La
notizia che un confronto di calcio, che vedeva impegnato il
Marzabotto, era stato caratterizzato da un 'saluto romano' ha
attraversato il paese come un fulmine sinistro e ha creato non poche
critiche e reazioni.
Fra
i primi a formalizzate la propria condanna per l'accaduto il sindaco
Romano Franchi ( nella foto), che in un comunicato dal titolo 'Lo sport deve
educare ai valori della Costituzione ', scrive
Abbiamo
ricevuto un video relativo ad un atto intollerabile per la nostra
comunità che tanto ha sofferto a causa del nazi-fascismo. Durante la
partita di seconda categoria del girone I tra la nostra e la squadra
65 Futa, un giocatore ospite, dopo la realizzazione del secondo gol
che ha segnato la vittoria degli ospiti, è corso verso la tribuna
facendo più volte il saluto romano e, dopo essersi sfilato la maglia
della squadra, ha esibito platealmente e provocatoriamente una
maglietta con un ben noto simbolo fascista, arrampicandosi sulla rete
di separazione tra il campo e la tribuna stessa. Si tratta di un atto
premeditato che Marzabotto non giustifica per nessuna ragione. Questa
amministrazione comunale procederà per le vie legali per chiedere
l’applicazione delle leggi esistenti ( Scelba e Mancino ) che
puniscono il reato di apologia al fascismo. Inoltre chiederà alla
Federazione Gioco Calcio di Bologna di prendere immediate misure nei
confronti della società 65 Futa che prevedano l’allontanamento del
giocatore dai campi di calcio. Risulta assai improbabile che nessun
dirigente della società 65 Futa si sia accorto negli spogliatoi
della maglietta indossata dal calciatore in questione. Lo sport,
soprattutto ai livelli locali, deve essere strumento di crescita
umana ed educazione civica e non deve copiare i peggiori esempi che
accadono negli stadi a livello nazionale. E’ una questione di
rispetto per la memoria di chi ha dato la propria vita per la libertà
e la democrazia.
Alche
l'Anpi non ha tardato a condannare l'episodio. Anch'esso minaccia di
ricorrere al giudizio del magistrato e aggiunge a quanto scritto da
Franchi:
I
recenti accadimenti dello Stadio Olimpico, con la famosa figurina di
Anna Frank, dimostrano che occorre vigilare affinché tali episodi
debbano essere stigmatizzati ovunque, tanto più a Marzabotto, città
simbolo dell'eccidio nazifascista. Vorremmo chiedere all'atleta in
questione se è conosce la storia di Marzabotto, se ha mai visitato
il nostro sacrario o anche Monte Sole. Se lo avesse fatto forse
avrebbe evitato un simile atto che offende la memoria dei nostri
caduti.
Il
fascismo è un reato, non una semplice opinione. Marzabotto ne è la
dimostrazione tangibile.
A
questo punto chiediamo alla società calcistica “65 Futa SSD
Calcio” e all'atleta in questione di venire a Marzabotto, al
Sacrario dei caduti e chiedere pubblicamente scusa per quanto fatto
ieri. Nel frattempo stiamo valutando azioni legali contro la società
ed il tesserato in questione, come associazioni e anche come membri
del Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto.
Questo perché la memoria è fatta di atti concreti e gesti formali.
Non possiamo quindi archiviare episodi di questo tipo come semplici
“ragazzate” proprio perché crediamo che il calcio (a tutti i
livelli) debba essere portatore di valori quali il rispetto e
l'amicizia, non certo quelli riconducibili a nefaste ideologie come
quella fascista. Ci auguriamo che anche la giustizia sportiva faccia
il suo corso per dare il chiaro segnale che i campi di calcio non
possono accettare simili atteggiamenti. Il caso in oggetto dimostra
che vi è un generale clima favorevole all'emergere di tali fenomeni
che vanno stroncati alla radice. Auspichiamo quindi una presa di
coscienza comune di tutte le istituzioni competenti (sportive,
sociali, giudiziarie). Noi diamo per primi la nostra piena
disponibilità a mobilitarci. Ora, prima che sia troppo tardi!
Il
Presidente ANPI Marzabotto Alessandro Borghi,
il Segretario ANPI
Marzabotto, Manuel Mesoraca,
il presidente Associazione Familiari
Gian Luca Luccarini
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