Da
ANSA
Il
Pm Stefano Orsi ha chiesto la condanna all'ergastolo per Nicola
Nanni, accusato dell'omicidio della madre Tommasina Olina, pensionata
78enne morta con il cranio fracassato a colpi di scure più di 16
anni fa. La donna fu trovata il 6 gennaio 2000 all'ingresso del
casolare dove viveva a Badolo di Sasso Marconi, sull'Appennino
bolognese.
Nanni è imputato davanti alla Corte di Assise di Bologna, dove c'è stata la requisitoria del pubblico ministero. Nella prossima udienza, a maggio, prenderanno la parola i difensori, gli avvocati Pietro Giampaolo e Andrea Speranzoni.
L'indagine dei carabinieri fu dapprima archiviata senza colpevoli. Poi fu riaperta nel 2008 con l'analisi di alcuni oggetti. Tracce collegate al figlio furono repertate sul manico di un'ascia, trovata ripulita nella legnaia vicino al casolare; sulla lama invece c'erano tracce riconducibili alla madre, di cui furono riesumati i resti. Fu una perizia nel 2011 a dire che l'arma era compatibile con le ferite sul capo.
"Prendiamo atto della richiesta di ergastolo avanzata dal Pm che se da un lato ci potevamo aspettare, ci lascia perplessi in punto di corretta analisi degli elementi di fatto richiamati a supporto e conseguente valutazione giuridica delle prove che hanno visto l'accusa dover sterzare all'ultimo momento rispetto all'originaria ipotesi accusatoria circa l'orario del delitto", hanno commentato i difensori di Nanni, avv. Pietro Giampaolo e Andrea Speranzoni. "Vero è - proseguono i legali in una nota - che la Procura ha glissato sugli aspetti scientifici del processo che ne smentiscono infatti gli assunti accusatori. Rimaniamo fiduciosi e sereni di poter rappresentare la verità, certi dell'innocenza di Nicola Nanni"
Nanni è imputato davanti alla Corte di Assise di Bologna, dove c'è stata la requisitoria del pubblico ministero. Nella prossima udienza, a maggio, prenderanno la parola i difensori, gli avvocati Pietro Giampaolo e Andrea Speranzoni.
L'indagine dei carabinieri fu dapprima archiviata senza colpevoli. Poi fu riaperta nel 2008 con l'analisi di alcuni oggetti. Tracce collegate al figlio furono repertate sul manico di un'ascia, trovata ripulita nella legnaia vicino al casolare; sulla lama invece c'erano tracce riconducibili alla madre, di cui furono riesumati i resti. Fu una perizia nel 2011 a dire che l'arma era compatibile con le ferite sul capo.
"Prendiamo atto della richiesta di ergastolo avanzata dal Pm che se da un lato ci potevamo aspettare, ci lascia perplessi in punto di corretta analisi degli elementi di fatto richiamati a supporto e conseguente valutazione giuridica delle prove che hanno visto l'accusa dover sterzare all'ultimo momento rispetto all'originaria ipotesi accusatoria circa l'orario del delitto", hanno commentato i difensori di Nanni, avv. Pietro Giampaolo e Andrea Speranzoni. "Vero è - proseguono i legali in una nota - che la Procura ha glissato sugli aspetti scientifici del processo che ne smentiscono infatti gli assunti accusatori. Rimaniamo fiduciosi e sereni di poter rappresentare la verità, certi dell'innocenza di Nicola Nanni"
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