giovedì 13 maggio 2021

Altro lavoro lascia la Valle del Reno

L'ormai 'suonato' patrimonio occupazionale delle Valli del Reno e del Setta ha preso un altro uppercut ed è al tappeto. L'arbitro ha iniziato il conteggio e che il mach possa riprendere ci sono poche speranze. Anche la Fiac infatti, produttrice di compressori all'avanguardia, trasferisce la produzione e lo stabilimento di Pontecchio Marconi chiude per divenire forse uno dei tanti ricordi occupazionali. 

 

Nell'incontro conclusivo che si è tenuto davanti ai cancelli dello stabilimento Fiac si è auspicato un possibile riutilizzo della struttura e quindi un ritorno al lavoro con un'altro tipo di produzione. Lavoro però immolato a una prepotente globalizzazione della produzione industriale e dall'ancor più prepotente legge del mercato che impone severi parametri di costi.

 “Un imprenditore che si volesse impegnare nel riutilizzo produttivo della ex Fiac potrebbe contare su diversi incentivi e vantaggi, ” si è detto nell'incontro di sostanziale commiato. La valle del Reno pare però non avere più i requisiti utili, non solo ad attrarre lavoro, ma neppure a difendere quello che c'è. 

Dalla informazione che è seguita all'incontro Fiac si è appreso, o meglio si è avuta la riconferma, che anche la vicina Kemet non navigherebbe in buone acque. Si spera in una ripresa però. Il sito produttivo è di recente realizzazione e quindi organizzato nel migliore dei modi. L'investimento faceva ritenere possibile una rivalorizzazione del polo produttivo. Ma se anche la Kemet dovesse abbandonare la valle del Reno saremmo prossimi alla desertificazione industriale: la Cartiera del Maglio di Pontecchio è uno struttura vuota, come le altre cartiere della valle del Reno, senza parlare dell'Alfa Wassermann che mostra a ogni passaggio da Borgonuovo un agghiacciante scheletro abbandonato da anni e semidistrutto e delle tante strutture artigianali inutilizzate da tempo.

 

1 commento:

Anonimo ha detto...

.....Sindaco è giunta hanno la loro responsabilità! Avanti così.