martedì 26 luglio 2011

Allarme 'Macedonia' alla Kemet.

Allarme Kemet/Arcotronics: l’organico ipotizzato dall’azienda nell’immediato futuro subisce un ulteriore dimagrimento per il progetto di trasferire in Macedonia una o più linee produttive bolognesi.

L’intenzione della direzione del gruppo è stata comunicata nell’incontro di venerdì 22 luglio in Regione , cui ha partecipato, oltre a una rappresentanza Kemet, rappresentanze di Fiom, Fim, la Rsu Kemet, l’assessore regionale Giancarlo Muzzarelli, i sindaci di Sasso Marconi e Monghidoro e del vicesindaco di Vergato.

Il progetto Kemet per il prossimo futuro conferma l’intenzione di realizzare il nuovo stabilimento a Pontecchio Marconi nel quale troveranno lavoro 524 dipendenti (non i 650 ipotizzati in passato, numero già notevolmente ridimensionato rispetto ai 1000 dipendenti Arcotronics dell’inizio della crisi) nel quale si dovrebbero concentrare le produzioni di qualità per il mercato europeo.

Kemet si proporrebbe anche uno sviluppo del centro Ricerche in Pontecchio, con il trasferimento entro breve di alcune linee produttive nel nuovo stabilimento Kemet in Macedonia. Quest’ultima operazione comporterebbe un esubero di 212 lavoratori e la chiusura dello stabilimento di Monghidoro passando dagli attuali 736 lavoratori occupati a 524.

Il Sindacato ha giudicato ‘la proposta irricevibile’ e ha chiesto di presentare un nuovo piano che mantenga l’accordo firmato del 2008. La stessa posizione è stata tenuta dalla Regione e dagli Enti Locali.

Le parti si sono riconvocate per settembre, per valutare una nuova proposta.

La notizia del ‘progetto Kemet’ è stata accolta con amarezza da Marco Veronesi (nella foto) , capogruppo di Sasso Libera nel consiglio comunale di Sasso Marconi: “Questo nuovo ridimensionamento occupazionale conferma quante parole al vento sono state pronunciate su questa vicenda. Kemet fra l’altro può contare su un sostanziale ‘aiuto pubblico ’, tramite la concessione di trasformare a residenziale l’attuale stabilimento di Sasso Marconi con notevoli ricavi per il beneficiario. Nonostante questo, quando si parla di progetto Kemet si usa ancora il condizionale e ciò fa capire che non vi è neppure la certezza che ciò che oggi si propone diventi realtà. L'unica certezza è il trasferimento delle linee in Macedonia, dopo quelli già avvenuti in passato verso l’Asia” precisa con forte preoccupazione. Poi Veronesi si sfoga: “Noi denunciamo da anni l’inadeguatezza della proposta Kemet. Vedrete che alla fine si farà solo il fantomatico ‘Centro Ricerche’ con pochi addetti”.

Inaccettabile la proposta anche per il consigliere PDL Eugenio Salamone (nella foto) che precisa: “Ci siamo sempre mossi per la salvaguardia dei posti di lavoro. Per questo facemmo venire a Sasso Marconi il viceministro Adolfo Urso. Vigileremo affinchè il Comune si adoperi perché gli accordi passati non vengano disattesi”.

Un deciso e incoraggiante ‘no’ alla proposta anche dal sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti (nella foto): “Riteniamo indispensabile il rispetto gli accordi del 2008 che prevedevano il mantenimento di un minimo di 700 posti di lavoro e un piano industriale chiaro sulla previsione delle produzioni di qualità ancorate allo stabilimento di Borgonuovo. Era previsto anche il mantenimento delle lavorazioni a Monghidoro. Aspettiamo il ritiro della licenza per la costruzione del nuovo stabilimento e il conseguente avvio dei lavori. Sottolineo, a scanso di equivoci, che solo dopo la realizzazione del nuovo stabilimento e il mantenimento dei posti di lavoro sarà possibile avviare la riconversione a san Lorenzo. Credo nell’intenzione di Kemet di voler mantenere un importante presidio industriale nella valle del Reno poiché per questo ha già speso 7 milioni per l’acquisto della nuova area industriale a Borgonuovo e ne dovrà spendere altri 20 per realizzare il nuovo stabilimento. Solo dopo questa operazione la trasformazione residenziale a san Lorenzo sarà esigibile. L’ipotesi speculativa viene in questo modo smentita”.

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