Inaugurato a Camugnano
un museo dedicato ai macchinari novecenteschi per la costruzione e la
manutenzione dei carri, ospitato negli affascinanti spazi del Palazzo
Comelli
Riceviamo:
È
stato inaugurato sabato scorso a Bargi di Camugnano il “Museo del
Carraio”, collocato in una sala di Palazzo Comelli. La
raccolta di attrezzature che testimonia la storia dell’Appennino e
'il saper fare' dell'uomo, è stata donata da Giuseppe Gandolfi ( nella foto taglia il nastro alla presenza del sindaco di Camugnano, Alfredo Del Moro),
che con la sorella Paola non ha voluto disperdere gli attrezzi
e i manufatti appartenuti al padre, Enrico, ultimo grande 'mastro
carraio' che ha operato nella valle del Reno.
Giuseppe, tradendo un po’ di comprensibile commozione, ha
raccontato come suo padre avesse amato sin da piccolo i carri, i
mezzi di locomozione più diffusi all’inizio del secolo scorso. Non
avendo le possibilità economiche per comprare gli attrezzi necessari
a costruirli, con quell’ingegno tipico di chi cresce in aree
economicamente svantaggiate (la famiglia Gandolfi viene da Santa
Maria Villiana, vicino Gaggio Montano), si era ingegnato per
costruirsi da solo gli attrezzi . Con gli anni poi la sua
passione e il suo talento erano stati ripagati, poiché i suoi carri
erano divenuti talmente noti da riportare incisa una firma stilizzata
(quella che oggi definiremmo logo).
Gandolfi ha anche ricordato come
i contadini, quando non erano in grado di comprare un carro intero, si
limitavano all'acquisto delle parti più pregiate del carro, non
realizzabili dal profano, come le ruote, arrangiandosi poi da soli
per il resto. Il padre capiva e accettava di vendere loro solo alcuni
pezzi . Altro pregio che Giuseppe ha ricordato del padre Enrico, la
sua profonda conoscenza degli alberi: a seconda del luogo in cui
erano cresciuti e all’esposizione solare ricevuta, sapeva indicare il miglior utilizzo del legno, se più adatto a costruire una ruota, un asse del carro o
una porta.
Dopo
la seconda guerra mondiale il mestiere di carraio è progressivamente
scomparso e il maestro “carraio” Enrico Gandolfi si era adattato
a fare il falegname.
Oggi parte di quegli strumenti, unici per
originalità, utilizzati per realizzare e manutenere carri e
carrozze - torni a pedali, trapani, metri, livelle – sono visibili
in una sala allestita nell’affascinante palazzo settecentesco
Comelli a Bargi, non distante dal lago di Suviana. Una tappa in più
per i turisti che frequentino l'accogliente e interessante Appennino
bolognese.
Durante
l’inaugurazione è intervenuto Tiberio Rabboni ( al centro nella foto) , presidente
del GAL dell’Appennino bolognese, che ha sottolineato quanto
Palazzo Comelli rappresenti un elemento chiave non solo per la
memoria, ma anche per il futuro dell’Appennino bolognese che con i
suoi itinerari turistici sempre più deve integrare l’offerta della
città di Bologna.
Palazzo Comelli |
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