lunedì 30 agosto 2021

Non è più rinviabile una progettualità per il contrasto alla siccità

 Speriamo non si chiudano le stalle quando i buoi sono già fuggiti.


 

Dal  Consigliere regionale

Marco Mastacchi

 

Gli eventi climatici estremi fanno ormai parte del nostro vivere quotidiano. L’Agenzia Ambientale Europea (AEA) ha recentemente diffuso un report (https://www.reteclima.it/cambiamenti-climatici-italiaed-europa-10-principali-rischi-climatici) in cui presenta le 10 categorie di eventi meteorologici e climatici estremi che rappresentano i maggiori rischi naturali in Europa: ondate di calore, piogge torrenziali, straripamento di corsi d’acqua, tempeste di vento, frane, siccità, incendi boschivi, valanghe, grandinate e mareggiate. Tutte evenienze che hanno purtroppo contrassegnato la nostra estate negli ultimi anni e in particolare in quella ancora in corso.  Garantire il Deflusso Minimo Vitale dei corsi d’acqua risulta sempre più complicato ed è a rischio la salvaguardia di parchi e oasi protette in tutta la Regione (Oasi del reggiano, Parco del Delta del Po, etc.)

Il possibile clima futuro dell’Emilia-Romagna si configura con le seguenti caratteristiche: Ulteriore aumento delle temperature (massime, minime e medie) /Aumento dell’intensità e della durata delle “ondate di calore”/ Diminuzione del numero di giorni di gelo (ma non delle gelate più dannose) /Diminuzione delle precipitazioni medie /Aumento delle intensità delle precipitazioni durante gli eventi intensi / Aumento delle probabilità di periodi siccitosi lunghi.

Le possibili conseguenze: Crescita della pressione antropica sulle risorse idriche, in particolar modo sull’uso e sulla gestione /Aumento del rischio di alluvioni e inondazioni /Deterioramento dei suoli e aumento del rischio di desertificazione /Aumento del livello del mare che comporterà maggiori rischi per le zone costiere. Si potrà verificare: l’erosione delle spiagge basse e delle spiagge ottenute con opere di difesa costiera, la perdita di zone umide alla foce dei fiumi, l’invasione d’acqua salata nelle falde costiere di acqua dolce, con conseguenze sull’agricoltura e sulla disponibilità di acqua dolce.

Qualunque sia la nostra posizione in merito, la tendenza attuale del clima conferma tute le previsioni quando non le supera in senso peggiorativo. La gestione dell’acqua diverrà sempre più difficile a causa del cambiamento climatico (sempre più irregolare) e della crescita della popolazione mondiale (che determina la crescita della domanda di acqua). L’edificazione di sbarramenti e dighe è un uso antico che risponde ad esigenze comuni di irrigazione, controllo delle acque e produzione energetica. Si tratta di barriere artificiali che possono contenere acqua o qualsiasi altro liquido allo scopo di immagazzinare o controllare l’acqua. Oltre al loro ruolo tradizionale nell’irrigazione, le dighe apportano grandi benefici all’umanità in settori importanti quali:

Approvvigionamento idrico per uso domestico e industriale
È necessaria una fonte sufficiente di acqua per sostenere la civiltà esistente e la crescita futura.

Domanda agricola per irrigazione e approvvigionamento alimentare

Secondo le stime, l’80% di produzione alimentare aggiuntiva dovrà provenire, entro il 2025, da terreni irrigati.

Controllo delle alluvioni
Dighe e bacini possono essere utilizzati efficacemente per regolare i livelli dei fiumi e le inondazioni a valle della diga, immagazzinando temporaneamente l’acqua in eccesso che potrebbe determinare l’inondazione e rilasciandola in seguito in modo regimentato.

Energia idroelettrica
Dalla metà del XIX secolo, per la prima volta l’energia idrica fu utilizzata per produrre energia elettrica. Poiché l’acqua è una risorsa, l’energia idroelettrica è una fonte di elettricità rinnovabile e ampiamente utilizzata, è la regina delle fonti alternative in quanto disponibile quando serve. Ciò che è molto importante, è una fonte pulita di energia.

