Agli
stati generali della montagna le proposte di Confagricoltura per le
imprese di montagna
di
Barbara Bertuzzi
Nel
Bolognese c’è un potenziale produttivo da trasformare in
bio-economia delle foreste attraverso una miriade di attività
agro-silvo-pastorali che spaziano dalla selvicoltura alla
castanicoltura, alla tartuficoltura. Questo patrimonio rappresenta
all’incirca il 30% della superficie provinciale. Da qui nasce il
progetto di Confagricoltura Bologna che mira a rilanciare la
castanicoltura sotto l’aspetto agricolo – ossia dando valore al
prodotto castagna anche nell’ambito del Consorzio Castanicoltori
dell’Appennino Bolognese –, ma anche in termini forestali per il
potenziale di risorse legnose finalizzate a una filiera forestale
locale. L’organizzazione degli imprenditori agricoli punta inoltre
al ripristino della viabilità forestale quale mezzo economico e
turistico indispensabile per la gestione del territorio montano.
In occasione degli “Stati generali della Montagna”, Confagricoltura ha presentato al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Erika Stefani una serie di proposte operative per le imprese agricole che operano nelle zone di montagna.
Confagricoltura,
che insieme a Uncem è coordinatore del tavolo “Agricoltura e
valorizzazione dei prodotti agroalimentari, gestione forestale e
filiera del legno”, ha ribadito il ruolo fondamentale che
l’agricoltura svolge in questi territori, in termini non solo
economici ma anche ambientali e sociali. Infatti, finché non si
riuscirà a garantire redditività alle imprese agricole montane,
sarà impossibile contrastare il fenomeno dello spopolamento dei
territori che rappresenta uno dei problemi principali di queste aree.
Tra
le principali proposte presentate Confagricoltura sottolinea: la
necessità di superare il gap infrastrutturale che tali territori
presentano anche rispetto al resto del Paese (in particolare
relativamente alla digitalizzazione, ai trasporti e ai servizi
sanitari); l’incremento del Fondo nazionale per la montagna per il
rilancio e lo sviluppo sostenibile della filiera forestale;
interventi di revisione normativa per il superamento dell’estrema
parcellizzazione fondiaria; un piano per le aree montane in grado di
concentrare opportunità e soluzioni per le imprese e gli enti
locali, nell’ambito della prossima programmazione comunitaria post
2020.
1 commento:
La Provincia non ha niente, i boschi sono di PRIVATE AZIENDE, PRIVATI CITTADINI.
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