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Il pubblico ministero Beatrice Ronchi ha chiesto il processo d'appello per un militare di 35 anni, assolto in primo grado dall'accusa di omicidio preterintenzionale del tunisino Houssem El Haj.
Non fu legittima difesa: accettò la rissa, come un pregiudicato qualunque, scegliendo consapevolmente di agire con violenza contro un uomo ubriaco, solo e disarmato. Con queste motivazioni il pubblico ministero della procura di Bologna, Beatrice Ronchi ha chiesto il processo d’appello per un carabiniere di 35 anni, allora in servizio nel capoluogo emiliano, assolto in primo grado dall’accusa di omicidio preterintenzionale. Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2011 Houssem El Haj, 28enne tunisino era stato portato all’ospedale con la testa fracassata dopo essere caduto a terra in seguito a una rissa. Il nordafricano morirà un anno dopo.
Quella notte d’inizio estate El Haj era entrato in un locale di via delle Moline, piena zona universitaria di Bologna. Testimoni lo ricordano “in stato di ubriachezza con la tipica postura e il viso sonnolento e perso”. Dopo avere dato una pacca sul fondoschiena a una delle ragazze che erano in compagnia del carabiniere e averle apostrofate con un insulto, il ragazzo nordafricano era stato invitato dal militare (che seppure fuori servizio, si era qualificato col tesserino) a farsi identificare. Ma in risposta l’uomo dell’Arma avrebbe ricevuto dal tunisino un pugno. Da qui la rissa finita per strada. Secondo il giudice per le udienze preliminari – che a settembre aveva assolto il militare con rito abbreviato perché “il fatto non costituisce reato” – qui scatta la legittima difesa.
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Secondo il pm un’assoluzione che giustifichi pugni e schiaffi a un ubriaco che non si riesce a immobilizzare, può avere conseguenze pericolose: “Ad avallare, legittimandola con una assoluzione, una tale conclusione”, secondo Beatrice Ronchi, si finirebbe con ampliare “con il dare a qualunque militare d’indole violenta la licenza di uccidere”. Il carabiniere, secondo il magistrato, “aveva la forza fisica per sottrarsi alle percosse, sapeva che c’erano molte persone intorno, anche amici, che avrebbero potuto aiutarlo (mentre il tunisino era solo e barcollante); era consapevole di non essere in pericolo grave per la propria incolumità”.
Gli avvocati del carabiniere si dicono certi dell’innocenza del loro assistito: “L’impugnazione del pm era annunciata fin dal giorno della sentenza. L’avvocato Mariano Rossetti e io affronteremo il nuovo grado di giudizio nella convinzione che la mancanza di responsabilità del nostro assistito verrà confermata”, ha spiegato l’avvocato Cesarina Mitaritonna.
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1 commento:
Ma questi pubblici ministeri devono sempre difendere i delinquenti stranieri? Ma da che parte stanno? Per caso questo non sarà di M.D.? L'italiano per lui doveva forse sopportare che palpeggiassero la sua amica, che lo offendessero e che gli dessero un pugno per iniziare e se non avesse reagito quanti altri? E spesso questi stranieri a lasciarli fare si armano di bottiglie rotte e ti massacrano.
Il tunisino è morto dopo un anno dall'evento, esiste un nesso certo fra la caduta di allora e la morte?
Non sono affatto certo che questi pubblici ministeri siano in grado di amministrare la giustizia.
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