di Barbara Bertuzzi
Confagricoltura Emilia Romagna
L'anno
nuovo si apre con un segnale preoccupante per il settore agricolo: il prezzo
del gas in impennata ha fatto lievitare in appena due settimane del 10-15% il
costo dell'urea, il fertilizzante più utilizzato nelle campagne per garantire i
nutrienti necessari alla crescita delle piante.
«È
un campanello d’allarme. Gli agricoltori sono allarmati dall’effetto domino che
il nuovo caro energia potrebbe generare», avverte Marcello Bonvicini,
presidente regionale di Confagricoltura. L’aumento dei costi di produzione sta
colpendo beni fondamentali come fertilizzanti, mangimi, gasolio per
autotrazione, energia elettrica, pvc per irrigazione e coperture, oltre a
materie plastiche per serre, tunnel e bottiglie. Nel frattempo, le principali
commodity agricole, a partire dal grano, si attestano su valori minimi storici,
minacciando redditività e competitività delle aziende del settore.
Confagricoltura
Emilia Romagna lancia un appello alla vigilanza sul mercato dei fertilizzanti
azotati e suggerisce misure concrete: favorire l’impiego di soluzioni
alternative, sviluppare protocolli di coltivazione innovativi e incentivare
l’uso agronomico degli effluenti di allevamento.
Grande
attenzione anche al comparto delle energie rinnovabili. «È fondamentale
proseguire gli investimenti avviati con il PNRR, incentivando l’uso dei
sottoprodotti agricoli per fini energetici e promuovendo il digestato da reflui
zootecnici per migliorare la fertilità del suolo e lo stoccaggio di carbonio»,
sottolinea Nicola Gherardi, membro di giunta di Confagricoltura e
vicepresidente della Confederazione dei bieticoltori (CGBI).
Gherardi
pone l’accento sul potenziale delle agroenergie, in particolare biogas e
biometano, auspicando una maggiore aggregazione tra aziende e allevamenti per
affrontare le sfide di un 2025 che si annuncia complesso per l’agricoltura
italiana.
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