domenica 24 novembre 2019

FINESTRE SULLA FILOSOFIA



di Marco Leoni 

 
P L A T O N E

La Repubblica e lo stato giusto
 

Lezione di Matteo Saudino fantastico prof. Di filosofia


Lezione dedicata alla Repubblica di Platone (1° parte)
 
La Repubblica di Platone è probabilmente l’opera più importante del
grande filosofo ateniese ed è anche una delle opere più importanti della
storia della filosofia.
E' un vero capolavoro all’interno del quale Platone sviscera, i temi
a lui più cari.
Innanzitutto è un’opera politica, un’opera di filosofia politica.
C’è un’idea di bene, di comportamento, di educazione dell’uomo, del sapiente.
E’ dunque un’opera pedagogica, educativa perché presenta anche i
comportamenti del buon cittadino. Ed è anche un’opera gnoseologica
di conoscenza. Vi è infatti la teoria della conoscenza che Platone elabora
nella maturità come evoluzione della teoria della Reminiscenza trattata
nel Menone.
E' vero che la Repubblica è un’opera politica, l’opera dello stato giusto,
in cui l’uomo può essere felice, l’opera dell’educazione del governante,
il fondamento di tutto è la conoscenza.
La conoscenza, l’educazione sono alla base dell’etica della
politica. La politica ha lo scopo di costruire lo stato in cui gli uomini
possono vivere felici, ma non c’è felicità se non c’è giustizia e non c'è
giustizia se non c’è conoscenza del giusto, che poi per Platone è un valore
assoluto.
La Repubblica è un’opera totale, dunque non la si può liquidare come
un’opera solo di filosofia politica: è un'opera totale di pedagogia, di
conoscenza, di scienza, di politica, di etica e dunque è un'opera che
traccia un solco importante, un solco lungo il quale la filosofia camminerà
nei secoli e millenni successivi.
La Repubblica è uno dei testi filosofici più studiati, ma anche
uno dei testi più amati e odiati e avversati.
Platone, si sa, è un antidemocratico convinto, da buon allievo di
Socrate non poteva che essere un antidemocratico e come tale elabora
una teoria dello stato non democratico che piacerà a molti, sia ad amanti
della democrazia, sia soprattutto da coloro che democratici non sono.
Dunque anche da tutta una serie di pensatori politici che vedono la
democrazia come un luogo di mediocrità, corruzione, incapacità di
governare e debolezza per tutta una serie di pensatori politici che
attaccano la democrazia.
Quest’opera sarà sempre esaltata, riabilitata e assunta come punto di
riferimento. Sarà difficile liquidare la Repubblica come un'opera di
centro, di destra o di sinistra.
E’ chiaramente una riflessione su uno stato non democratico, ci sono
degli aspetti che verranno amati dalla Sinistra e aspetti amati dalla Destra,
e quando parlo di destra e sinistra mi rifaccio al pensiero politico post
rivoluzione francese, periodo in cui i termini destra e sinistra verranno
poi elaborati, coniugati.
Destra vorrà dire conservatorismo, elitarismo e Sinistra vorrà dire più
progressismo, anche più Democrazia. Però ci sono anche destra e sinistra
in senso assolutistico, antidemocratico, c'è una Sinistra che vede lo stato
forte, come accadrà nell'esperienza del totalitarismo sovietico e c’è una
Destra non liberale, prima nazista e poi fascista che amerà
particolarmente l’idea di stato di Platone.
Vi sono state varie interpretazioni da destra e da sinistra della
Repubblica di Platone: l’esaltazione da parte dei fascisti e dei nazisti e
l’esaltazione di una certa parte della Sinistra dell'ottocento,
la dura critica da parte di Marx, padre del comunismo moderno, e la
critica di un liberale americano, Popper, il quale individuò in Platone il
padre di tutti i totalitarismi.
Nel dialogo della Repubblica vi è presente ovviamente Platone e sono
presenti molti interlocutori e la domanda cui sottostà tutto il dialogo è:
Che cos’è la giustizia?
Ovviamente rispondere a questa domanda è molto complesso e la
