Confagricoltura
Emilia Romagna: “Sostanziale riduzione nel Modenese e nel Reggiano
causa eventi meteorologici estremi»
di
Barbara Bertuzzi
I
cambiamenti climatici non hanno risparmiato nemmeno il vigneto
dell’Emilia Romagna. «La produzione regionale di uve è stimata
mediamente in calo del 10-15% circa rispetto al quantitativo record
2018 pari a 1 milione di tonnellate, seppur con sostanziali disparità
tra i differenti areali talora condizionati da eventi meteorologici
estremi.
La
qualità però si preannuncia ottima, con acini sani e viti in
equilibrio. Preoccupa l’incognita delle quotazioni del vino dopo la
grave flessione registrata nell’ultimo anno (- 40%), anche perché
il mercato vive una fase stagnante», spiega Silvia Manzoni,
presidente della sezione vitivinicola di
Confagricoltura
Emilia Romagna, in prossimità della vendemmia prevista intorno al 20
agosto, secondo le campionature delle cantine, per le uve ‘base
spumante’ (Chardonnay, Sauvignon Blanc e Pinot). Nel complesso si
registra quest’anno un ritardo di maturazione di almeno sette-dieci
giorni.
Nelle
province di Forlì-Cesena e Rimini si attende una raccolta di
Trebbiano inferiore del 10-15% rispetto all’annata precedente; uve
precoci e Sangiovese sono invece nella media. Va oltre il 10% anche
la perdita di produzione stimata nei vitigni di pianura del
Ravennate, che hanno sofferto
di
forti attacchi di peronospora facilitati dal clima troppo piovoso di
maggio, con piante tutto sommato già “scariche” per via della
maxi roduzione 2018. C’è comunque ottimismo per quanto concerne la
gradazione alcoolica e il rapporto zuccheri-acidità.
Anche
nel comprensorio vitivinicolo dei Colli Bolognesi e Imolesi si
prevede una flessione del 10-15% per le uve a bacca bianca e rossa,
con la maturazione posticipata di una settimana circa (la raccolta
delle uve ‘base spumante’ comincerà subito dopo ferragosto). Nel
Ferrarese le speranze
ricadono
ora sul sole di agosto dopo una primavera “no” che ha indebolito
le viti proprio nella fase della fioritura. Si parte a fine mese con
la raccolta del Sauvignon, poi a settembre il Merlot e infine il
Fortana.
Si
profila una vendemmia magra in gran parte del territorio modenese e
reggiano: - 20%. Sono soprattutto i Lambruschi - in testa il vitigno
Salamino -, a scontare maggiormente le pazzie del clima (cioè un
inverno poco piovoso e una primavera con bruschi sbalzi termici,
forti piogge e
grandinate
sparse a macchia di leopardo).
Va
meglio sui colli di Parma dove le rese stimate sono tendenzialmente
in linea con quelle del 2018 anche per il Lambrusco, mentre alcune
varietà come Barbera, Merlot e Cabernet potrebbero rendere un 5% in
meno; numeri stabili per la Malvasia con addirittura punte di
produzione fino al 20% in più al confine con la provincia di Reggio
Emilia. Per le basi spumante (Pinot e Chardonnay) ci si aspetta un
calo del 10-20%.
Produzione
nella media degli ultimi cinque anni per i Colli Piacentini. Sul
fronte fitopatologico si registra un buon controllo della peronospora
salvo casi isolati; una certa aggressività dell'oidio, in special
modo su Ortrugo, Merlot e Sauvignon bianco. La zona più orientale
lamenta attacchi di blackrot o marciume nero, ma il fenomeno è
limitato a un ridotto numero di aziende. Per le basi spumanti (Pinot
nero e Chardonnay) la vendemmia comincerà il 20-22 agosto. Per
Sauvignon e Malvasia probabilmente si andrà ai primi settembre.
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