lunedì 5 agosto 2019

Il patrimonio forestale dell’Appennino rappresenta il 30% della superficie provinciale: un potenziale produttivo da trasformare in bioeconomia

Agli stati generali della montagna le proposte di Confagricoltura per le imprese di montagna

di Barbara Bertuzzi

Nel Bolognese c’è un potenziale produttivo da trasformare in bio-economia delle foreste attraverso una miriade di attività agro-silvo-pastorali che spaziano dalla selvicoltura alla castanicoltura, alla tartuficoltura. Questo patrimonio rappresenta all’incirca il 30% della superficie provinciale. Da qui nasce il progetto di Confagricoltura Bologna che mira a rilanciare la castanicoltura sotto l’aspetto agricolo – ossia dando valore al prodotto castagna anche nell’ambito del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese –, ma anche in termini forestali per il potenziale di risorse legnose finalizzate a una filiera forestale locale. L’organizzazione degli imprenditori agricoli punta inoltre al ripristino della viabilità forestale quale mezzo economico e turistico indispensabile per la gestione del territorio montano.

In occasione degli “Stati generali della Montagna”, Confagricoltura ha presentato al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Erika Stefani una serie di proposte operative per le imprese agricole che operano nelle zone di montagna.

Confagricoltura, che insieme a Uncem è coordinatore del tavolo “Agricoltura e valorizzazione dei prodotti agroalimentari, gestione forestale e filiera del legno”, ha ribadito il ruolo fondamentale che l’agricoltura svolge in questi territori, in termini non solo economici ma anche ambientali e sociali. Infatti, finché non si riuscirà a garantire redditività alle imprese agricole montane, sarà impossibile contrastare il fenomeno dello spopolamento dei territori che rappresenta uno dei problemi principali di queste aree.

Tra le principali proposte presentate Confagricoltura sottolinea: la necessità di superare il gap infrastrutturale che tali territori presentano anche rispetto al resto del Paese (in particolare relativamente alla digitalizzazione, ai trasporti e ai servizi sanitari); l’incremento del Fondo nazionale per la montagna per il rilancio e lo sviluppo sostenibile della filiera forestale; interventi di revisione normativa per il superamento dell’estrema parcellizzazione fondiaria; un piano per le aree montane in grado di concentrare opportunità e soluzioni per le imprese e gli enti locali, nell’ambito della prossima programmazione comunitaria post 2020.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Provincia non ha niente, i boschi sono di PRIVATE AZIENDE, PRIVATI CITTADINI.