Altre finalità
Attività ricreative, miglioramento della navigazione, allevamento di pesci.

 

La sicurezza delle dighe allo stato attuale delle conoscenze e dopo secoli di storia è a livelli mai raggiunti prima e di fatto sono il mancato controllo o l’incuria del territorio da parte dell’uomo le maggiori cause di danni.  

La previsione di alluvioni è più fattibile, in quanto il monitoraggio dei parametri meteorologici consente il calcolo della portata di deflusso. Anche la pericolosità di frana può essere monitorata attraverso sistemi tecnologici moderni, inoltre oggi il progetto di una diga deve prevedere il consolidamento dei movimenti franosi presenti sui versanti.  È possibile calcolare in modo più preciso lo scenario di allagamento spazio-temporale grazie a mappe digitali di modellazione delle alluvioni.

E per l’agricoltura italiana ormai sono imprescindibili.  In alcune circostanze recenti il problema si è manifestato nella sua gravità.  Con il decreto legislativo n. 49 del 2010, l’Italia ha recepito la Direttiva Europea 2007/60/CE (Direttiva Alluvioni) e si è impegnata a predisporre un quadro delle PERICOLOSITÀ E DEL RISCHIO ALLUVIONALE e di redigere un adeguato piano di gestione per contenerne i danni. Regioni e autorità di bacino di rilievo nazionale sono gli enti preposti a rispondere agli obblighi previsti dalla normativa.

Da tutti gli elementi sopra esposti emerge la necessità di un piano invasi che prenda in esame quelli esistenti e abbandonati o semiabbandonati per riattivarli e consideri la realizzazione di nuovi, che possano garantire la produzione di energia a minor costo e più pulita, che mettano in salvo la nostra agricoltura e la nostra salute utilizzando acque pulite e non inquinate da microplastiche come quelle prese dal Po e attualmente utilizzate in molti terreni per irrigare, che contribuiscano alla salvaguardia delle numerose oasi e parchi naturali che tanto facciamo per istituire a tutela della natura ma che quando non c’è acqua vanno in sofferenza a danno di flora e fauna.

La Diga di Castrola sul Limentra, l’invaso di Armorano sul Baganza, l’invaso sul Rio Restana in Val Nure e naturalmente la Diga di Vetto. E poi i piccoli invasi inattivi sul Lago di Bellano e di Lago Verde sono solo alcuni esempi. Per alcuni di essi (Castrola e Vetto) è quasi imbarazzante pensare da quanto se ne parli. La prima esecuzione della Diga di Castrola, già approvata e finanziata, fu interrotta a causa della Guerra d’Etiopia, nel 1935, sulla quale furono dirottati i fondi destinati alla Diga. Da allora e fino ad oggi l’altalena dei si/no non ha trovato ancora una soluzione. Il Consigliere Mastacchi da tempo richiama l’attenzione della Giunta su queste questioni. Al Progetto di Legge Regionale sulle derivazioni di grandi concessioni è abbinato quello presentato da Rete Civica. Sue interrogazioni su questo tema vengono costantemente presentate all’Assemblea Legislativa e alla Giunta Regionale.

I cambiamenti climatici non hanno, ahimè, i tempi della politica e della burocrazia. Speriamo non si chiudano le stalle quando i buoi sono già fuggiti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo siamo in Italia e politici, burocrazia, e scaricabarile chiuderanno la stalla quando i buoi saranno scappati...come in tante altre occasioni.

Anonimo ha detto...

Dei seminativi a Stanco, oppure a Castel di Casio o a Campolo, come potrebbero beneficiare di un eventuale bacino a Castrola? Come la portiamo in alto e/o lontano l'acqua?
L'acqua trattenuta dalla diga di Suviana come potrebbe arrivare al bacino di Castrola?
Alle aziende agricole servono dei piccoli e diffusi bacini aziendali!

C.Z.