«Dimezzate
nell’anno le quotazioni di pesche (da 45-60 a 20-28 cent/kg) e
nettarine (da 47-60 a 30-38 cent); forte ribasso anche per albicocche
(da 70 a 50-60 cent) e susine (da 33-48 a 20-30 cent). È
improrogabile l’attuazione di un piano frutticolo nazionale
suddiviso per comparto e areale; necessari correttivi alla
programmazione dell’offerta»
di
Barbara Bertuzzi
Confagricoltura
Emilia Romagna
«Non
è solo un rischio. Le aziende frutticole della regione
abbandoneranno presto la produzione se non diamo loro un fattivo
supporto». L’allarme arriva dal vice-presidente dei frutticoltori
di
Confagricoltura
Emilia Romagna, Nicola Servadei. Il bilancio di mezza estate di un
produttore di pesche e nettarine si chiude quest’anno con una
perdita media del 30-40%. «In un anno i prezzi delle pesche –
tratteggia il frutticoltore faentino – si sono pressoché dimezzati
passando da 45-60 a
20-28
centesimi al chilo mentre quelli delle nettarine da 47-60 a 30-38
centesimi, con costi di produzione non inferiori a 60 cent al chilo».
Allo scenario piuttosto nero bisogna aggiungere anche il calo della
produzione lorda vendibile dovuto ai danni da cimice asiatica e
batteriosi oltre che
agli
effetti di eventi meteorologici eccezionali quali grandinate e trombe
d’aria (uno scarto di produzione stimato all’incirca tra il 20 e
il 25 per cento). Quasi un terzo della produzione italiana di pesche
e nettarine proviene dall’Emilia-Romagna, ma il trend quantitativo
è in caduta libera da
almeno
due anni. Nel 2018 la produzione regionale di pesche è stata di
103.600 tonnellate (- 11,5% sul 2017); quella delle nettarine di
168.200 tonnellate (- 5,2%).
«Una
crisi di mercato senza precedenti che richiede immediate misure
d’emergenza (tra cui la sospensione dei mutui; la sospensione del
pagamento dei contributi Inps oltre a sgravi previdenziali e
fiscali); che invoca correttivi ai piani produttivi e alla
programmazione dell’offerta. In sintesi, non è più prorogabile
l’attuazione di un piano frutticolo nazionale suddiviso per
comparto e areale. È sempre più costoso e difficile puntare sulla
frutticoltura di qualità a causa soprattutto dei cambiamenti
climatici (aumento di fitopatie e insetti killer), eppure sembra
essere l’unica via
d’uscita.
Infatti chi è riuscito a produrre nettarine del calibro “AA” ha
spuntato quotazioni di gran lunga superiori pari a 62-70 cent/chilo»,
spiega Servadei.
Hanno
subito sostanziali ribassi pure i prezzi delle albicocche e delle
susine. Le prime sono scese nell’anno da 70 a 50-60 cent/chilo e le
seconde da 33-48 a 20-30 cent/chilo.
Intanto
ci si prepara a contare i danni delle eccessive piogge di maggio
anche sulle produzioni di kiwi. È previsto un calo di rese e un
calibro inferiore del frutto che sono da attribuire alla scarsa
impollinazione nella fase di fioritura.
I
numeri del settore ortofrutticolo dell’Emilia-Romagna parlano di
20.000 aziende attive sul territorio e di 200.000 addetti impiegati
nell’aggregato agroindustriale; una superficie totale di 104.000
ettari (il 10% della Sau regionale); una PLV di 1.151 miliardi di
euro pari al 25% della PLV agricola regionale (4.800 M€) e che
rappresenta il 12% della PLV ortofrutticola nazionale.
L’Emilia-Romagna è il terzo produttore nazionale, in valore. Si
distingue inoltre per l’elevato numero di prodotti a denominazione
d’origine, che in tutto sono 11 (9 IGP e 2 DOP).
Ricordiamo
inoltre che l’agricoltura è l’unico settore che ha registrato in
regione una riduzione degli occupati (70.273 nel 2018 - fonte
Unioncamere ER), in calo dell’8,8% rispetto all’anno precedente.
Nessun commento:
Posta un commento