prima risposta è che la giustizia è il governo dell’uomo forte.
Platone contrappone una critica: ma se fosse così allora lo stato tirannico,
cioè lo stato retto dall’uomo più forte che possa esserci perchè ha tutti i
poteri nelle sue mani, cioè la Tirannide, dovrebbe essere il governo più
giusto. Ma perché allora la Tirannide, il governo per eccellenza dell’uomo
forte, è percepito come governo ingiusto? Perché il tiranno
tendenzialmente fa favori ai suoi accoliti, ai suoi sostenitori e governa per
sé stesso, per il suo potere, per il suo successo, per la sua forza. Dunque 
abbinare al termine giustizia quello di forza non è sufficiente: non sarà la 
forza la caratteristica dello stato giusto. Certo, servirà anche la forza nello 
stato giusto ma non si può liquidare la risposta con quella che deve essere il 
governo dell’uomo forte.
Allora che cos’è la giustizia? Ovviamente per rispondere a ciò Socrate,
protagonista del dialogo della Repubblica, sposta di poco la domanda e
dice: proviamo a rispondere non alla domanda 'che cos'è la giustizia' ma
ma alla domanda 'che cos’è lo stato giusto'.
Quando uno stato è giusto? Per Stato intendiamo ovviamente
l’insieme dei cittadini e la forma di governo di questo insieme di cittadini.
Platone è il primo teorico di uno stato ideale o utopico.
La parola utopia non è mai usata da Platone nonostante sia una parola di
origine greca, Outopos, nessun luogo, o potrebbe essere la parola greca
eutopos luogo del bene. Ou è un prefisso che vuol dire non e se lo lego a
topos (luogo) diventa 'non luogo'. Eu è bene e se lo lego a topos diventa
luogo del bene.
L’utopia è la descrizione di uno stato che non esiste, perfetto, cioè l’utopia è
una sintesi fra outopos e eutopos: non luogo e luogo del bene.
Platone descrive un non luogo perfetto cioè uno stato ideale perfetto non
esistente. Ma questa parola, utopia, che ben si appresta all’opera della
Repubblica e ben si addice alla filosofia di Platone, non è stata utilizzata
da Platone stesso ma è stata utilizzata nel Rinascimento, nel 500 da un
filosofo inglese, Thomas Moore, che scrive un libercolo dal titolo “UTOPIA
dove parla di un’isola immaginaria dell'oceano Atlantico fra Europa e
America Latina in cui un filosofo di nome Raffaele si è fatto lasciare dalla
nave di Amerigo Vespucci quando si spinse fino a Capo Nord e si è
fatto ricaricare al ritorno. Questo filosofo ha poi deciso di raccontare di
quest’isola e di come funzionava.
Tomas Moore, con una invenzione letteraria, ci descrive uno stato ideale,
utopico, che diventa un modello politico di riferimento per il dibattito 
politico del Rinascimento per indicare ai governanti del 500 come
 dovrebbero comportarsi, come dovrebbe funzionare lo stato ideale.
Ebbene l’obiettivo di Platone è lo stesso. Platone descrive ed è lui che l’ha
inventato, lo stato ideale non esistente perché vuole indicare agli uomini
quale sia la modalità politica, l’organizzazione politica, la forma di
governo politica più giusta e descrive uno stato che non c’è per invitare
alla sua realizzazione.
D’altronde non è tutto il platonismo questa teoria. Il platonismo è la 
filosofia della verticalità, cioè della filosofia che ambisce alla realizzazione 
del BENE, del BELLO, del GIUSTO.
In politica Platone non fa altro che spostare questo verticalismo dal
mondo conoscitivo al mondo della politica.
Cosa deve fare l’uomo? Deve ambire alla realizzazione di un modello
politico ideale e perfetto che lui descrive affinchè gli uomini, soprattutto i 
governanti, si ispirino a tale modello.
E’ un’utopia, uno stato ideale perfetto, ma questo stato ideale ha degli
elementi di attualità nel dibattito politico veramente incredibili. Questo
modello politico presenterà moltissimi aspetti che a voi non piaceranno,
degli aspetti politici, filosofici anzi che voi avverserete.


FINE PRIMA PARTE

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