Marco
sollecita:
“Quando
Bonaccini e l’assessore Gazzolo
sostengono che l’Emilia-Romagna è totalmente autosufficiente per
lo smaltimento dei rifiuti evitano accuratamente di spiegare che fine
fanno i rifiuti speciali prodotti nella nostra regione. Altrimenti
dovrebbero ammettere qualcosa che non tutti sanno, ovvero che i
nostri rifiuti, per esempio, finiscono oltre che nelle regioni vicine
come la Lombardia, il Veneto e la Toscana, anche in Cina, in Germania
e in India, e che ne importiamo degli altri anche da Stati Uniti,
Svizzera e Francia. Parliamo di milioni di tonnellate ogni anno, non
certo di briciole”.
È
quanto dichiara Silvia
Piccinini,
consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, in merito alla polemica
riguardo ad un possibile arrivo di rifiuti da Roma in Emilia-Romagna.
“Leggendo l’ultimo report
sulla gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna stilato dalla Regione ed
ARPAE si può scoprire che dei quasi 14 milioni di tonnellate di
rifiuti speciali ben 2,2
milioni
finiscono fuori
regione,
prevalentemente in Lombardia, Veneto e Piemonte, ma anche all’estero
con più di 170mila
tonnellate che
vanno a finire anche in Germania,
Cina
e Austria.
Si tratta di rifiuti anche pericolosi, come i rifiuti
parzialmente stabilizzati, da costruzione e demolizione con amianto,
rifiuti di vetro, legno e plastica contenenti sostanze pericolose e
scarti provenienti da apparecchiature elettriche e elettroniche fuori
uso. Un flusso continuo che avviene anche in entrata visto che
l’Emilia-Romagna importa rifiuti speciali (principalmente legno,
zinco e imballaggi di vetro) per 241mila tonnellate soprattutto
da Svizzera, Francia, San Marino ma anche dagli Stati Uniti. Carichi
che arrivano nelle nostre strutture attraverso camion, aerei e navi.
Insomma un business a cui evidentemente la Regione non riesce, e
soprattutto non vuole, rinunciare”.
Un capitolo
importante del report del 2016 stilato da Regione ed ARPAE è
rappresentato poi dai rifiuti ospedalieri e da quelli elettronici. I
primi, pari a quasi 14mila tonnellate e in maggioranza pericolosi,
sono prodotti per il 64% da strutture ospedaliere pubbliche: quasi
4mila tonnellate ogni anno finiscono in Lombardia, Veneto e Marche
mentre ne importiamo la bellezza di 43mila sempre da Lombardia,
Veneto e Friuli. Quelli elettronici, invece, sono quasi 22mila
tonnellate e per il 21% vanno ad aumentare il traffico dei camion e
di conseguenza l’inquinamento verso la Lombardia, la Toscana,
l’Umbria e il Veneto. “Alla luce di questi dati crediamo che
Bonaccini e la Gazzolo debbano smetterla di impartire lezioni agli
altri – conclude Silvia Piccinini – visto che, come i dati
dimostrano, l’Emilia-Romagna è da sempre al centro del business
dei rifiuti. Da un lato si fa poco o niente per trattenere quelli
speciali prodotti sul nostro territorio, dall’altro si sgomita per
importarne da altre regioni o addirittura dall’estero. Il
tutto solo per avere vantaggi economici”.
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