64 "colpi" in tutta Italia
Una vera e propria organizzazione della truffa che ha messo a segno ai danni di anziani almeno una sessantina colpi in tutta Italia, di cui nove a Bologna e provincia. Proprio da uno di questi, operato a Marzabotto ai danni di 95enne, è partita tutta l’indagine che scoperchiato un vaso di Pandora. L’anziana donna è stata derubata di 3.880 euro nel gennaio scorso.
I Carabinieri, ricevuta la
segnalazione, hanno avviato le ricerche e hanno scovato tre batterie di truffatori
di anziani.
L’operazione ha portato a dieci
misure cautelari e 16 indagati, tra i quali due donne, tra i 20 e i 46 anni che
dovranno rispondere di associazione a delinquere, ricettazione, truffa,
auto riciclaggio e anche, in un caso, di traffico di stupefacenti. 4 misure
sono state già eseguite, mentre altri sei soggetti sono ricercati.
I reati, hanno riferito i
Carabinieri, potrebbero essere molti di più per una acclarata reticenza delle
vittime a denunciare. "Le vittime spesso non raccontano i fatti per
vergogna - ha detto ai cronisti il maggiore Giuseppe Nardò, capo del
nucleo investigativo - spesso siamo noi a chiamarle per convincerle a sporgere
denuncia. Ascoltare una persona anziana derubata degli ori di famiglia, tocca
profondamente, senza contare che il valore dell'oro è spesso più alto della
cifra richiesta".
Quasi tutte le regioni italiane sono
state prese di mira: 17 colpi in Emilia-Romagna, 9 a Bologna e provincia, 3 a
Modena, 2 a Ferrara, 2 a Parma e 1 a Ravenna. E poi 6 in Toscana, 11 in
Lombardia, 2 in Umbria, 2 in Basilicata, 1 in Campania, 5 in Piemonte, 1 in
Sardegna, 9 in Veneto, 5 in Abruzzo, 3 nelle Marche e 1 in Friuli Venezia
Giulia.
La banda disponeva di un vero e
proprio ‘call center’ dal quale partivano le segnalazioni di richieste di ‘cauzioni’ per un parente in
difficoltà, quando invece, come ribadiscono i militari, questo tipo di
procedura in Italia non è previsto. La telefonata sulla linea fissa alla vittima da parte di un
sedicente avvocato comunicava che un
parente era stato arrestato e quindi la richiesta di una somma in contanti o in
oro di 3-4 mila euro per poterlo
rimettere in libertà. "Per verificare può chiamare il 112", dicevano
ai malcapitati. Non interrompendo la comunicazione, infatti, alla chiamata
rispondeva l'ennesimo truffatore che si fingeva maresciallo. Quando le
vittime non riuscivano a reperire i contanti, i malviventi si
"accontentavano" anche di ori e preziosi che chiedevano di pesare per
due motivi, fa notare l'Arma, per raggiungere la somma richiesta, ma anche
perché i capi dell'organizzazione non venissero, a loro volta,
ingannati dall'emissario. "In una mattinata, prendendo i numeri
telefonici delle utenze fisse da internet, facevano oltre 100 telefonate",
ha sottolineato il maggiore Nardò.
“Un risultato possibile grazie a due elementi: la capillarità dell'Arma e la tempestività dell'autorità giudiziaria bolognese che ha accolto le nostre richieste", ha sottolineato in conferenza stampa il tenente colonnello Giovanni Russo, che guida il nucleo operativo bolognese, anche se in fase di giudizio la competenza sarà demandata al tribunale di Napoli, città di origine di indagati e arrestati.
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