domenica 5 giugno 2011

4541 caprioli nel mirino dei cacciatori



Sono 4.541 i caprioli assegnati dal Piano faunistico venatorio provinciale ai cacciatori di selezione negli Ambiti Territoriali di Caccia e nelle Aziende Faunistico Venatorie, al fine di conseguire le densità obiettivo fissate e riportare la presenza della specie a quella compatibile con le attività dell’uomo.

Il programma di prelievo selettivo del capriolo della Provincia ha infatti quantificato e deliberato il contingente di prelievo per la nuova stagione venatoria.

Inoltre riparte il controllo della volpe. L’attività si propone di tutelare la fauna stanziale, scongiurare l'indebolimento strutturale di argini e terrapieni, prevenire la diffusione di patologie e limitare le predazioni degli animali allevati da aziende agricole. Da tempo si moltiplicano infatti le segnalazioni di una presenza elevata di volpi, le cui conseguenze lamentate sono la diminuzione appunto della fauna stanziale, in particolare fagiani, e la perforazione degli argini per il numero crescente delle tane. Gli operatori autorizzati sono i coadiutori, appositamente formati, organizzati in Gruppi con il coordinamento e la vigilanza della Polizia Provinciale.

Per ciò che riguarda il prelievo del daino, il risultato della stagione venatoria è stato buono nonostante le difficoltà. L'ultimo piano di prelievo ha permesso l'abbattimento di 164 capi sul territorio bolognese grazie alle misure adottate per fronteggiare la spiccata reattività di questa specie, che raggiunge particolari densità in alcune aree della provincia.

Le informazioni sono giunte dall’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (URCA).

1 commento:

Anonimo ha detto...

La soluzione all'esagerata quantità di animali selvatici che hanno ucciso l'agricoltura appenninica perciò anche gli insediamenti appenninici perciò l'economia appenninica in generale.. è togliere il giochino ai cacciatori (selecontrollori mandati dalla Provincia e sempre malvisti dagli agricoltori) e darlo ai proprietari dei terreni disastrati dal selvatico in modo che possano integrare il reddito ridotto a zero dagli stessi animali selvatici, E' SEMPLICE PERCHE' NON SI FA? PERCHE ALLA PROVINCIA RENDONO ECONOMICAMENTE DI PIU' I CACCIATORI CHE GLI AGRICOLTORI,COSI' IL PROBLEMA NON SI RISOLVE MAI,ADESSO ESISTE ANCHE LA FILIERA ALIMENTARE DEL CINGLIALE MA E'UNA OPZIONE SOLO PER I CACCIATORI (selecontrollori mandati dalla provincia e sempre malvisti dagli agricoltori).