L'attuale sede dell'ITIS Belluzzi |
Per chi distrattamente non si è soffermato a leggere tutti i
commenti al post sulla situazione dell’Istituto Belluzzi-Fioravanti, ritengo
necessario, anzi doveroso, riportare il commento-lettera di Gianluca Testoni,
figlio dell’indimenticato Preside Gianluigi Testoni, fondatore dell’ITIS
Belluzzi poiché è una bellissima testimonianza del valore di una persona che
tutto ha dedicato alla Scuola (con la S maiuscola) e ha contribuito a dare alla
città di Bologna una generazione di tecnici capaci e preparati per incrementare
il prestigio dell’industria meccanica bolognese, in particolare quella delle
macchine automatiche.
Quando mio Padre, Gianluigi Testoni, concepì la
trasformazione dell'ITIS di Bologna (ex succursale del "Corni" di
Modena) in "Odone Belluzzi", in onore del suo Professore di Scienza
delle Costruzioni,( mio Padre era un Ingegnere meccanico nella scuola piena di
umanisti, unico Preside in Italia con quella Laurea)voleva farne un Campus di
Studi tecnici e scientifici, per questo in anni in cui la Politica si
preoccupava anche di ciò che lasciava sul e per il territorio e non solo di
giochi di potere, ottenne da Roma e dalla Provincia finanziamenti necessari e
tali da costruire, alla fine, una scuola che, oltre alle dotazioni ordinarie
(ma le più aggiornate di allora) nei laboratori, aveva il primo computer con
(in seguito) terminali per ogni classe del primo corso in Italia per Perito
Informatico. Questa "nuova" macchina occupava un intera stanza e fu
predisposto un servizio di vigilanza ad hoc per custodirla. Vi era inoltre una
palestra che sembrava un piccolo Palazzetto dello Sport. Mio Padre pensava che
chi sceglieva un istituto tecnico non si doveva poi sentire
"inferiore" a chi aveva scelto il liceo (e lui aveva fatto il
Classico...) per questo doveva essere all'avanguardia nel sapere scientifico,
ma anche godere e praticare il Teatro, la pittura ecc. Così impostata questa
scuola ebbe tanto successo che (e noi figli lo prendevamo in giro) le classi
avevano la doppia lettera dell'alfabeto e gli alunni superavano, e di molto, i
duemila. Il Collegio Insegnanti superava le 300(trecento) unità. Iniziò i primi
stage di studio-lavoro, tanto che in alcuni corsi i ragazzi erano
"prenotati" dalle Aziende già dal quarto anno...
Cosa è successo? Cosa abbiamo fatto in questi anni da ridurre un modello in un rudere e costringendo tanti giovani a subire delle condizioni ambientali e di studio che sono oggettivamente punitive senza che essi abbiano alcuna colpa? Non si può imputare tutto alla mancanza di soldi perché, e lo voglio ricordare ai colleghi Presidi di mio Padre, la scuola fu costruita in pieno shock petrolifero e immersi negli anni di piombo. Mio Padre teneva una cartella con le lettere minatorie che arrivavano ogni settimana e credo che il nostro telefono sia stato controllato per 20 anni almeno (la richiesta fu fatta da noi per tutela dalle continue telefonate... "aggressive"). Per fortuna questo tipo di problemi oggi non ci sono e si esce di casa solo con il timore di bagnarsi per una pioggia (d'acqua) improvvisa.
Non credo che il recupero delle somme riscosse dai centri per l'impiego (ironia della sorte?) bastino a sanare ferite ben più profonde degli squarci nei tetti, ma credo che una lotta civile per i propri diritti vada fatta e quindi i ragazzi e le ragazze del "Belluzzi-Fioravanti" hanno ragione perché lottano per il loro diritto allo studio, per il loro futuro del quale noi (anche per le nostre omissioni) siamo negativamente responsabili.
Questa vicenda è emblematica per la Storia che il nostro Paese sta vivendo: c'è un danno, se ne attribuisce la responsabilità ad altri, si osserva lo sfascio e ci si lamenta perché nessuno interviene. Non si prova a stimolare civilmente le autorità o la burocrazia ad attivarsi positivamente, no! Ci si bea della propria indignazione mentre si scivola tutti assieme nello sprofondo.
Gianluca Testoni
Cosa è successo? Cosa abbiamo fatto in questi anni da ridurre un modello in un rudere e costringendo tanti giovani a subire delle condizioni ambientali e di studio che sono oggettivamente punitive senza che essi abbiano alcuna colpa? Non si può imputare tutto alla mancanza di soldi perché, e lo voglio ricordare ai colleghi Presidi di mio Padre, la scuola fu costruita in pieno shock petrolifero e immersi negli anni di piombo. Mio Padre teneva una cartella con le lettere minatorie che arrivavano ogni settimana e credo che il nostro telefono sia stato controllato per 20 anni almeno (la richiesta fu fatta da noi per tutela dalle continue telefonate... "aggressive"). Per fortuna questo tipo di problemi oggi non ci sono e si esce di casa solo con il timore di bagnarsi per una pioggia (d'acqua) improvvisa.
Non credo che il recupero delle somme riscosse dai centri per l'impiego (ironia della sorte?) bastino a sanare ferite ben più profonde degli squarci nei tetti, ma credo che una lotta civile per i propri diritti vada fatta e quindi i ragazzi e le ragazze del "Belluzzi-Fioravanti" hanno ragione perché lottano per il loro diritto allo studio, per il loro futuro del quale noi (anche per le nostre omissioni) siamo negativamente responsabili.
Questa vicenda è emblematica per la Storia che il nostro Paese sta vivendo: c'è un danno, se ne attribuisce la responsabilità ad altri, si osserva lo sfascio e ci si lamenta perché nessuno interviene. Non si prova a stimolare civilmente le autorità o la burocrazia ad attivarsi positivamente, no! Ci si bea della propria indignazione mentre si scivola tutti assieme nello sprofondo.
Gianluca Testoni
Testoni fu il mio Preside quando frequentai l’ITIS prima in
via Pelagio Palagi, poi in via Saragozza.
Confermo le parole di apprezzamento del figlio e aggiungo anche
la mia stima per lui come Preside e come uomo preparato, determinato, con le
idee chiare e con una chiara visione del futuro dei suoi allievi.
Il corso, che per me e per i miei compagni di classe fu
sicuramente faticoso, fu però ricco di soddisfazione quando, dopo aver
raggiunto il traguardo del diploma, sapevo di essere in possesso di un
attestato di valore che ci inorgogliva.
Ai ragazzi di oggi, che purtroppo non sanno nemmeno cosa sia
una VERA scuola, impegnativa, seria e che insegna senza sconti e senza
mediazioni ma che forma gli individui abituandoli all’impegno e alla fatica, voglio
proprio ricordare questo: saper raggiungere con le proprie forze un traguardo
difficile ma di grande interesse, anche con qualche incidente di percorso, è il
primo vero attestato di maturità per affrontare la vita e il primo insegnamento
che la scuola può dare.
Dal canto suo la scuola deve poter garantire a tutti le
strutture per raggiungere tali traguardi e non si deve ripiegare su se stessa, chinata
e rassegnata al degrado.