti della patente a punti e della previsione del reato di omicidio stradale vanno lentamente scemando, è doveroso mettere in campo tutta una serie di interventi utili a ridurre il più possibile il danno".

Sul sistema strade, ad esempio: "tutelando quelli che sono tradizionalmente gli utenti più deboli, pedoni e ciclisti, e migliorando la segnaletica, la qualità della struttura e quella del fondo stradale: speriamo che il Pnrr possa rappresentare in questo senso un punto di svolta".

Ci sono comportamenti scorretti di guida che andrebbero "più e meglio contrastati", a partire dall'uso del cellulare senza vivavoce ("nei fatti, ormai quasi tollerato, sebbene pericolosissimo"), dall'eccesso di velocità ("il decreto su misuratori non è mai stato approvato") e dallo scorretto uso delle cinture di sicurezza. E c'è tutto "un grande capitolo, quello dell'educazione stradale e della comunicazione istituzionale, che andrebbe reimpostato: tanto per dirne una, non sono convinto che tutti sappiano che cosa si rischia se si provoca un incidente mortale mettendosi al volante ubriaco o sotto l'effetto di droghe".

Ma la partita più grande, e forse più complicata, è quella dei controlli: "Troppo poche pattuglie sulle strade", attacca Biserni chiedendo un rafforzamento degli organici della polizia stradale e delle polizie locali: "basta con la folle politica di chiusura dei distaccamenti della Polstrada posizionati sulle strade statali, le più pericolose in assoluto come confermato anche dai dati di gennaio-giugno con un +20% di vittime".

"Intendiamoci, l'elettronica è fondamentale - conclude il presidente dell'Asaps - basta vedere come il ricorso ai tutor abbia dimezzato il numero dei morti in autostrada: ma non esistono strumenti in grado di dirci a distanza se un conducente ha bevuto, se le cinture sono allacciate o se l'autista di un tir ha 'truccato' il cronotachigrafo. Servono più auto, più agenti ed anche più etilometri e più test antidroga: perché la mortalità è tornata a crescere nelle notti del fine settimana ma l'abuso di alcol e sostanze psicotrope non è un'esclusiva del dopo discoteca: è necessaria una frequenza molto più elevata di controlli mirati anche di giorno. 'Patente, libretto e soffio' devono diventare un abitudine".

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