domenica 30 maggio 2021

FINESTRE SULLA FILOSOFIA


di Marco Leoni


A N A S S I M A N D R O 

e l’infinito


( lezione di Matteo Saudino , fatastico prof. di filosofia )


Oggi leggiamo insieme un frammento tratto da un pensatore 'sincretistico', Simplicio , vissuto nel sesto secolo d.C., che ha descritto il principio filosofico di Anassimandro .


Di Anassimandro non abbiamo tantissime fonti, così ne abbiamo dovute raccogliere da diversi pensatori posteriori e tutti
di fatto ci hanno fornito una immagine di Anassimandro quale grande genio naturalistico , uno dei pensatori più anticonformisti dell’antichità.


Infatti egli è riuscito a teorizzare un principio particolare, quello dell’
APEIRON che rimanda all’indeterminatezza, all’infinito, al caos ed è riuscito a presentarci teorie originali come quella della separazione degli opposti del caos che genera i mondi e della deflagrazione di questi mondi che, esplodendo e implodendo, ritornano negli elementi originari, al caos primordiale. Per non parlare della posizione 'protoevoluzionista' secondo cui l’uomo deriva appunto dal pesce .

Vediamo questo frammento insieme.

Tra quanti affermano che il principio, l'ARCHE’ è un movimento infinito, Anassimandro, figlio di Prassiade Milesio, successore e discepolo di Talete, è proprio colui che afferma che principio ed elemento degli esseri è L’INFINITO e ha introdotto per primo questo nome del principio .

Simplicio ci ricorda che fra i pensatori antichi, colui che ha individuato come archè un principio indeterminato e infinito è propèrio Anassimandro. Questo è un elemento di profondo anticonformismo e originalità perché l’infinito è un concetto limite che per tutto il mondo greco e anche per tutto il mondo Cristiano viene in gran parte rigettato, rifiutato .

L’infinito era inteso come 'non essere', come 'non pensabile' mentre tutto ciò che è pensabile è finito è limitato è determinato. Il cristianesimo ribadirà con forza quest’idea di infinito come non pensabile e come concetto da respingere, l’infinito, il vuoto.

Dunque Anassimandro fra i pensatori antichi è colui che ha osato concettualizzare l’infinito e lo ha posto come principio da cui deriva il finito, L’ARCHE’. Cioè il principio primo che governa il cosmo è l’infinito, L’APEIRON che è una quantità infinita e indefinita di materia. Egli ha osato concettualizzare, maneggiare l’infinito mentre la maggior parte degli autori contemporanei e anche poi i seguenti successori non hanno osato fare questo .

C’è stato un vero e proprio slancio che io definisco coraggio: è un filosofo coraggioso che ha osato andare dove altri non si sono sentiti minimamente di procedere, il principio dell'infinito indeterminato. E ci dice anche che il principio non è uno dei cosiddetti elementi, il principio non è un elemento della natura, non è l’acqua non è l’aria come dirà Anassimene ma un’altra natura infinita dalla quale tutti i cieli provengono e i mondi che in essi esistono .

Gli elementi naturali acqua e aria non sono l’elemento che governa il mondo , il mondo è governato da una infinita indeterminata ingenerata caotica materia primordiale da cui i mondi finiti determinati nello spazio e nel tempo derivano.


I pianeti, le stelle derivano da questa quantità originale primordiale di materia ,
dunque la materia primordiale formerà

i pianeti , formerà le stelle , formerà i cieli i quali vivendo si

consumeranno e ritorneranno appunto all’ APEIRON , alla

materia indefinita primordiale.

Ecco il naturalismo radicale di Anassimandro. Anassimandro cerca il principio della natura rimanendo in natura ma andando anche oltre l’elemento naturale singolo alla Talete o all’Anassimene ma andando verso un elemento naturale indeterminato indefinito assimilabile alla moderna teoria del BIG BANG, ecco ancora una volta l’anticonformismo: io faccio derivare l’ordine dal caos , faccio derivare l’ordine dalla caotica magmatica materia primordiale animata da opposti che si scontrano .

C’è una somma di elementi in costante movimento: il caldo, il freddo, l’acqua, la terra, il fuoco, tutti gli elementi sono in movimento dentro L’APEIRON, secondo lui, quindi la nascita delle cose avviene in seguito ad alterazioni dell’elemento per distacco dei contrari a causa dell’ eterno movimento .

Qua ci sono elementi di dinamica , elementi di futura Fisica .

Il mondo non sarebbe nato come governato o come in equilibrio, da un singolo elemento, il cosmo è sorto dal movimento degli opposti che all’interno dell’APEIRON, scontrandosi, sono usciti. Teoria della separazione: gli opposti non si attraggono ma si respingono e respingendosi fuoriescono da questo APEIRON originario , generano aggregandosi i mondi, i pianeti, i cieli, vivono si consumano e si disgregano, poi disgregandosi portano questi elementi che li compongono a rientrare ciclicamente nell’ APERON originario, continuando a muoversi si separano e rigenereranno nuovi mondi .

I mondi son destinati a nascere e a morire, è un ciclo vitale, APEIRON, teoria della separazione, mondi che nascono, vivono si consumano, muoiono, deflagrazione e ritorno all’ APEIRON, un ciclo che è infinito nello spazio e nel tempo, perché nascono muoiono e si rigenerano .

Apeiron e l'utopia razionale

Anassimandro ha avuto il coraggio di pensare all’infinito nel tempo e nello spazio, ha avuto il coraggio di concettualizzare l’indeterminato, non ha inserito elementi di extra physis, non va oltre natura, è dentro natura e l’equilibrio che ne risulta è governato da una divinità che è la
giustizia, ecco ancora un elemento mitico: il mondo che risulta, i mondi che si compongono, il cosmo, la 'satellità' stanno in equilibrio perchè regna la Giustizia divina. Ma la giustizia non è morale, bene o male, la giustizia non è del singolo, è una giustizia della totalità. C’è un equilibrio del mondo, del cosmo, che rimane tale nel tempo e nello spazio, c’è un equilibrio che è un equilibrio giusto: i mondi che si formano dall’ APEIRON sono in equilibrio sulla giustizia, l’elemento mitico permane ma è ridotto ai minimi termini rispetto a una visione e a un'impostazione naturalistica protoscientifica di un vero e proprio genio greco che ha avuto il coraggio di inserire nel mondo antico i temi e i concetti dell’infinito, dell’indeterminatezza e della ciclicità come orizzonte filosofico e culturale dell’uomo .

 

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