Il
freddo, reso ancor più pungente per l'umidità, non ha impedito a
tante persone di sfilare lungo le vie di Vergato per ribadire il
dissenso all'intenzione di trasferire il reparto di ortopedia
dall'ospedale di Vergato a quello di Porretta Terme.
Erano
circa 200 secondo gli organizzatori, tra cui anche una rappresentanza
della comunità islamica della Valle del Reno, coloro che hanno
alzato striscioni di protesta e alla luce delle fiaccole hanno
raggiunto l'ospedale di Vergato per un confronto con politici e
amministratori.
Il
timore è quello del depotenziamento dell'ospedale che con la perdita
del reparto verrà ridotto a servizio di primo intervento aperto 12
ore al giorno e quindi non più presidio ospedaliero.
A
ciò si aggiunge un secondo timore, quello cioè che, con il
trasferimento a Porretta dell'ortopedia, l'utenza del centro valle
non utilizzerà l'ospedale di Alto Reno Terme, ma il Maggiore di
Bologna. Ne conseguirà una diminuzione del numero di pazienti che si
servirà del servizio ospedaliero locale e di conseguenza, come è
avvenuto per il punto nascite, verrà utilizzato il pretesto del
numero insufficiente di utenti per chiudere anche Porretta.
Insomma,
una doppia beffa e la vanificazione di tutto ciò che è stato fatto
fino ad ora per migliorare l'offerta ospedaliera nella valle del
Reno.
“ No,
no al trasferimento” ha esordito la presidente del Comitato in
difesa dell'Ospedale, Morena Cioni ( nella foto) . “ Speriamo che gli
amministratori diano seguito a ciò che i cittadini richiedono. Noi
comunque non ci fermeremo”.
Di
Loris Bonantini un intervento deciso e applaudito: “Quando
protestavamo ci zittirono dicendo che eravamo degli allarmisti. A
marzo il reperto sarà trasferito,” ha detto per sostenere la
malafede degli amministratori. “ Vergato è al centro della valle
del Reno. La posizione è utile persino ai residenti di Savigno. Non
è accettabile questo disgraziato progetto di depotenziamento. Gli
amministratori dovranno rendere conto anche dei 20 milioni spesi per
l'ospedale di Vergato quando un intero piano della nuova struttura è
inutilizzata”. Ha poi concluso dicendo che se la fiaccolata non
avrà conseguenze, la prossima protesta sarà in Regione.
A
tal proposito era presente la consigliera regionale del Movimento 5
Stelle Silvia Piccinini ( nella foto) , che ha detto: “ Siamo stati chiamati gufi, invece avevamo
visto bene e ciò che sta accadendo lo dimostra,” e ha invitato,
strappando un caloroso applauso, a intervenire con l'arma di cui il
cittadino dispone : il voto. “Cambiare si può. Cambieranno anche
gli amministratori”.
Quindi
è intervenuta Giuditta Uliani: ha riferito che le opposizioni hanno
chiesto un consiglio comunale straordinario perchè venga fatto il
punto sul piano di riordino ospedaliero in un incontro pubblico e ha
lamentato il fatto che non c'è stato un percorso condiviso sulla
tematica, contrariamente a quanto promesso.
Giuseppe
Argentieri ( nel centro della foto) ha precisato: “ Siamo qua per la sanità. Quello
presentato non è un piano di riordino ospedaliero, ma di
depotenziamento per tutta la vallata,” e ha chiesto di reagire per
evitare il peggio per il presente e soprattutto per il futuro.
Infine
l'intervento di Morris Battistini che, a rimarcare la malafede degli
amministratori pubblici, ha riferito che l'Unione dei Comuni
dell'Appennino bolognese ha già votato, dando il consenso, il nuovo
piano di riordino ospedaliero, accettando quindi il trasferimento di
ortopedia.
La
promessa generale è stata quella di non mollare, ma di agire per
raggiungere in modo determinante le 'vere' sedi decisionali.
Galeazzo
Bignami scrive:
Purtroppo,
per ragioni stagionali di salute, non potrò prendere parte alla
manifestazione odierna ma esprimo il mio sostegno alle ragioni del
comitato.
Da anni ormai segnaliamo, in tutte le sedi opportune,
quanto sta avvenendo nei territori montani: il depotenziamento dei
presidi sanitari è sotto gli occhi di tutti. Politiche ben lontane
da quella valorizzazione della montagna promessa solo sulla carta da
chi governa a livello regionale. La nostra battaglia non si fermerà
fin tanto che non sarà affermato con forza il principio di
salvaguardia dei servizi sanitari sul territorio montano e la messa
in rete delle eccellenze all'interno di un sistema metropolitano che
miri davvero a valorizzare gli ospedali di montagna, tutelandone le
eccellenze e le specificità. Si fa presto a inserire paragrafi
generici sulla salvaguardia della montagna in tutti gli atti
ufficiali. Alle parole però non sempre seguono i fatti. E quanto sta
accadendo a Vergato ne è un lampante esempio. La Regione si faccia
un esame di coscienza su una riorganizzazione sanitaria che non sta
affatto tutelando le popolazioni dei territori montani.
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