Una
mostra celebra i 90 anni dalla realizzazione della Grande Galleria
dell’Appennino, una delle opere più impegnative di ingegneria
civile che siano state realizzate in Italia
Riceviamo:
Ieri,
sabato 10 agosto, è
stata inaugurata a Castiglione dei Pepoli presso il Centro di
Cultura Paolo Guidotti (via Aldo Moro 31) la mostra "Ricordi
di rotaie da Bologna a Prato"
organizzata dall'associazione Terra Nostra e da LZ Communications
per celebrare i 90 anni della Grande Galleria dell'Appennino,
l'infrastruttura che permise di collegare tramite la linea
ferroviaria Direttissima Bologna a Prato e Firenze. La mostra
sarà visitabile gratuitamente
tutte le domeniche, dalle 15 alle 18, fino al 10 gennaio 2020.
Era
infatti il 4 dicembre 1929 quando cadde l'ultimo diaframma della
galleria: a 90 anni di distanza la mostra racconta le fasi storiche
che hanno portato alla nascita del progetto della linea Direttissima
ed in modo particolare alla costruzione della Grande Galleria
dell’Appennino, per decenni la più lunga d’Europa, senz’altro
una delle opere più impegnative di ingegneria civile che siano state
realizzate in Italia. La sua storia è legata a quella del
territorio, in quanto per la sua realizzazione è stata coinvolta la
popolazione dell’Appennino Tosco-Emiliano.
L’esigenza
di una direttrice veloce tra il Nord e il Sud Italia era stata
avvertita già dalla fine dell'Ottocento e numerosi furono i progetti
presentati per rendere più agevole il passaggio degli Appennini. Le
linee Porrettana (Bologna-Pistoia) e Faentina (Faenza-Firenze) non
erano infatti adatte ad essere potenziate perché tortuose. Tra il
1882 e il 1904 furono proposti diversi tracciati: il progetto che più
si avvicinò all’attuale è quello del belga Protche (1818-1886)
che aveva già realizzato la linea Porrettana,
La
legge che ne prevedeva la realizzazione fu approvata il 12 luglio
1908, ma i lavori iniziarono solo nel 1913 con la costruzione del
tratto da Bologna a Pianoro. Dopo un rallentamento nel periodo
bellico, nel 1923 furono assegnati nuovi fondi e i lavori
proseguirono con regolarità. Complessivamente furono costruite 28
gallerie e non meno di 221 tra ponti e viadotti. Ai vari cantieri
lavorarono fino a seimila operai: ben 99 furono i caduti sul lavoro,
di cui 69 nel traforo della Galleria, senza contare coloro che furono
colpiti dalla silicosi, una malattia polmonare, o dall’anemia del
minatore. Numerosi furono purtroppo gli incidenti: il più disastroso
fu un incendio all’interno della Galleria che durò dal 3 agosto al
10 dicembre 1928.
La
linea fu inaugurata il 22 aprile 1934 e la Grande Galleria
dell’Appennino ne fu l’opera più importante: lunga 18.510 metri,
in rettifilo, con stazione intermedia (Posto di Comunicazione
Precedenze), doppio binario, è stata per anni la più lunga
d’Europa. La stazione di Precedenze, la cui storia è poco
conosciuta, fu punto di partenza degli scavi, sia verso il versante
Nord, che quello Sud. Uno degli oggetti più interessanti della
mostra è il diorama (plastico) in scala 1:87 della Stazione di
Precedenze di Ca’ di Landino, opera del fermodellista Giovanni
Rossi, che misura 240 cm x 60cm
La
mostra darà risalto a tutto il percorso che si sviluppò
attorno a questa grande idea, dai primi progetti fino all’esecuzione
dei lavori attraverso documenti originali dell’epoca, fotografie e
video. In modo particolare ci si soffermerà sulla costruzione della
Grande Galleria dell’Appennino dando risalto al lavoro degli
operai, ai cantieri dove vivevano con le loro famiglie, ai sacrifici
ed alle condizioni del lavoro.
All'inaugurazione
erano presenti. Raffaele Donini, vicepresidente e assessore ai
trasporti della Regione Emilia-Romagna, e Maurizio Fabbri,
sindaco di Castiglione, che commenta: «La Direttissima è stata
la prima grande infrastruttura a unire l’Italia. Per noi è stata
vitale, ha avvicinato Bologna a Prato e Firenze, il futuro del nostro
territorio passa ancora da lì. Anche oggi infatti è una
infrastruttura fondamentale che necessita però di investimenti e
attenzione».
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