mercoledì 30 dicembre 2020

Preoccupata reazione di dieci sindaci per l'annuncio di chiusura della Fiac di Pontecchio Marconi. A rischio 200 posti di lavoro

A seguito dell'intenzione espressa dalla proprietà dell'azienda, la multinazionale Atlas Copco, di cessare la produzione nel sito di Pontecchio, i sindaci dei Comuni di Sasso Marconi, Casalecchio di Reno, Castiglione dei Pepoli, Marzabotto, Monte San Pietro, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Valsamoggia, Vergato e Zola Predosa esprimono il loro disappunto e manifestano l'intenzione di convocare un incontro con i rappresentanti delle Istituzioni locali e del Governo.


Il comunicato dei sindaci:

Dopo il recente incontro con una rappresentanza del personale della Fiac di Pontecchio Marconi, siamo venuti a conoscenza della volontà della multinazionale Atlas Copco di cessare le attività produttive e industriali nel sito, confermando l’intenzione di trasferire le produzioni in uno stabilimento a Torino, con la conseguente perdita di quasi 200 posti di lavoro (tra dipendenti diretti, somministrati e della logistica). 

Durante il tavolo regionale del 17 luglio scorso si era condiviso l’impegno dell’azienda a continuare nella ricerca di soluzioni alternative che potessero mantenere attiva la produzione in loco. Risulta invece evidente, da quanto riportato dai lavoratori ed espresso palesemente dai dirigenti di Fiac, che l’intento di Atlas Copco è sempre stato solo quello di acquisire le competenze e il prodotto ma non il personale, verso il quale non nutre nessun interesse.

È stato chiaro fin dall’inizio che il trasferimento collettivo nascondesse un licenziamento collettivo. Lo conferma il fatto che Atlas Copco non stia facendo proposte concrete di trasferimento ai dipendenti e, come esplicitato nell’ultimo incontro, non si sia nemmeno resa disponibile a valutare eventuali piani di cessione dell’azienda qualora si manifestasse l’interessamento da parte di altri investitori. Il personale si trova così a lavorare per il futuro di nessuno, se non di Atlas Copco, che sta mostrando i suoi reali intenti: delocalizzare la produzione, appropriarsi del know out, del marchio e dei clienti dell’azienda, senza manifestare alcun reale interesse per la reindustrializzazione del sito di Pontecchio Marconi. Se questo verrà confermato dai fatti, l’effetto sarà devastante: centinaia di famiglie si troveranno senza lavoro (con un evidente e rilevante danno sociale) e il tessuto produttivo delle nostre città verrà privato di un indotto molto importante, con la conseguente perdita di ulteriori posti di lavoro. Non solo questo, però, ci preoccupa. La pratica messa in atto dall’azienda che, nel mezzo di una pandemia, comunica unilateralmente una scelta di questo tipo, sarà da apripista per le scelte di altre multinazionali nei prossimi mesi? È necessario approfondire con i vertici aziendali se tale comportamento fa parte della loro pratica aziendale e verrà ripetuto anche per gli altri stabilimenti sul territorio nazionale e se è questa l’immagine che una multinazionale che fa del rispetto dei dipendenti un vanto, vuole trasmettere all’esterno. Per questo, in qualità di Sindaci dei Comuni più direttamente coinvolti nella vicenda, riteniamo importante che il Ministero dello Sviluppo Economico abbia convocato a breve un incontro con Atlas Copco, cui parteciperemo in rappresentanza delle nostre comunità. Allo stesso tempo abbiamo in programma l’organizzazione di un incontro insieme a Regione Emilia-Romagna, Città Metropolitana di Bologna e con il coinvolgimento di rappresentanti del Governo, perché riteniamo necessario che comportamenti come questo vengano stigmatizzati anche attraverso azioni politiche e di rilancio della vocazione produttiva del nostro territorio.

30 dicembre 2020

Roberto Parmeggiani - Sindaco di Sasso Marconi 

Massimo Bosso - Sindaco di Casalecchio di Reno

Maurizio Fabbri - Sindaco di Castiglione dei Pepoli 

Valentina Cuppi - Sindaca di Marzabotto

Monica Cinti - Sindaca di Monte San Pietro

Bruno Pasquini - Sindaco di Monzuno

Alessandro Santoni - Sindaco di San Benedetto Val di Sambro

Daniele Ruscigno - Sindaco di Valsamoggia

Giuseppe Argentieri - Sindaco di Vergato

Davide Dall’Omo - Sindaco di Zola Predosa

2 commenti:

antonio ha detto...

Non esiste nessun vincolo contrattuale al quale ci si può attaccare, ne alla FIAC ne alle altre numerose aziende multinazionali che mungono o hanno munto nel nostro paese di fresconi.
È lasciato al loro buon cuore multinazionale, leggasi portafoglio, ogni iniziativa; noi fischiamo, sbandieriamo vessilli, facciamo fiaccolate e loro se ne sbattono i gioielli.
Possibile che l'Italietta debba continuare con questi scempi ?????? Non interessa a nessuna corrente politica????? Perchè????? Forse sono foraggiati dalle multinazionali????? È fantascienza?????
Buon anno, mi sembra una presa in giro ma così dicon tutti.

Anonimo ha detto...

Lo sapete quale è la differenza tra un sindacato "CONCERTATIVO" e uno di "LOTTA" ? I sindacati concertativi concordano con il datore di lavoro il trattamento che quest'ultimo può applicare ai suoi lavoratori, quello di lotta invece è quello che si mette a lottare per ottenere condizioni migliori per i lavoratori in lotta, adesso però dovete fare LA FATICA di cercare di capire nel panorama sindacale esistente sul territorio, quali sono quelli concertatici(CGIL, CISL, UIL,) e fargliela pagare, e quali sono quelli di lotta (USB, COBAS,ecc) perciò unirvi per la lotta alla sopravvivenza.