giovedì 27 maggio 2021

Fauna selvatica e traffico veicolare, una difficile convivenza….

Il capogruppo di Rere Civica Marco Mastacchi nel corso della Question Time di ieri ha trattato il problema dei sempre più frequenti incidenti stradali che vedono coinvolti la fauna selvatica: cinghiali, cervi e, in particolare, caprioli.  

 

di Letizia Rostagno

Secondo i dati di Coldiretti, dal 2012 al 2017 gli incidenti causati da animali selvatici in regione sono stati oltre 4700 con un incremento notevole negli ultimi anni. La proliferazione incontrollata in special modo degli ungulati ha provocato un aumento progressivo dei danni, delle aggressioni e degli incidenti stradali provocati dagli animali, spesso di grossa taglia. 

Inoltre, molte specie selvatiche mostrano atteggiamenti sempre meno timorosi rispetto alla presenza umana e alle infrastrutture arrivando a spingersi persino in ambienti urbani.  

La presenza di questi animali lungo strade a scorrimento veloce è particolarmente pericolosa, e sarebbero necessarie barriere e protezioni adeguate, che talvolta ci sono ma sono inutilizzate. Diversi cittadini hanno segnalato la mancata chiusura di cancelli presenti su vialetti a ridosso di accessi all'Autostrada del Sole, normalmente riservati agli addetti ai mezzi di soccorso, dai quali animali come daini, caprioli e cinghiali possono arrivare facilmente in autostrada e dar luogo a gravi incidenti. 

Le maggiori probabilità di impatto si hanno tendenzialmente nelle prime ore del mattino e in tarda serata, in coincidenza con gli spostamenti dei lavoratori verso i luoghi di lavoro e i rientri a casa e quelli degli animali che si spostano dai terreni di pascolo verso le zone dove trascorreranno la notte o viceversa. Ciò non esclude ovviamente che in pieno giorno si verifichino attraversamenti improvvisi provocati da spaventi dovuti per esempio a predazione naturale o ad azioni umane che involontariamente scatenano fughe improvvise come il taglio d’erba, interventi in ambiente forestale, utenza dei boschi, comportamenti rumorosi, ecc.  

I maggiori danni si verificano nelle ore notturne, complici la minore visibilità, il minor traffico che consente velocità più elevate sui tratti abitualmente conosciuti, i frequenti e naturali spostamenti degli ungulati dalle zone di riposo a quelle di alimentazione. Rispetto al profilo della strada, avvengono più incidenti nei tratti con poche curve, dove la velocità resta elevata e la visibilità, sia del guidatore che dell’animale, non è ottimale 

L’abbondanza di fauna selvatica, se da un lato costituisce un’importante risorsa naturalistica, dall’altro ha innescato diverse criticità dovute all’impatto con il traffico sulla rete viaria. 

Per migliorare la sicurezza dei trasporti occorre dunque una opportuna progettazione di strade, autostrade e ferrovie, con un approccio sostenibile, attento all’inserimento ambientale ed alla prevenzione degli impatti negativi sugli ecosistemi. Una progettazione integrata, basata sui canoni dell’ecologia stradale (Road Ecology), disciplina trasversale tra ingegneria ed ecologia, che si fonda sui principi della prevenzione, mitigazione e compensazione ecologica preventiva. 

Su queste basi, Mastacchi pone all'Assemblea l'interrogativo se non ritenga opportuno programmare interventi di mitigazione lungo le infrastrutture di trasporto, dal momento che qualsiasi animale sulla strada, anche di piccole dimensioni, rappresenta un rischio per l’incolumità della fauna e per quella degli automobilisti, e nel contempo procedere a verificare, tramite le autorità competenti, i tratti stradali più a rischio per chiudere eventuali accessi agli ungulati verso le autostrade. 

Chiede inoltre se intende accelerare la ripresa a pieno regime delle attività di selezione e di censimento degli ungulati e verificarne il potenziamento del relativo piano di prelievo, finalizzandolo alle aree più a rischio di impatto, agricole e non solo.  

Nel rispondere, l'Assessore Mammi ci tiene a precisare che:  

  • Gli interventi di mitigazione dell'impatto degli animali selvatici sulla sicurezza stradale devono essere posti in capo agli Enti gestori dell'infrastruttura - e qui sarebbe facile sottolineare che se non per le Autostrade e le strade provinciali recentemente tornate ad ANAS, la Regione rimane comunque Ente gestore delle altre. Sarebbe in ogni caso opportuno da parte della Regione fare un richiamo ad Autostrade per un maggior controllo sul corretto utilizzo dei cancelli di accesso.  

  • Sulla base dei dati ISTAT degli ultimi 5 anni, l'incidenza degli incidenti stradali con il coinvolgimento di animali selvatici che hanno provocato danni alle persone è una percentuale variabile tra lo 0,17 % e lo 0,23%. – certo le percentuali dette cosí senza un raffronto con il numero complessivo degli incidenti stradali non aiutano a dare una dimensione al fenomeno. La stessa Regione Emilia-Romagna alla voce «Fauna selvatica e incidenti stradali» recita: In ragione della pericolosità rappresentata dal rischio di collidere con un mammifero di tali dimensioni e del grave danno economico che invariabilmente ne consegue, la Regione Emilia-Romagna ha dato avvio ad un progetto sperimentale con l’obiettivo primario di individuare soluzioni per ridurre il numero di incidenti che vedono coinvolti gli ungulati selvatici. 

Bene che il Piano Regionale Integrato dei Trasporti 2025 preveda l'emanazione di linee guida per la riqualificazione della rete di base e per la progettazione paesaggistica delle infrastrutture oltre che assumere il principio della necessità della «mitigazione» degli impatti prodotti dal sistema delle infrastrutture trasportistiche sulla biodiversità e sugli ecosistemi.  
Per quanto riguarda la caccia di selezione credo che qualcosa non stia funzionando se il numero degli ungulati continua ad aumentare in modo esponenziale nonostante la caccia di selezione.  
Credo che l'argomento vada ripreso e gestito in modo un po' più impegnativo.  


2 commenti:

Anonimo ha detto...

A quando il taglio dell'erba sui bordi delle strade montane?Gli animali sbucano dal nulla....la Provincia responsabile dei lavori dov'è?

Anonimo ha detto...

La stragrande maggioranza dei dipendenti delle ex province (anche quelli assunti inizialmente per lavorare sul territorio) erano ben accomodati in ufficio e assai ben poco affaccendati.